lunedì 24 settembre 2012

I Colori del Buio - di Laura Boerci e Filippo Visentin

"Chi è analfabeta, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. 
Chi legge avrà vissuto 5000 anni: 
C'era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l'infinito. 
Perché la lettura è immortalità all'indietro". 
Umberto Eco

Non importa che tu abbia intorno il rumore di cellulare che squillano e lo sghignazzare di ragazzini diretti a scuola con i loro zaini firmati e l'ipod nelle orecchie a tutto volume. Apri il libro e già dopo le prime righe ti ritrovi in campagna. Vedi Giovanni camminare nervosamente nell'orto con il fare tipico di un uomo teso che attende la fine del parto mentre dalla finestra socchiusa arrivano i lamenti di Teresa, sua moglie. Segui Marta, la più grande dei figli di Giovanni, come una chioccia accerchiata dai fratellini, sedici anni, il cuore puro di una ragazzina in un corpo da donna, camminare in mezzo i prati a raccogliere i fiori per ingannare il tempo. 
Sei così rapito da sentire l'odore della primavera e il ronzio delle api. 
E' il 1948, la paura e la polvere da sparo non sono ancora dimenticate, eppure c è energia nell'aria. L'Italia prova a rialzarsi dopo le ferite della Guerra, speranze di cambiamento da sognare sottovoce. 
E' in questo momento così delicato che si incontrano Marta e Sergio. 
Due mondi distanti, quasi opposti. Lei di famiglia contadina, lui ventenne figlio del medico del paese. E per di più  non vedente. 
Le immagini e la musica (Sergio suona il pianoforte) si rincorrono una pagina dopo l'altra, e non puoi non affezionarti ai due ragazzi che provano ad annullare le distanze, quella della classe sociale e quella della "diversità", che all'ora come oggi si accompagna all'ignoranza e ai pregiudizi. 
E così gli ingredienti ci sono tutti: l'ambientazione storica, la storia d'amore che rapisce e tiene con il fiato sospeso fino all'ultimo capitolo, si affronta il tema della disabilità vissuta come un tabù, i primi accenni di un femminismo di cui si intravede solo una pallida anticipazione eppure se ne avverte la forza latente. 
Un libro che ti resta incollato alle dita, perdere il contatto con il tempo e lo spazio. 
Dimenticare le fermate e arrivare direttamente al capolinea. Lasciandoti un po' smarrita quando, finito, sei costretta a riporlo. 

Bello e intenso, appartiene secondo me a quella categoria di libri descritta meravigliosamente bene da Salinger: "Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l'autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira." 
Io ho il privilegio di poterlo fare. 


Se vi interessa acquistarlo scrivetemi. 


venerdì 21 settembre 2012

Santa pazienza...

Dentista: ma nooo, lei non può avere ancora male!


SyS: gnniiiiiiiiiiii

Dentista: ma no, le ho già fatto due anestesie! Non è male! Lei sente le vibrazioni!

SyS: gggnoooooo ho alleeeeee...

Dentista: no, glielo dico io: sono le vibrazioni.

SyS: (togliendo la di lui mano, lo specchietto, il trapano e l aspiratore dalla propria bocca) NO, NON SONO LE VIBRAZIONI, E NEMMENO I MODA'! IO HO MALE!!!

Dentista: ok ok, vada per la terza anestesia... 


On Air: Vieni da me -  Le Vibrazioni

martedì 18 settembre 2012

Pensieri sparsi in rigoroso ordine...

