sabato 31 dicembre 2011

Nuove consapevolezze... in prospettiva.


Se per diventare ciò che sono, per avere accanto chi ho accanto, per vivere ciò che sto vivendo stava scritto che era per quella strada che dovevo passare quella mattina e vivere ciò che racchiude in sé questo intensissimo 2011, allora lo sottoscrivo: 
ne è valsa sicuramente la pena. 

Bon 2012 à tout le monde. 

venerdì 23 dicembre 2011

Pura Vita

Quest anno ho ricevuto quattro regali. Non li posso mettere sotto l albero perché sono grandi già scartati, alcuni da tempo.
Il più importante di tutti, beh, ormai lo sapete, l'aver imparato a camminare di nuovo. E poterlo fare senza sembrare Dott. House. Ieri mi è stato detto che posso tornare in palestra, mi sono accorta che riesco a scendere le scale senza fare la scimmia appesa allo scorrimano, e a primavera, previo investimento su un paio di ginocchiere adatte, posso pure azzardare a tornare sui roller.
Stefano è stato non solo un fisio, ma un amico meraviglioso quest anno, per questo regalo ha fatto gli straordinari, non lo ringrazierò mai abbastanza.
Altro regalo luminoso: la consapevolezza di essere un filo più forte di quello che pensavo, di aver vinto una sfida tosta e all inizio non ci credevo neppure. Poi mi ci sono trovata in mezzo e se è vero che quando il gioco si fa duro... beh... ho giocato meglio di quanto avrei mai pensato.
Il consolidarsi di alcuni rapporti, all'interno della mia Famiglia e tra gli Amici.
C è una punta di amarezza per chi ha deciso di andarsene e forse avrà avuto anche i suoi buoni motivi, chi lo sa. Preferisco guardare avanti verso chi è arrivato senza mai pretendere tappeti rossi e corsie preferenziali, e semplicemente cammina con me. 
E il quarto regalo sono una manciata di stelle sberluccicanti blu cobalto che mi fanno sorridere e il solletico solo a pensarci. Fatte dalla sveglia di ogni mattina e la tangenziale la sera quando torno a casa. Una cascata di ricci, la casella di posta elettronica che si accende, il postino che arriva sempre in ritardo, è il mio mouse nuovo di zecca dello stesso colore della puffa. E' l orsetto sognatore che non ho più e quello dolce che ho ancora, è un orologio che fa tic tac sul comodino. Un libro di architettura disegnato a mano, è il mio ridere senza ritegno, sgranocchiare cereali come un criceto, una pista di pattinaggio e una pallina di natale di vetro. I compiti di inglese da fare che non c è voglia, i mal di testa da far passare, le scarpe da ginnastica con i buchi che non si buttano mai, le lacrime mentre parlo di mio Padre, una cartolina che non mi aspetto, le mie paturnie e la tanta pazienza di riflesso, la coccinella della Trudy, un libro di Faletti da prestare, sono le parole non dette le promesse non fatte, è il "tono" con cui si scrive, è l onestà e il rispetto, un rotolino di nastro adesivo e una briosche alle mele spedita in pacco celere, un elastico per capelli anche se fa freddo, due limoni e una stilografica blu, la maglietta bianca e un vestito nero da 12 euro. E' Luce (la canzone), e la voce di Gino Paoli, è una mansarda con le travi in legno, il rombo di una moto, la curva a sinistra che mi fa ancora paura ma solo per poco. E' un chiodo arrugginito, il tintinnare delle cime di una barca a vela in una notte di agosto, le Dolomiti all'alba (dalla stanza dell'ospedale), il primo messaggio dopo il risveglio dall'anestesia. E' la gelosia che si arrende davanti alla Sincerità, una gatta bianca, un cappotto mai messo, un treno perso, le scale da salire e scendere e salire di nuovo, il segno del costume, la crema di cioccolato fondente della muller, il foglio di excel che funziona, il biglietto dell'autostrada,, gli occhiali da vista nuovi e google earth, un pino, le belle di notte, il suono di una serratura di un portone di ferro, una pizzeria aperta anche alle 7 del mattino, quella cosa che non sai ancora di desiderare eppure è già pronta, il caffè che viene su e il microonde che bippa, la torta alle mele che non cuoce e la Venere delle Rocce, un consiglio accettato e seguito, un quadro visto su un blog e diventato un sogno da inseguire, l'asciugamano caldo dopo la doccia e il docciaschiuma al sandalo, il pacchettino da aprire solo la notte di Natale e non si sa come, il progetto di acquisto di un avvolgicavo da elettricista, il cellulare sempre scarico,, un 18 che c è sfuggito, un film in divano con la copertina e un grande Nicolas Cage, i pop corn e i ciucci che annullano l età, il simbolo di un auto  e un racconto per Natale...
e tutto quello che ancora non so se c è ma che, con un po' di fortuna, ci sarà...

E Buon Natale a tutti.
Sonia

martedì 20 dicembre 2011

Mumble...

Mah...
Son qui che pensavo, e rimurginavo su questa parola strana che pur mi calza un po' a pennello: procrastinatrice. Che c ho dovuto fare le pause nel mezzo della lettura per poter riuscire a pronunciare tutte quelle r senza farmi cadere le tonsille e un incisivo.
E non è mica una parolaccia, è un atteggiamento, pure piuttosto comune pare. Trattasi di chi rimanda a domani, temporeggia, allunga i tempi. Solitamente trova scuse più o meno plausibili per non fare oggi quello che potrebbe tranquillamente fare tra una settimana. Tipo la sottoscritta che arriva a casa dal lavoro la sera, vorrebbe mettersi lì a scrivere e pensa: c ho i piatti di ieri da lavara, la gatta che miagola e reclama attenzioni (povera Anima Pelosa, dopo 10 ore a casa da sola reclama a gran voce le coccole che sto ancora in garage), e poi ci sarebbe quella pila di roba da stirare, la scrivania è sommersa e scomparsa sotto le bollette da pagare, i libri da leggere, gli abiti da mettere nel cesto della biancheria e poi da lì alla lavatrice maattentiallafasciaorariachesenofaiunmutoconlenel, e sono pure piuttosto stanca a dire il vero, e fanno in tivu quella puntata di NCSI che ancora non ho visto... però mentre sono lì con le mani del detersivo per i piatti, mentalmente scrivo le più belle pagine rubate alla letteratura, descrivo immagini che nemmeno un pittore fiammingo visionario dipingerebbe così particolareggiate, la cucina mi si popola di personaggi i più vari (e nessuno che mosso da pietà ramazzi o stiri al posto mio). Poi, quando la congiunzione astrale è favorevole e non si sa come riappare per incanto il pc e la scrivania è libera, la gatta dorme, e apro word su una pagina bianca... tale resta. Il vuoto assoluto. 
La cosa peggiore poi che possa fare è gironzolare in cerca di ispirazione in rete leggendo cose scritte da altri. Sciagura! Finisce che chiudo tutto dicendomi che forse potrei votarmi allo zen e l arte del ricamo (Dio... solo a pensarci mi viene l orticaria), che in quei momenti mi sembra che tutti siano molto più portati di me, persino quelli che scrivono xkè e salutano scrivendo lol prima del nome (eccola, la mia vena subdola e snob che se ne esce così a tradimento). 
Quindi procrastino. Ecco. Il che comunque, dicono talune pagine di psicologia on line, è una cosa che nasconde ben altre insidie e problematiche. 
Bene, proponimento n. 2 per l'anno nuovo: cercare per quanto possibile di non procrastinare. 

