venerdì 22 ottobre 2021

#anzianitudine

 

Sto invecchiando. Me ne rendo conto a giorni alterni, e i segnali si sprecano. Intanto mi alzo dalla sedia o dal divano dicendo "ohissa..". Non è un buon segno. Ho tantissima pazienza e sono accomodante su molte cose, alcune delle quali mi facevano infuriare quando ero più giovane, tipo svegliarmi e scoprire di aver finito il caffè, oppure i gatti che ballano la tarantella alle quattro del mattino, la pizza senza il rafforzino di mozzarella... Per contropartita mi trovo a incazzarmi per cose che prima sopportavo perché pensavo di meritarmi. Tipo la gente spocchiosa, quella che pretenderebbe di insegnarmi a vivere o di dirmi cosa sono o non sono, cosa posso o non posso fare. E, credetemi, è vera quella frase che dopo i 40 anni le frasi che iniziano con "devi" non si ascoltano più. Non sopporto chi ha la pretesa di controllarmi, poco o tanto che sia. Chi devo vedere, quando. Cose che nemmeno mia madre non considera più. 

Sto invecchiando. 
Me lo dicono i doloretti crescenti, il sonno precoce e il fatto che non reggo bene la stanchezza di un week end al Salone del Libro. Una giornata è riuscita a sfiancarmi quanto tre, e non ho ancora recuperato. Però, che soddisfazione vedere La mossa del gatto lì, allo stand della Newton Compton. Lì in bella vista, con le persone che si fermavano ad ammirare la copertina, a sfogliarlo... Rispetto a una realtà piccola ho avvertito un cambiamento. Che poi nemmeno so se sia reale o un vaneggiamento dato dall'emicrania di quel giorno. Quando sei parte di una casa editrice piccola hai la sensazione sia fondamentale essere presente, accompagnare il libro, promuoverlo, parlare di lui a chi si sofferma  guardare l'esposizione. 
In una realtà grande come quella di NC la sensazione è che servisse più a me, in quel momento, esserci. Essere lì e rendermi conto che sta succedendo sul serio, che il romanzo che ho scritto nelle domeniche di solitudine ha finalmente un viaggio reale e concreto in corso. Dovevo esserci perché potessi vedere che se la cava benissimo, anche senza di me perché non dipende più da me
Per il resto vedere il Salone affollato è stato disarmante e bellissimo insieme. Una parvenza di normalità, la sensazione che, forse, li avvicina un pochino di normalità. 
E sarebbe ora.

 


In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...