 Capita così. 
Passi giorni sull'onda della corsa, dell'emozione, dei pensieri sparsi un po' per casa. Mezzi dentro e mezzi fuori dal cestello della lavatrice, infilati in mezzo ai cuscini del divano, e molti altri ancora in auto in mezzo ai fogli degli appunti. 
Sì perché i fogli di sabato mattina sono ancora lì, saturi del mio "disordine creativo". Che quando poi è toccato a me essere "interrogata" sono andata un po' nel panico, ma come? non mi si dà nemmeno il tempo di riscriverli in bella? Ma noooo.. che figuraccia. 
Ma io vi avevo avvisato, ero lì per me, solo per me.
Quindi mi spiace, ma gli appunti sono ancora in stato confusionale, e ciò che ho imparato che mi è rimasto impresso, non ve lo dico! La prossima volta vi iscrivete anche voi! Vi concedo solo di sapere che, se leggendo Bruno pensate che sia una bellissima persona, con un cuore grande così, grande professionalità e preparazione, e uno sguardo che nulla si perde, beh, avete ragione. 
Comunque. 
Dopo giorni così la tensione sedimenta e si abbassa. Si lascia posto al fare ordine, siamo anche a tema con il cambio dell'armadio. Si butta quello che non serve più, si regala quello che potrebbe ancora servire ma non a noi, e si crea spazio alle cose nuove. Ci sono cose che pure si possono riciclare, ma non troppo. Per cui anche la minestra riscaldata già ieri è inutile cercare di portarla a bollore un'altra volta volta. Fa venire mal di stomaco. 
Aprendo le ante di me stessa ho deciso che, indipendentemente da come sarà l'inverno le cose più pesanti le accantoniamo. Specie quelle che ormai sono sformate. Quelle dove mi nascondevo. Tipo quelle felpe di taglio maschile dove posso starci dentro due volte. E' stato bello nascondercisi dentro, ma è tempo di cambiare abitudini. 
Certo, sì. 
Quel maglione che mi porto appresso dal '97 non lo butto. C'è sempre bisogno di qualcosa a cui tornare quando il vento è avverso. Ci si rincuora e poi si riparte.  
Voglio concedermi il tempo non di cambiare, ma di conoscere e mostrarmi ciò che sono e che ho sempre tenuto a bada perché ci si aspettava da me qualcosa di diverso. Forse. Chi l'ha detto? Quante delle nostre paranoie ce le siamo costruite da soli intorno, pensando che l altro pensasse che... 
Ci sono condizionamenti che arrivano da distante. Ma non è nemmeno una colpa, non si nasce con un libretto di istruzioni in allegato. 

Ad ogni modo ho pensato anche a te, quale posto occupi in questa fase di rivoluzione creativa del mio caos più o meno interiore?
Seguendo il consiglio di un Amico ho chiuso gli occhi e ho pensato al mio oggi, ma ti dirò di più, a domani. Ok, uno sforzo appena un po' più grande. Ho preso fiato chiuso gli occhi di nuovo e stretto le labbra. Concentrazione. 
Ho pensato a come sarebbe la mia vita se tu ti allontanassi. Se non ne facessi più parte. 
...
...
...
è impensabile. 
Il vuoto che resta è capace di inghiottire il divano l'armadio, l'intera stanza e fa fuggire sotto il letto anche la Melli. 
Non c è nulla che non mi piaccia anche solo il pensiero di poter condividere con te. 
E allora non mi importa quale sia la forma, voto per la sostanza. 
E allora ti dirò, indipendentemente dal tuo nord e dal mio est, dal treno sempre in ritardo o preso al volo; dai pensieri del postino che la smettesse pure lui di suonare o tuonare che non serve, e le torte (che siano bruciacchiate fino a diventare di carbone fossile!) che sfornerà Nonna Papera; indipendentemente da tutto, da tutti, dal tempo che non basta mai o scorre troppo in fretta, da ciò che si dovrebbe o sarebbe meglio o anche no, ecco... a prescindere da tutto questo e quanto altro non dico, tu resti con me. 
Quindi ti confermo che la minchiata delle 14.03, era davvero una minchiata. 