Poi... 
Oggi ho dovuto chiamare Poste Italiane (arridaje) per scrivere n. 3 telegrammi di condoglianze (tutte per la stessa persona "per fortuna"), e ho fatto le seguenti considerazioni:
il telegramma resiste. 
- sono sparite le lettere, quelle scritte su carta, con la stilografica blu il profumo dell amato/a sulla carta, lo stampo del rossetto a sigillare un bacio. 
-sono sparite le cartoline, ora si fa prima con l mms, e il tvtb lo mandiamo via sms che così se non mi rispondi subito io ti mollo. e poi posso scrivere un altro sms strappalacrime al canale digitale di radio dj mentre passano l ultima canzone di lady gaga. 
Ma il telegramma resiste. Temerario e per niente vintage. Il servizio è attivo 24 ore su 24 e "per telegrammi di condoglianze digitare 1". 
Ecco... c è pure lo smistamento delle ragioni che spingono a telegrammare. Ma soprattutto, pensavo: già il fatto di trovare tre frasi di condoglianze diverse da spedire non è che mi abbia messo di un umore giulivo e frizzante, ma quella meschina con le cuffie in testa a sentirsi dettare e ripetere cose del tipo: "l espressione del nostro cordoglio vi giunga eccetraeccetra" per otto ore... come ci arriva a casa?
Mah...

venerdì 16 dicembre 2011

Ho ucciso per molto meno

Che sia una giornata di nutella è chiaro perché:
  • piove
  • il commercialista è sempre in ritardo con stipendio e affini e il mio saldo attuale è 3,72 euro. 
  • oggi sarei dovuta restare in ufficio solo mezza giornata. e invece sono ancora qui.
  • oggi sarei dovuta partire
  • oggi c è sciopero dei mezzi pubblici e pure dei treni
  • evidentemente non sono partita (per questo e altri motivi)
  • evidentemente mi perdo la mostra di Leonardo che progettavo di vedere da ancor prima che venisse aperta al pubblico
  • ho dato un colpo di anca allo spigolo del bancone (è una mia prerogativa piantarmi gli spigoli nelle ànche).
  • ho spedito un paccocelere1 che doveva essere consegnato in un giorno (cascasse una pannocchia)
  • ho il profondo desiderio di scaricare un intero granaio in testa a Poste Italiane, agli ideatori della bellissima pubblicità che fanno, con le promesse che manterrano sì e no mezza volta su quattro,  e perché no, alla mia amichetta dello sportello, così per simpatia e partecipazione, visto che nonostante il costo di spedizione del suddetto pacco sono passati n. 2 giorni e ancora non è stato consegnato. 
  • ma soprattutto: darei fuoco volentieri al dox dei ddt che, ancora per cause da accertare, si è inghiottito le chiavi della mia macchina in un ora qualsiasi della mattina, per poi risputarle solo alle 13.15 facendomi perdere tutta la pausa pranzo costringendomi a restare blindata qui dentro. 
  On Air: Ci vuole un fisico bestiale - Luca Carboni

mercoledì 14 dicembre 2011

Miii che camurriaaaaa...

Dovrei proprio decidermi a smetterla. Che oggi non posso nemmeno dare la colpa a paturnie in ordine sparso. Anche se, volendo, ho almeno un buon motivo per avere i sentimenti di traverso. 
Ma non è solo quello. Dovrei proprio smetterla. Di guardarmi e poi guardare chi ruota intorno alla mia orbita, anche in modo più o meno marginale e fare confronti. In cui tra l'altro finisce che ne esco pure perdente voglio dire. 
Ma perché? Ma per chi?
Dovrei smetterla di farmi venire il veleno quando vedo certe espressioni di ego che fanno provincia, che tanto non ne vale la pena. Che poi forse ha pure ragione chi si loda e si sbroda, a gongolare nella propria autostima in fase autocelebrativa. E a criticare ci fai pure la figura dell'invidiosa, voglio dire.
Ma di che? Ma di chi?
Comunque piove. 
Piove, fa freddo, il titanio scricchiola, o scricchiolano le ossa intorno, non è chiaro ma qui è tutto un cric croc ad ogni passo. 
E io ho già voglia di rimettere gli addobbi di Natale in scatola. 
Sempre che la Melli non li faccia fuori prima.

mercoledì 7 dicembre 2011

Quel freddo che scalda

Stamattina c era il sole tipico di dicembre. Quello con quel filo di foschia davanti, che puoi buttarci l occhio e non ti dà fastidio, non ti taglia la retina in due. Sole tenue su 4 gradi dell'aria. 
Le mani fredde che però non ti lamenti, che è dicembre e che pretendi.. In auto il fruscio dell'alberello da mettere in ufficio, che la smart è tutta lì, lo chiudi in bagagliaio ma è come averlo seduto lì accanto che canticchia una canzoncina di natale. Che quest'anno si riesce pure a sentirlo di più, non come corsa al regalo e sicuramente non nel caos dei centri commerciali. Quest anno farò poco ma quel poco sarà sentito. Avrà in sé la consapevolezza del Natale passato a guardare tutto da dietro ad un vetro. A chiedere che qualcuno facesse per te qualcosa. Sempre. Solo per fare l'albero mi stancai così tanto a reggermi in piedi che la sera avevo la febbre. Quest anno invece posso camminare gustandomi le luminarie, il freddo sulla pelle, e il profumo delle pigne nei caminetti. Ho comprato una rosa nuova da portare a mio Papà e già è lì che sberluccica nella sua polvere dorata. Ho scritto una mail, parlavo ad una persona che sto scoprendo Amica, ed è sempre un bello scoprire, e ho scritto una frase tipo "sto vivendo e c è chi fa parte del mio vivere" e mi sembra una delle più belle frasi che ho scritto, che quando l ho riletta prima di dare invio ho sorriso.
Ho sete dell'abbraccio forte e chiuso, di quelli che per respirare devi scostarti a forza, ho voglia di rivedere il sorriso ironico sul viso del Fratellone che ieri era scazzato da matti, causa ladri in casa. Ho voglia di fiocchetti e palline di vetro che dondolano lente, di arancia e cannella, di scrivere a Marco dall'altra parte del mondo, altro che neve farà il Natale in spiaggia lui. Ho voglia di una camicia bianca sulla pelle dalle maniche troppo lunghe, di una brioche calda e di ridere. 
Ecco sì, se potessi fare un regalo sotto ogni albero ci metterei una risata. Di quelle che partono dal diaframma e ti fanno ricadere la testa all'indietro e la gola al cielo.