(N.d.A. ok, avevo detto meno parolacce... vabbè... cominciamo dal prossimo post...)



venerdì 14 settembre 2012

Io vado da Bruno!

maremma marmotta quante cose da fare e quanto poco tempo.
mentre attendo notizie dal fronte occidentale, spiando il telefono qui e lì, mi destreggio con il navigatore che domani mi porterà QUI, pare che ci sia ancora qualche posto quindi... spicciatevi!!
poi... che altro?

e... non ho tempo!!!
ci sentiamo settimana prossima!

martedì 11 settembre 2012

Questione di Ricarica...


“Verifica del flusso dell ettrolito”
“Verificare che si formino le bollicine di deflusso e che l elettrolito discenda lentamente. Lasciare il contenitore in posizione verticale sulla batteria per almeno 20 min.
Attenzione, in caso di mancata formazione di bollicine battere leggermente con le dita il contenitore fino a che esse non si formino.
In nessun caso rimuovere il contenitore dalla batteria

           Corollario della Batteria secondo SyS:

"Se le bollicine d aria di deflusso non si formano battere ancora delicatamente".
Se delicatamente non è abbastanza battere con un pochino in più di decisione.
Se non è sufficiente la decisione battete con delicata ostilità.
Se la delicata ostilità non è sufficiente provare con un sentito astio.
Insistete ripetutamente con il sentito astio, ma trattandosi di acido abbiate cura di non scivolare su acredine o livore.
Lasciate che l acido scorra al di fuori di voi (proverbio zen).
Se le bollicine si fermano appena smettete di battere, ricominciate.
Se le bollicine ricominciano e appena vi fermate si fermano anche loro, verificare di non avere delle telecamere intorno e di non essere finiti su scherzi a parte.
Passati i 20 minuti con tre soli elettoliti svuotati su sei, siete autorizzati a fare le pernacchie alla batteria, qualora abbiate controllato (a priori) di non essere visti e/o filmati. 
Ricominciate da capo. 

(foto presa da google)

lunedì 10 settembre 2012

La domanda mi sorge spontanea...

Ma... sono le situazioni a cambiare le persone?
O le persone a cambiare le situazioni? 

Svegliarsi Marzulliana il lunedì, non ha affatto un gran bel perché. 
Eppure non posso fare a meno di farmi venire questo dubbio e sguazzarci dentro un po' come mi si confà. 
Elemento scatenante la conversazione avuta con S. in pausa pranzo mentre mi affaccendavo nelle pulizie dell'ufficio. 
Inutile ridere, voi non sapete quanti discorsi ispirati tra mocho e scopino si possono fare. 
Ad ogni modo, si parlava delle situazioni che cambiano. 
"E' normale, è fisiologico, il tempo cambia e cambiano le cose..." lo diceva pure il buon Franco con i suoi Segnali di Vita, ma a me non sta in tasca. 
Davvero le "cose" le "situazioni" cambiano in modo autonomo con lo scorrere del tempo? con il passare dei giorni? (e quindi noi ce ne stiamo passivamente così, con il nasino all'insù puffiamo su per giù due mele o poco più... -mai respirare il detersivo germicida troppo a lungo-) o siamo noi a far cambiare le situazioni (e quindi azione attiva)?
Un esempio: "Prima o poi succede che ci si senta sempre meno"
No, non è una cosa che succede. E' una cosa che io permetto accada. Io rallento il ritmo delle telefonate e l'altra persona non reagisce.
"Oppure alle volte nasce un incomprensione che se non trova soluzione crea distacco". Anche qui, mentre mochavo di qui e dì lì in modo allego e bislacco, pensavo che le incomprensioni non nascono così come un fungo dopo un temporale. C è un errore di comunicazione che scatena una reazione che però non  viene affrontata.  O no? 
Insomma, secondo me, le situazioni siamo noi che le creiamo, noi che ci barcameniamo al loro interno e decidiamo il come venirne a capo. O come NON venirne a capo. Lasciando semplicemente che abbiano il loro corso (ma è comunque una scelta) e quindi non intervenendo in una data cosa diamo comunque una sorta di IN PUT di gestione. Le cose cambiano se siamo noi a volerle cambiare, scivolano se restiamo a guardarle scivolare e via dicendo. 
O no?  

giovedì 6 settembre 2012

Grande Alex


E' il 6 di novembre del 2010, un sabato. 
Mi hanno portata a casa dall'ospedale la mattina dopo 12 giorni di ricovero e un intervento di quasi 4 ore. 