venerdì 2 dicembre 2011

Sgrunt.

allora:
potete dirmi che sono disordinata, una disordinata di quelle croniche. che non ti fanno ricordare il colore della scrivania e  che abbandonano i vestiti usati sulla sedia, quella blu nuova davanti alla scrivania per una settimana e io vi darò ragione. 
potete dirmi che mi dimentico di fare la spesa, che il mio frigo è perennemente vuoto e che l unica cosa che non manca mai (o quasi) è solo il latte. e vi darò ragione.
potete dirmi che in matematica sono una schiappa, prendermi in giro perché conto ancora usando le dita delle mani e i conti a mente li faccio solo strizzando gli occhi, che quando scrivo i fatturati progressivi sembro seduta sui carboni ardenti e devo controllarli sei volte, che ho dei concetti di logica prettamente femminili e che alle volte la logica stessa non riconosce, e vi darò ragione.
potete dirmi che ci sono giorni in cui ho le paturnie, e in quei giorni sono più complicata e caustica (come dice Diemme), e vado proprio in cerca di quell argomento che lo so che mi punge sul vivo eppure c è quella punta di masochismo che mi ci fa andare contro, e poi le paturnie passano e io torno la solta paiassa, ma finché non passano dovete stare attenti come quando si cammina sulle uova... e vi darò ragione. 
ma se dopo aver letto una cosa tipo:
"Ciao Sxxxxxa,
            ti inoltro qui in calce, l ordine X.X.Y di Txxxxxe, i prezzi sono stati concordati da Pinco con Pallo, come da offerta allegata per tua conoscenza.
A tua completa disposizione per ogni ulteriore delucidazione"

mi sbagliate a spedire il materiale e per giustificarvi dite "eh ma guarda... che scritto così non si capisce, qual è l ordine e qual è l allegato e se l allegato è l ordine"... io vengo lì e lo Zanichelli ve lo faccio inghiottire.
senz'acqua.

martedì 29 novembre 2011

Brainstorming

L'euforia va e viene, 
è un po' come l'andare e il divenire delle maree, le onde continuano ad infrangersi contro gli scogli eppure tornano un po' indietro e ci si ributtano contro. E si potrebbe pensare che ci sia del masochismo in questo pensiero, ma alla fine è l'acqua ad avere, da sempre, la meglio sulla pietra. 
Ma filosofeggiare alle volte non aiuta, quasi per niente. Vorresti dare colpa alla nebbia, alla pioggia, al grigio. Ma fuori c è un bel sole, per niente caldo ma c è. Anche la brina, prima di sciogliersi sberluccica che sembrano brillantini dimenticati dopo un gioco. Uno di quei cartelloni che ti facevano fare alle elementari (io all'asilo non c ho messo piede, che mio papà non voleva mica) quando era quasi natale. Ma ci vuole energia, energia per reagire e agire, inventarsi un modo, una soluzione. E ci sono momenti in cui vorrei essere un mago, e tirare fuori soluzioni come conigli da un cilindro, farli scappare un po' in giro dove ce n è di bisogno. No, non per farli finire in pentola con contorno di patate! Farli giungere a destinazione, con la stessa magia che li ha creati e lì zac! polvere di stelle e via, via i problemi e le ansie e il non sapere che fare, che inventarsi per fare quadrare un cerchio che non quadra mai. E  vorresti davvero, essere capace di incrociare quegli occhi e dire "eccomi, sono qui, non hai più nulla da temere". Forse il trucco, quello vero, il segreto, non è puntare su cose eclatanti, ma contare sul fatto che tutto fa. Cambiare la prospettiva, cambiare completamente il punto di vista. Mettersi a testa in giù con i piedi al soffitto se necessario, o salire sulla scrivania, in piedi dritti con la testa alta. Guardate il mondo da angolazioni diverse e il mondo vi apparirà diverso, diceva quel film. E allora magari scoprire che basta cambiare l'angolazione ed eccola lì, se non la soluzione il primo foglietto della caccia al tesoro, quello che sembra un indovinello e racchiude già in sè la risposta per arrivare al secondo step. E allora avanti, sempre avanti, REAGIRE come mi ripeteva quell'Uomo Grandioso alzandosi dal letto per farsi la barba e rivedere i propri occhi riflessi nello specchio. 
Ci vogliono delle idee, ci vuole coraggio e un po' di gioco d'azzardo. Darwin ce l ha insegnato, chi si ingegna e si adatta, mettendoci del suo cambiando strada se necessario, ne esce va avanti cambia Evolve.  E ci vuole amore, ci vuole fantasia ci vuole l'energia, la grinta, ci vuole voglia di vivere e fiducia. In te stesso, nelle tue mani, nelle tue idee. Togliersi il fango di dosso di chi si dimena accanto a te solo perché di meglio non sa fare. 
C è da crederci. Crederci davvero, anche quando tutto rema contro, anche quando ti dicono "ma no che non siamo capaci". Credere in se stessi con la stessa passione con cui, chi ti guarda con quegli occhi lì, crede in te. Perché chi crede in te con tanta passione  e non solo a parole, solo non ti lascia.  Ecco, e allora vorrei davvero poter tendere la mano e dire "mi vedi, sono qui per te. insieme vedrai, ne verremo fuori, credimi". 
Cosa c è di più celeste di un cielo che ha vinto mille tempeste...
Non ho conigli e non ho nemmeno un cilindro, non ho la bacchetta magica ma credo nella magia della volontà. Non ho soldi,  ma ho mille sorrisi che non chiudo mai in cassaforte. Non ho azioni e investimenti, ma sono capace di ridere sotto la pioggia e inventarmi un pranzo con i rimasugli trovati in frigo. Non ho titoli e nessuna garanzia, ma ho le mie mani e braccia che sanno stringere forte. 
E sono un po' come la marea, partita bassa e in sordina all'inzio di questo minestrone di penseri, e ora sono giù più su, ho recuperato l energia che serve e sono pronta a ricominciare a fare il tifo. 
Chissà se mi senti...

On Air: Vorrei - Pooh

lunedì 28 novembre 2011

Una domenica per l'ADMO

Questo era il "nostro" banchetto. Pronto in meno di una decina di minuti, che quando fa freddo si scatta come cavallette e le cose sono più veloci. Eravamo in tre, carichi e motivati. 
All'inizio però non sembra una cosa così semplice. C è la crisi e pure i buongiorno sembrano costare cari. E così c è chi ti passa davanti e fa finta di non vederti, chi ti guarda e pure male, chi dice un buongiorno stretto tra i denti giusto perché la mamma 60 anni fa gli ha insegnato così e non ce la fa proprio a disobbedire. 
Altri che sfilano nell'indifferenza. 
Ma no il nostro sorriso e il "buongiorno! vuole un panettone che si fa domenica?" l'abbiamo regalato a piene mani, e non ci siamo demoralizzati troppo. Quello che ha colpito però un po' tutti è che le persone non sorridono. Camminavano frettolose per andare o tornare da Messa, e già avevano il muso. Giravano con le sporte dei regali di Natale e grignivano. E' vero, di questi tempi c è poco da stare allegri, ma alle volte penso che si potrebbe spendere pure un po' di meno e sorridere un po' di più. Forse si vivrebbe meglio. 
A metà mattina scopro il sacchettone nuovo dei palloncini in uno degli scatoloni ancora chiuso. E già che solitamente giro con la sindrome da paiasso* in tasca, non è che mi fermo a pensarci troppo su, gonfio un palloncino e lo faccio volteggiare sulle nostre teste. Giallo come il sole che, arrivava ovunque, meno in quella via stretta con i palazzi alti, almeno ci si scalda un po'. E scopro che i bimbi più piccoli hanno ancora la capacità di stupirsi davanti ad un palloncino. Fermarsi a guardare le loro espressioni mentre abbracciano un pallone più grande di loro, ti fanno dimenticare il freddo e i grugniti antipatici. L'immagine più bella? Una bimba che camminava appena, sfuggiva dalle mani del papà in cerca della mamma dentro ad un negozio, il padre impegnato a rassicurarla "arriva subito la mamma, tranquilla!" e lei che piangeva come una pazza. Mi avvicino con un palloncino rosa e le dico: "se io ti regalo questo palloncino, tu lo regali a me un sorrisone?". La bimba guarda questa cosa rosa davanti a lei e smette in un secondo di emettere qualsiasi tipo di suono, spalanca gli occhi e sul viso le si apre in un sorrido a quattro denti che lascia ammutolita anche me. Proprio me, che il più delle volte ho la sensazione di avere l'istinto materno di una cozza. 
E mentre prende il palloncino (più grande di lei) dalle mie mani e guarda suo papà, sempre con quell'espressione incantevole così difficile da raccontare, io me ne ritorno al banchetto, in cerca di altri palloncini e in tempo per incartare un paio di pannettoni. Sullo sfondo, l'abete davanti al palazzo del comune sberluccica già.
E mi sento un po' paiassa, un po' commossa, tanto allegra e con la sensazione di essere nel posto giusto. 
Al momento giusto.

*paiasso = pagliaccio detto in patavino. 


mercoledì 23 novembre 2011

C è bisogno di un piccolo aiuto...

Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.
Emily Dickinson

 Saremo presenti in un sacco di piazze italiane, volte scoprirle tutte? andate  qui


On Air: E non serve che sia Natale - Pooh

lunedì 14 novembre 2011

AAAARRRGGGGHHHHHH

no nononono no...
non va affatto bene.
ieri mattina quando mi sono avvicinata alla bilancia, la stessa si è messa così con gli occhialetti sulla punta del naso (tipica espressione da arpia) e slam! verdetto e condanna lì, sul posto. senza repliche.
ma io non mangio porcherie! ho provato a dire...
non ricordo l ultima volta che mi sono strafogata di dolce, no... spetta... ricordo un budino al cioccolato della muller... buono, buonissimo... ma era fine settembre! e nemmeno l ho mangiato tutto. 
ma insomma...
non bevo non fumo e vero sì, dico le parolacce, ma per il resto sono abbastanza una brava fanciulla...
ma devo essere onesta, la verità che al momento mi viene in mente è che non mi muovo abbastanza. vero che non ho cambiato modo di mangiare, ma ho cambiato modo di vivere. la dieta che seguivo teneva conto delle tre lezioni di aerobica fatte la settimana in pausa pranzo. così, appena ridotto il trottolinare avanti e indetro da e verso il centro di fisio, lo stress e le cene saltate, un mese di fancazzismo ed eccola lì, l arpia ad indicarmi con la bacchetta la mia cicciaballonzolante.
non va affatto bene. Si cambia registro!
non ci sono più scuse: e fa troppo caldo, e fa troppo freddo, ed è troppo presto, ormai è troppo tardi, e sono stanca, e non sono stanca abbastanza allora faccio altro, e la casa è in disordine e mi godo la casa in ordine, e la gamba è rotta, non è più rotta ma fa male, non è più rotta ma ho paura si rirompa, sono da sola, il lettore mp3 è scarico, magari domani che è meglio... MACCHISSENEFREGA... oh... 
si ricomincia a muovere le chiappe. che il buon Ste ha detto che da primavera si può guardare alla vetta della montagna (niente di metafisico, proprio vetta vera di una montagna vera con sentieri veri) e ci vorrei arrivare camminando e non rimbalzando... 
insomma... la classe non è acqua... ma si può sempre migliorare.

giovedì 10 novembre 2011

C è che

 One, due, tre, four.

Un bellissimo spreco di tempo
un’impresa impossibile
l’invenzione di un sogno
una vita in un giorno
una tenda al di là della duna 

C è che oggi c è il sole.
Il lavorone che mi ha fatto fare le sette e mezzo in ufficio per due giorni di seguito è finito, sono passate ben 2 ore lavorative dalla spedizione dei file, nessuno ha ancora cacciato urli e minacciato licenziamenti, quindi direi che è andata. 
E poi c è che non fa nemmeno troppo freddo, il Bacchiglione ha smesso per il momento di farsi guardare con troppa anttenzione manco fosse stato questo qui, e Padova mi sembra meno grigia del solito.
E poi c è di bello che alle volte non ti capitano solo le sfighe, così tra capo e collo. Ci sono anche piccole schegge di fortuna che arrivano proprio nel momento che non ti aspettavi, ma che ti risolvono l inghippo che era lì a tormentarti da giorni. Come fare, come non fare... e ad un tratto TAC! eccolo lì l ostacolo che si dissolve con la stessa facilità con cui strappi una busta. Ed è un bel sentire. Ti sembra sia tornata improvvisamente primavera.
 C é che lavoro canticchiando, l'orsetto bianco mi guarda da sopra lo scanner, la stilografica sotto il video e nasconde una storia solo mia, il giacinto che ha messo radici ma fa ancora il timido e si nasconde ancora nella sua cipolla... 

Baciami ancora…
Baciami ancora…

Voglio stare con te
inseguire con te
tutte le onde del nostro destino
.