Sono confusa, ho i pensieri in ovatta. Non sono nemmeno a casa mia, sono uscita per andare al lavoro e non ci sono più tornata. Non ho ancora capito bene come funziona, ma ho capito che qualcosa è cambiato per sempre. Stavolta sì, lo posso dire. Per sempre. Ho la gamba chiusa nel tutore, sotto una cicatrice di trenta centimetri che ancora non ho avuto il coraggio di guardare, e un altra di una decina sull'anca. Per salvarmi la gamba un pezzo di osso hanno dovuto riciclarlo da lì. 
Ho una paura fottuta. Non posso camminare, sono così debilitata da non riuscire a restare seduta per più di dieci minuti senza sentirmi sfinita, mi muovo per casa su una sedia per ufficio. La sedia a rotelle arriverà dopo. Ci si deve organizzare. 
Con la pazienza che solo le mamme hanno, intorno alle 21 di quel sabato mia madre riesce a farmi alzare, mi porta in cucina e tra cuscini borsa del ghiaccio e coccole prova a farmi mangiare qualcosa. Improvvisa qualche battuta, un po' di allegria e accende la tv. E io dico: "è sabato sera e non solo non posso andare a ballare, ma non mi fanno nemmeno Ulisse!, cos è un sabato sera senza Alberto Angela?". 
Non c è Ulisse, ma accompagnato da un applauso che non finisce più entra in scena lui. Alex Zanardi. In piedi, sulle sue "nuove" gambe, con i due bastoni tra le mani. E un sorriso che ti passa da parte a parte, di chi sorride da dentro e non per semplice contrazione muscolare. 
E io inizio a piangere. 
Ecco, rispetto a lui io non mi sono fatta niente dico. Poi guardo la gamba e ripenso alla quantità di titanio che c hanno messo dentro e penso.. "beh... forse qualcosetta..." ma ancora poco rispetto a perderle entrambe. 
In quel momento l ho preso ad esempio. 
Lui si è rialzato, non solo fisicamente, ma mentalmente. E credetemi non è affatto semplice. 
Basta una frattura di quelle brutte e tutte quelle che sono le tue abitudini, le più scontate le più meccaniche, quelle che fai e non te ne rendi nemmeno conto, per te sono traguardi che raggiungi solo dopo ore di fisioterapia in cui sputi l anima. 

Ma lui si è rialzato. E alla grande. 
Dopo tre giorni devo staccarmi dal letto. Oasi rassicurante in cui nulla di male può succedermi. Salvo fatto di farmi scoppiare la pancia, perché se non c è qualcuno di buon cuore che ti aiuta, anche fare pipì è un problema. 

L autonomia. ecco. in una parola sola chiudete gli occhi e pensate di trovarvi nella totale mancanza di autonomia, per qualsiasi cosa. C è da destabilizzare anche la mente e il carattere più forte. E io di uscire da quel letto non ne avevo voglia mezza, avevo il terrore di cadere. Continuavo a dire "no, aspetto il Fratellone, che se cado lui mi prende". Ma come si fa? 
Allora rivedi l'immagine di Alex del sabato prima e ti dici "ok, ci provo".
E alla fine ce la fai. Certo, non si parla esattamente di passeggiate di salute. Ma tra un imprecazione, un crampo e un "guardaaa ci riesco" inizi a imparare a fare quei passi che un minimo di autonomia te la danno.