C è una bottiglia di Valdo da portare al centro di fisio stasera per festeggiare i 115° a cui nessuno (lì), credeva più, e invece eccoli qua, apparsi come per magia sulla mia gamba che si infila tranquillamente sotto la sedia e che mi fa saltellare sotto la pioggia quando esco senza ombrello come sempre. C è mia madre che mi manda un messaggio per chiedermi quale vino va meglio con le seppie che stasera ha mio fratello a cena...

l’amore che detta ogni legge
per provare a vedere
che c’è laggiù in fondo
dove sembra impossibile stare da soli
a guardarsi negli occhi
a riempire gli specchi
con i nostri riflessi migliori

Baciami ancora…
Baciami ancora…


Ci sono telefonate che arrivano e pacchi che partono, le prime luminarie che si accendono e ti fanno dire ancora no, è troppo presto. C è profumo di brioche alla mela anche se solo te la ricordi, c è il succo di limone, un pennarello che scrive sottile infilato tra i capelli, l essenza di rosmarino, lo swatch che fa tic tac e il tempo che passa veloce e leggero e ti fa venire voglia di andare...

giovedì 3 novembre 2011

Scialacquare pensieri...

seeee...
proprio così...
uguale. 
fatta eccezione forse per i bigodini che non servono... per il resto ho la stessa epressione, le stesse guanciotte paciose e decadenti... 
lo stesso desiderio di spalmarmi come nutella sul divano e una voglia incredibile di dolci e puttanizie.
tante cose dolci....
ma pure una sola di un metro e ottantasette andrebbe bene...
ad ogni modo...
per fortuna è già giovedì. che se questa fosse stata una settimana normale sarebbe martedì e io sarei già alle prese con una crisi di nervi. 
sarà l ormone?
il bioritmo?
una strana congiunzione astrale con saturno che mi si infila in non so quale casa e facesse pure le pulizie già che c è, invece di stare lì a seminar zizzania. 
che poi divento insofferente...e proprio oggi passo 37 minuti in coda alle poste per il nulla. 
entri e non è mica uno di quegli uffici tipo PD Centrale, con una ventina di sportelli e centocinquanta persone in coda con il numerino. è uno di quegli uffici di quartiere, grande come la tana di una nutria forse pure un po' meno. 
davanti a me diligentemente in fila come gli scolaretti in gita, quindici persone e ce ne sono altre quattro già agli sportelli. le quattro sciure sono quelle che già a vedersi ti fanno venire l acidità di stomaco. una, quella biondiccia con gli occhialetti piantati sulla punta del naso con tanto di catenella con le perline, è questa qui , che già non sopportavo prima, figuriamoci poi. 
la stessa che per capire quale codice inserire al fine di chiudermi una pratica dell inail, ha dovuto leggersi 4 fogli, chiamare tre college, sbattere le sue unghie laccate molto fashion contro la fronte per poi dire "ooohmmadaiiiii si faceva così..."
e pure oggi càpito proprio da lei... "oooohsssìsìsìsìsì... ma è lei signorina, come sta?... mi pare proprio di potermi ricordare qualcosa... ohhhmmadai sììì è proprio così... no perché sa... è complicato stare qui dietro... tutti pensano sia cosa facile e invece... mica è da tutti sa... ci vuole preparazione e competenza..." è già... ci vuole la laurea in fisica nucleare... minimo... 
ma or io mi domando e chiedo...
anzi no
meglio di no, che non mi chieda niente... oggi è meglio volare bassi, stare alla larga dallo yogurt che già sono acida di mio... magari recuperare qualcosa di dolce... meglio se di un metro e ottantasette...  

venerdì 28 ottobre 2011

Di Ponti, Pop Corn e Parole da convertire in fatti...

Ebbene sì, anche da queste parti si ponteggia. 
Quattro, dico, 4 giorni di fancazzismo totale. Non si vedevano da queste parti da tempo memore. 
Ce n è di bisogno. 
Certo, come di consueto si avrà cura di ripristinare ordine e metodo nella Tasso's Tana. Ma senza eccessiva fretta e senza sacrificarsi troppo.  
Nessun progetto concreto sul tavolino già da giorni. Non è da me.
In un momento di folgorazione mistica ho prenotato due posti al cinema per domenica pomeriggio. E la memoria torna a quando sì, si andava al cinema ma non in un multisala, era la sala parrocchiale:  500 lire (di carta) tra le mani e via. 
Le panche di legno dove ti facevi le natiche quadrate,  e alla fine del film avevi male ovunque! Il proiettore di film che faceva girare le pellicole tolte dalla pizza, (nel lenzuolo bianco si vedevano proiettare anche i pelucchi di polvere della lente, e l immancabie ciospa di capelli di chi arrivava all ultimo minuto). Per lo più erano film di Jerry Lewis e qualche cartone animato. Nella pausa tra un tempo e l altro c era Augusto (il padre di Don N.) 96 anni e si vedevano tutti, che ti vendeva i ciucci: tre banane e 2 fragoline 50 lire. Il gelato fatto con la cialda e la meringa 150 lire. E la cialda è sempre stata secondo me, di cartone umido. Credo fosse l'unico posto dove smerciavano la spuma, devo ancora capire di che sapesse in realtà, ma era utile, mandava giù i pop corn bulicci che compravi dimenticandoti di quanto si fossero attaccati al palato la domenica precedente. 
Ad ogni modo il cinema è l unico dato certo di questi giorni, al resto, come diceva una canzone dei Pooh, ci penserò domani. 
Nel frattempo, vi segnalo il posto di Bruno che oggi parla di abbracci e a leggerlo vi sentirete un po' avvolti anche voi.
Se volete scrivere con Morena a Scriveregiocando  sappiate che è iniziato il conto alla rovescia! i lavori si consegnano il 20 novembre... 

Ma soprattutto... Non dimentichiamoci la Liguria:
 non ci sono mai stata... ma quando ci andrò voglio vederla più bella di prima! 

UN AIUTO SUBITO 
TG La7 insieme al Corriere della Sera che hanno promosso una raccolta fondi per aiutare le popolazioni colpite dal maltempo. 
I versamenti si possono effettuare al conto corrente IT 80 O 03069 05061 100000000567, indicando come beneficiario «Un aiuto subito. Alluvione Levante ligure e Lunigiana» presso Banca Intesa Sanpaolo, filiale di Roma, viale Lina Cavalieri 236

numero solidale 45500 a cui inviare SMS del valore di 2 euro non solo da cellulari TIM, Vodafone, Wind e 3, ma anche da Postemobile, CoopVoce, Tiscali Mobile e Nòverca.



martedì 25 ottobre 2011

Far quadrare il cerchio...

 \mathfrak{L}a natura, dando le lacrime al genere umano, attesta di averlo fornito anche di un cuore facile alla commozione. 
Questa è la parte migliore della nostra coscienza.
Decimo Giunio Giovenale. 






E' passato un anno da questo.
In questi giorni pensavo di farci un post più o meno ironico, con qualche battuta che tenda a sdrammatizzare... e invece non mi riesce troppo. 
Sarà che non è stato un anno facile: la sedia a rotelle, le stampelle, i 40 punti del primo intervento che c ho impiegato una settimana per riuscire a guardare, il titanio, il trapianto dall anca, il secondo intervento e pensare che la tua gamba sta diventando una mappa del tesoro...
La frustrazione di non poter camminare, e poi comunque di non sapere nemmeno più come farlo. Se non ci fosse stata mia madre a dirmi "hai imparato che eri molto molto più piccola, imparerai di nuovo oggi", non so se ce l avrei fatta. Sono dell idea che, senza chi ha raccolto le mie lacrime e mi ha spinta a non mollare non sarei mai arrivata da nessuna parte. Senza di Lei, non ci sarebbe stata storia.
In questi giorni Padova è esattamente come un anno fa. Piove, l asfalto è viscido il cielo plumbeo. Alle volte ho paura persino in auto, ma mi impongo di ragionare, di reagire. Non posso permettere a ciò che è stato di limitare ciò che sono. Sarebbe consegnargli troppo potere. Ma non è per nulla facile. Cammino con le lacrime in tasca.
E poi c è l'immagine di Simoncelli, travolto e ucciso durante la gara. Il suo corpo che scivola sull'asfalto il casco che vola. L'ingiustizia di restare lì e non poter fare nulla. Schiacciare il tasto REW e tornare indietro non farlo partire... 
Di riflesso la mia pelle che risente ogni cm della mia scivolata, i due colpi sul casco, e rivedo il paraurti  dell'auto a 30 cm dalla mia testa. I rumori, della plastica, della frenata...
Lo so, non c è paragone. A me è andata bene.
E' andata di lusso. 
Io sono qui a raccontarvi con un sorriso che da oggi  posso fare fisio una volta la settimana, che al centro sono stanchi di vedermi, che dopo un anno faccio ormai parte dell arredamento. 
Che quando Stefano mi guarda camminare e gli dico "Hai visto che miracolo hai fatto?" lui ride e risponde "L'abbiamo fatto insieme!".
Lui che gira con la moto e ha una ciospa di ricci proprio come Simoncelli, che ti viene da perderci le mani dentro. 
Simoncelli aveva solo 24 anni e la sua famiglia lo può solo piangere. 
E se lasciamo da parte tutte quelle minchiate tipo "ebbè ma lo sanno che corrono rischi, lo fanno per i soldi, e poi si sa che in moto ci si fa male" e a dirla tutta ci si fa male pure a piedi, e certe volte una manciata di silenzio è molto meglio di un carro di parole. 
Se lasciamo a parte tutte ste cazzate, dicevo, si dovrebbe trovare davvero la forza di guardare avanti. Imparare dalla propria esperienza, fare nostra quella degli altri imparando a vivere meglio. Ma diciamocelo, uno non può vivere ogni giorno come se fosse l ultimo. Sarebbe una continua tensione emotiva da panico. 
Ma si può imparare a lasciare correre le cose che non hanno un vero senso e concentrarsi su quelle che un senso ce l hanno. 
Non aspettare domani per prendere in mano un telefono e dire a qualcuno che lo si pensa. Non lasciarsi scappare l occasione per essere un po' meglio di quello che siamo stati ieri. Basterebbe. 
La vita è troppo imprevedibile per vivere male, per non desiderare di migliorare adesso, subito. Di fare un qualcosa, un passo anche se piccolo verso quello che ci fa stare bene. Anche se alle volte le occasioni hanno forma di ostacoli che ci sembrano insuperabili e pensiamo che non ce la si può fare. Come quando mi hanno detto "ci vorrano minimo sei mesi perché ricominci a camminare in modo quasi decente" e stesa su quella barella mi sembrava fosse l eternità. 
Ma ora quell eternità ce l ho alle spalle. Sono privilegiata. 
E' vero, mi restano le cicatrici ma mi restano anche le mani di chi non mi ha lasciata sola, a cui ho potuto chiedere aiuto e non si sono tirate mai indietro. Ci sono occhi che se fossi passata per quella strada non avrei mai incrociato, e sarebbe stata un occasione mancata per stare bene. C è del bene, anche in questo.
Come Laura, arrivata nel letto accanto al mio proprio quella sera, e con cui mercoledì esco e diciamo fanculo alla sfiga. 
Come Lui che mi accompagnava nei pomeriggi in corriera verso Cittadella e ancora oggi mi corregge il passo quando cammino o mi fa fare e rifare le scale, "che vanno fatte bene no scialaccare l anca!", ma lo fa tenendomi vicina a sè.
Il mio Fratellone che non ha saltato un solo giorno di ospedale, portandomi ogni genere di leccornia e qualsiasi cosa mi facesse sorridere e 2 stagioni di NCIS con il lettore portatile! E la notte dell intervento era lì, a farmi bere e rinfrescarmi il viso, ma quando gli dico che prima di andare a casa mi ha fatto una carezza dice che è tutto colpa della morfina!
Chi chiamava dalla Spagna e Chi ha preso un treno da Roma.
Chi mandava mail da New York pretendendo di vedere le radiografie... manco fossi stata una barboncina. 
Valentina che si commuove a vedermi camminare con "le scarpe da donna", Sara che mi accompagna in ospedale a Cortina e non vuole lasciarmi lì da sola. 
E' solo a questo che voglio pensare guardando avanti. Lasciarmi il dolore alle spalle, come la gina e la pina che sono state relegate in un angolo del garage, e tenermi stretta tutta questa valanga d amore e di affetto che mi è piovuta addosso, da parte di chi non si è stancato mai di sentirmi dire che avevo male, che mi ha dato una strigliata quando piagnuccolavo e volevo mollare e ha esultato quando ho detto ce l ho fatta.  Un anno condiviso, sofferto ma sicuramente vissuto.
Che posso pure fare a meno di correre ma non posso più fare a meno di ognuno di loro. 

giovedì 20 ottobre 2011

Siccome Che...

...oggi piove, e tira vento, e fa freddo e c ho l umore un po' ballerino, e basta un niente per farmi venire il veleno pure senza un reale motivo apparente... tanto vale che mi sieda (tanto pure camminare oggi è un impresa) e mi rilassi un po'...


ps. queste foto sono spettacolari.