Alex è andato ben oltre! Guardatelo! è capace di dichiarare in un intervista "la vita mi ha dato tanto" lui! al quale la vita ha tolto le gambe. Quando normalmente ci si incazza con la vita per molto molto meno, signori miei. Guardate questa foto e ditemi se non sentite tutta la fierezza di quest uomo!
Ieri leggendo del suo oro mi sono tornate le lacrime agli occhi. E se devo dirvela tutta anche adesso a guardare quella foto lassù ho il nodo in gola. GRANDE ALEX! la tua forza continua ad essere l incipit per tante delle cose che decido di affrontare. E l'ammirazione che provo, le parole non riescono ad esprimerla. 
Ad maiora! 

martedì 4 settembre 2012

- La mia vita nella Scrittura - Seminario

"E' sempre positivo fare un check up dei propri bisogni, delle proprie aspirazioni, delle emozioni che si vivono in una determinatra fase di vita.

Questa che ti propongo è un’occasione per valutare te stesso attraverso la tua scrittura e per avvicinarti all’affascinante mondo della grafologia.

Scoprirai alcuni tuoi talenti e potenzialità in ombra

Valuterai i tuoi punti di criticità
Osserverai la tua scrittura in un’ottica grafologica
Scoprirai i tuoi bisogni nella tua attuale fase di vita
Riceverai come feedback una mappa grafologica degli aspetti del tuo carattere."

Relatore: Bruno grafologo, psicologo


Quando: sabato 15 settembre 2012


Per ulteriori info: 
 andate sul suo blog! :) 

lunedì 3 settembre 2012

Pronti... Attenti... Via!

Ci sono. 
Dopo aver passato il w.e. a ripetermi come un mantra "stomaco staccati dalle adenoidi", oggi sono di nuovo in splendida forma e pronta per affrontare la settimana. 
Gli ultimi giorni di agosto erano interminabili, passavano mai! e io non vedevo l'ora che iniziasse questo settembre. 
Sarà che finalmente posso dire di aver passato una Bella Estate, finamente me la sono goduta e vissuta come non mi capitava di fare da diverso tempo. Sono stata in vacanza in un posto che conoscevo, che mi ha fatto sentire a casa, e dove ho ricordi che ho condiviso con mio Padre. E questo vale già da sé tutto.
Certo, è stato per certi versi diverso, e mi si perdoni il gioco di parole. L'euforia, la felicità e le emozioni dell'estate scorsa sono state ben diverse, e mi mancano ancora tanto.
C'è una parte del mio cuore che resta, volutamente, nel taschino dei jeans di una Persona importante, e così sarà.
Non voglio scrivere "per sempre" che certe cose si fa così presto a scriverle. Si scrivono tante cose, che poi nei fatti restano solo belle parole. E allora io taccio e agisco. Preferisco. Perché Volere è Agire. E' diventato il mio motto in questa estate e me lo tengo stretto. 
Sotto altri fronti sono alle prese con un Bel Cambiamento. Di quelli con la C maiuscola. Ma per il momento è cosa che tengo per me. 
Sto pensando di cambiare diverse cose, anche tra queste pagine. Ormai si sa come sono fatta, ogni tanto mi giro per casa e dico, bene, facciamo girare i mobili, cambiamo prospettive. Ecco sì, mi metto a girare i mobili pure qui e a cambiare prospettive. 
Intanto stamattina ho cambiamo il modo di venire in ufficio. Da oggi tram e bus, che la benzina ha raggiunto livelli proibitivi pure per i consumi della Puffa. E allora scopro il piacere anche, di godermi la strada senza l'ansia di persone sconsiderate che guidano con ancora lo spazzolino da denti in bocca, ma sarà stata l ansia di arrivare tardi fatto sta che mi sono dimenticata a casa il pranzo e il libro da leggere... 
Perché è cosa degna di nota? Perché sto ragionando sulla questione Libri... e.. .
Beh
Vorrete mica vi dica tutto subito no? 
Torno a lavurà va! 
 

 

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...