giovedì 13 ottobre 2011

Caos & Disordine

Riprendere possesso della propria deambulazione in modo corretto e quasi disinvolto, significa anche poter riprendere il filo con discorsi lasciati in sospeso per troppo tempo. Ad esempio la riorganizzazione degli spazi di casa e dell'ufficio (quest ultimo lasciato alla mercè dei nani troppo a lungo!)
Ora, sarà che abito in quella che amo definire "la tana del tasso" e la mia vita si srotola in quelli che sono forse ad essere piuttosto ottimisti 30 mq, ma io c ho un vizio. Mia madre lo considera quasi un difetto. Ma io c ho sta cosa che di tanto in tanto devo rovesciare l ordine instabile delle cose. Ribaltare gli orizzonti visivi e cercare nuove soluzioni dinamiche atte a ottimizzare gli spazi e rendere gradevole e appagante il rientro in casa. Inverto l ordine dei fattori e il prodotto è un continuo cambiamento. La scrivania, ad esempio, dall essere posta in fondo ai piedi del letto è passata contro il muro... e poi basta. Nel senso che se fosse per me cambierei pure la posizione del letto, ogni tanto farei trottolare il divano, ma non si può. Quelle sono le pareti che ho a disposizione e quella attuale è la sistemazione ottimale. Nel dubbio volessi far girare il tavolo da pranzo, si è pensato bene di sostituirlo con una penisola ben inchiodata al muro. Alla fine devo darmi soddisfazione con il trottorellare dei soprammobili e dei ninnoli e delle puttanizie che passano da scaffali a librerie con soluzione di continuità periodica. Perché mai?
Ma perché a lungo andare ci si abitua, a tenere le stesse cose sempre nello stesso posto, ci si fa l occhio e poi zac, sta cosa sparisce. Non la vedete più. Sarà capitato anche a voi!
No, non sto parlando di vostra moglie... averete sicuramente appeso un quadro in casa, (magari bruttino, regalo di matrimonio della zia Clotilde, zia da parte di vostra moglie,  che vi stava pure un po' antipatica - la zia non la moglie - perché metteva il rossetto rosa sciocching, ché su Intimità stava scritto che faceva molto "glemur"), quello con il paesaggio naif della brughiera. E già allora tempo un paio di settimane, non la notavate più la landa desolata. 
Ora, dopo 17 anni di matrimonio la guardate solo quando è tempo di tinteggiare e sperate sempre  si perda  mentre la riponete  in cantina (la brughiera... non la moglie).

Ad ogni modo, in questo periodo come tutti gli anni ci si ritrova a fare il cambio di stagione nell'armadio. Grazie a Zeus, la Tana è fornita di garage. E quindi ciò che non sta su trova spazio giù. Nel frattempo, visto che la temperatura esterna cambia circa ogni mezzora, l amata sedia blu, quella della scrivania, viene sommersa da ciò che misi e deposi, forse dimenticai, nella speranza ingannevole di ritrovare i panni in fila mentre si dirigono in modo autonomo verso la lavatrice (che sta in cucina, sotto al tagliere) mossi da pietà empatica nei miei confronti. 
Io, donna single in carriera (!!!), ogni volta che entro all'ikea vorrei portarmi a casa uno dei loro arredatori, quelli che ti montano la cucina e poi mettono ogni singolo fusillo nella scatolina dei fusilli e l origano con il postaspezie e nell apposito posto del portaspezie. O un tizio di quelli che dopo aver montato l armadio ti mettono tutto bene in fila, in sacro ordine, e a portata di mano.
Che se poi costui sapesse pure cucinare o stirare potrei pure pensare di addottarlo. Così, per il gusto di tornare a casa e trovare ogni cosa al suo posto, e un posto per ogni cosa.
Gironzolo per il percorso guidato, apro i cassetti e resto lì a domandarmi perché non ho anch io un porta scatoline a scacchiera, tutti quadretti di tre cm per due da infilare nel cassetto più sottile del "settimanale". Manco avessi una collezione di brillanti da metter in ordine alfabetico di donatore. Ma a pensarci io non ce l ho un settimanale, ho un comò in legno di pino comprato al mercatino dell usato. 
Che poi ogni tanto le folgorazioni mistiche piovono anche su di me, ad esempio quando incappo nel volantino del Brico Center (io ADORO i brico center!) e vedo gli sconti sui mobiletti ad angolo in ferro battuto, le mensole, il porta fiori con i bracci apribili e i phon per gli stendini! come ho potuto vivere senza fino ad oggi?  E mi illumino di immenso.
Io con gli sconti c ho arredato casa! Se non fosse che non ho una mezza parete libera (l ultimo angolo è stato usato per appendere il porta papere) e degli angoli liberi se n è persa traccia nel 2008.

Che amarezza.
Io e l ordine non siamo compatibili.
I nostri rispettivi bioritmi viaggiano a corrente opposta alternata e non c è verso di farli accostare senza creare scintille.
Però, visto che le nuove stagioni portano nuovi buoni propositi ho deciso che proverò ad essere più ordinata.  Ad organizzarmi il tempo che non basta mai, a fare le lavatrici nella fascia oraria giusta, a stirare con regolarità, riempire il frigo prima di sentirci dentro l eco di vaghe rimembranze.
Magari faccio uno di quei "piani di lavoro" che piacevano tanto alla mia professoressa di educazione tecnica delle medie, ogni volta che si doveva fare un lavoro di gruppo esordiva con "dopppiamo fare un pppiano di lavvvvoro". Mai sedersi in primo banco nella sua ora. 
Quindi... pppiano di lavvvoro sorretto dalle calamite del frigo, e magari l investimento nell'acquisto di un organizer, che fa molto Donna da tenersi in borsa.
Se imparo a gestire con ordine uno di quegli aggeggi lì, sono a cavallo.

martedì 11 ottobre 2011

Mfrhuff...

Oggi mi sento come se avessi la febbre. "Come se" perché non sono in grado di misurarla e comunque nemmeno la misurerei perché a casa non posso stare e quindi ciccia. 
Però ho gli occhi pesanti, un cerchio alla testa, e sbadiglio ogni 5 minuti. E ho i pensieri lenti. Lenti, contradittori, a tratti frivoli e avvolti in un panno di ovatta. 
Partendo dal presupposto che dovrei mettere in ordine l'ufficio. ma guardo le carte che ho sulla scrivania, e sul bancone e mi sembra di vedere immagine tradotte in lingua araba. Che significa che capisco una mazza. Allora conviene che aspetto che poi se no, in questo stato, significa che non metto in ordine ma infratto e poi non trovo più nulla. 
E il pensiero mi si sposta alla roba da stirare che si è accumulata a casa. E penso sia meglio pensare ad altro. Prendo una tacpirina (che se non ho la febbre almeno mi si allarghi l aureola e passi sto cerchio), e temporeggio nello zen e l arte del cazzeggio fintanto che fa effetto. E stasera dovrei andare al corso serale di inglese, e significa tornare a casa alle dieci e mezzo... no... non credo di potercela fare... sogno la mia coperta, il mio letto e l abbraccio del cuscino. E così in un flash penso a quella gonna che ho visto nella vetrina del negozio (chiuso ovviamente) domenica mattina e penso che ci potrei fare un pensierino. Che poi mettere la gonna significa accettare di esporre 25 cm di cicatrice, e punti sparsi vari e un ginocchio che di spigoloso non ha più nulla ma è più vicino ad una polpetta. E, potrei pure pensare, chissenefrega, chi mi ama mi segua. 
E quindi penso che andrò a vedere quella gonna, e infilo questo ultimo pensiero sotto la categoria frivolezze.  Ecco sì, un po' di ordine e di metodo... 
Fuori è appena passato uno con il cappotto, lo vedo attraverso la vetrina... e penso... sarà mica esagerato? boh... domani sono previsti 27 gradi... ma se c ho la felpa con il peluche? eeeh, non ci sono più le mezze stagioni. Ma io ancora non ho fatto il cambio dell armadio... e riecco apparire l immagine del ferro da stiro, a fare capolino prepotentemente. E allora mi riapro Google Maps, cerco una via di Milano e me la guardo con quel coso che ti fa vedere le vie come se ci fossi dentro, come se pilotassi una web cam, quel coso lì... come si chiama? beh ma avete capito no? e perché proprio Milano? e non so perché, saranno pure fatti miei che mi sento come se c avessi la febbre, e ho tanta sete... Ma Milano negli anni settanta non era tutta da bere? Mi ricorda Appunti di un venditore di donne, che secondo me è da leggere, che sarà che a me Faletti piace assai. E quel libro mi è stato recapitato direttamente a casa, con tanto di autografo dell'autore a metà novembre dell'anno scorso. E sarà che potevo fare poco altro, ma l ho letto in 2 giorni e mezzo. 
E poi? e poi c ho un elefante fantasioso mezzo verde sul display del telefono, Milano è invasa dagli elefanti   e mi piacciono gli elefanti... pure se mi sento come se c avessi la febbre... ma ho preso una tacpirina... adesso magari mi passa...

martedì 4 ottobre 2011

Diario di Viaggio

Vorrei scrivere della sensazione che ho provato ritrovandomi in quella Piazza, con il fiume placido in lontananza. Al suono dell'acqua che riusciva a coprire quello del traffico, facendolo quasi dimenticare.
E quel monumento imponente, sempre lì, splendido ed un po’ altero. Con tutte le persone in coda in attesa di poterla ammirarlo anche dentro, incuranti del caldo mediterraneo e del sole che con l'inizio di ottobre non c'entravano proprio niente.
Ma ho negli occhi solo i suoi occhi.
Quello sguardo che mi accarezza da vicino quando, sdraiati, incrociamo mani e gambe e braccia e ci facciamo più stretti e parliamo piano. Come se una nota più alta potesse rompere l'incanto di quel momento così unico.
Provo a ripensare al vento che, in tram, mi scompigliava i capelli e io che facevo finta di vivere lì da sempre, ma l'espressione curiosa mi tradiva. Restavo attaccata al finestrino con il naso fuori, con la stessa faccia della prima volta di quando, da bambina, ho fatto un giro in treno.
Ma ci sono sempre le sue labbra, e la mia mente torna lì, a quando socchiudo un po’ gli occhi mentre mi bacia, e riesco a vedere il suo viso, che comincia dove finisce il mio, senza stacco ma come un armonico continuo. Lui che ha quel modo di baciarmi che sembra mordermi e dopo un secondo divento una bambola di cristallo tra le sue mani e mi scioglie con la sua delicatezza.
Il profumo del caffè e delle sfoglie ancora calde, le mie mani intorno alla sua vita mentre siamo in moto e quando ho paura lo stringo. Le sue carezze ai semafori, quel suo scoppiare a ridere come un bambino sorpreso. Quel suo prendersi cura di me, quando si ferma e mi dà la mano se resto un passo indietro. Quel suo smuovere le montagne per poterci essere, il suo correre dei rischi, imprudente e consapevole.
Vorrei scrivere di questa città lontana ma stranamente un pò mia, ma ho lui nella pelle e nel cuore. Ho la sua timidezza e le sue insicurezze e la sua forza, mescolate insieme mentre mi stringe ancora e sembra non volermi lasciare andare. Li sento ancora i suoi capelli sotto le dita, mentre mi mostra qualcosa che nemmeno sento, ma lui è lì, c'è il suo profumo, c'è il suo respiro che si fa uno con il mio e fuori da quella stanza non esiste altro. C'è la nostra pelle che non ci basta, e ci sono i nostri discorsi più seri e profondi. C'è quello sguardo che non riesco a dimenticare, quando mi ha detto “non so se adoro di più quando ti prendo o quando ti tengo qui stretta” e non so nemmeno io dire quale dei due momenti sia meglio dell'altro. E non si può decidere, sono magia pura entrambi. Quelle cose che solo quando provi un certo sentimento, senti dentro di te.
Mi perdo nel senso di appartenenza, nel legame che mi fa vivere giorni come non li ho mai vissuti. Con le contraddizioni solite e le consapevolezze che non mi sarei mai aspettata di avere. Le prime volte.
Ci sono quegli occhi.
Quegli occhi per cui vale la pena di attraversare l'Italia, anche solo per un ora. Quegli occhi e quelle mani e la sua ostinata sincerità, sempre. Quegli occhi che amo e che mi scavano dentro e da cui non ho paura di farmi guardare. Forse per la prima volta, forse davvero. Davanti a lui in piena luce.
Sono ripartita quel pomeriggio riportandomi a casa il suo calore, le sue carezze e i nostri giochi.
Il profumo di cioccolato e di mela.
Quel suo modo di dirmi  “è un pasticcio” e di stringermi subito dopo più forte.

Riaprendo la borsa mi sono accorta che mancava un pezzettino di cuore, ma so dove l'ho lasciato, esattamente dove ha detto lui un po’ di tempo fa:
a due dita dal suo.

martedì 20 settembre 2011

Come una castagna

Ecco sì, una vista così come questa mi ci vorrebbe.
Se  non fosse che tra poco devo risalire in auto direzione Cittapiccolina prenderei e farei deviazione al C.G., ridente centro commerciale a due passi dal centro, famoso per il suo negozio di ciucci e per essere snodo di spacciatori ad alto livello. Uno entra nel negozio di ciucci e sì, litiga con i jeans che iniziano a stringere prima ancora che si prenda in mano una pinza, ma fa pace con il mondo.
Invece sono quasi brava. Ho ceduto sgranocchiando una barretta di cereali con gocce di cioccolato, senza glutine e visto che me ne sarei mangiata volentieri altre sei, ho deviato su una gomma da masticare. Così azzanno ripetutamente qualcosa che sa di menta e non ci penso più.

giovedì 15 settembre 2011

Il Casco

"Quel casco nasconde sentimenti incomprensibili" Ayrton Senna


Il mio è poggiato sullo sgabello in camera. Non è in garage con il Poderso perché aproffittando del gran sole ho voluto lavarlo. Quella mattina è stato abbandonato per terra per non so quanto tempo, ha preso la pioggia all interno.
Puzzava di cane bagnato.
La visiera, dove c è lo snodo a sinistra, è scardinata. e anche la presa d aria che c è davanti alla bocca. Dicono che dopo un colpo violento il casco non lo puoi più riutilizzare, ma io l ho lavato lo stesso. In fin dei conti, senza esagerare, mi ha salvato la vita. Ha fatto il suo mestiere.

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...