A volte ci si ferma a prendere fiato.
Si chiude la porta,
si lasciano dentro le chiavi.
Si resta chiusi
fuori.
Di casa.
Dalla propria vita.
Si sale di corsa, con
i polmoni che bruciano, il fiato corto.
Le gambe che pesano
ad ogni gradino di più.
Si sbattono i pugni
contro una porta che non si vuole aprire.
Si scende sconsolati
con le mani arrossate affondate nelle tasche guardandosi alle spalle, sperando
in un ripensamento.
Si sale, con le borse
piene tra coriandoli e patatine fritte. Le chiavi che tintinnano e una
cartolina tra i denti.
Si scende a comprare
un litro di latte dimenticato, scivolando in fretta. una mano sullo corrimano e
il piede giusto al limite dello scalino.
Ci si affaccia a
guardare giù chiedendo "chi è?"
chi suona, chi bussa, chi cerca, chi aspetta.
chi suona, chi bussa, chi cerca, chi aspetta.
"Arrivo scendo
subito".
O forse tra un po' forse non scenderò mai e mi capiterà di precipitare.
O forse tra un po' forse non scenderò mai e mi capiterà di precipitare.
Si guarda su "Allora
scendi?" mi vedi - ci sono – sono
arrivato - eccomi.
Prendo fiato adesso salgo vengo a
prenderti.
Vengo a prendere le
mie cose, a farle scendere.
Svuotarti la casa e lasciare quel segno nero sul muro dove stava la nostra foto, quella fatta al mare, con te che mi cingevi le spalle.
Svuotarti la casa e lasciare quel segno nero sul muro dove stava la nostra foto, quella fatta al mare, con te che mi cingevi le spalle.
Ti porto i miei libri
che se li lascio da te vuol dire che mi fido.
Che i miei libri non li lascerei mai in giro e ti lascio anche lo spazzolino che poi se mi fermo da te a dormire. A vegliare su quei libri, mi serve.
Che i miei libri non li lascerei mai in giro e ti lascio anche lo spazzolino che poi se mi fermo da te a dormire. A vegliare su quei libri, mi serve.
Salire, fino all'ultimo piano che a me di avere gente sopra la testa non mi è mai piaciuto e poi guardo
dalla finestra e mi pare che il mondo sia steso ai miei piedi.
Scendo fino dalla
moretta del terzo piano, che ha quegli occhi che mi fanno morire e magari un
po' di zucchero me lo regala lei, ci condisco il sorriso.
Salgo.
Fino al tetto, con quella porta di vetro opaco e la chiave che sa di ruggine marrone e graffia sempre quando la giri. Stendo le lenzuola al vento e il tuo odore ora sa di detersivo. Bandiera bianca. Ma non mi arrendo ti respirerò di nuovo.
Fino al tetto, con quella porta di vetro opaco e la chiave che sa di ruggine marrone e graffia sempre quando la giri. Stendo le lenzuola al vento e il tuo odore ora sa di detersivo. Bandiera bianca. Ma non mi arrendo ti respirerò di nuovo.
Scendo.
Fino in cantina dove
mi chiedi di nascondere i pezzi di te. E lo faccio sì tra il vino e la polvere.
Eppure la scatola la metto lì vicino a quella finestrella che un po' di luce te
la regala.
E torno a leggerti
quando mi sento più sola.
E va bene così.
E va bene così.
E non no va bene
così. Riprendo la scatola, la porto su, ad ogni gradino l'accarezzo. Sul
comodino sì. Tra le candele di mare e quel libro da finire. Ancora tu.. ma non
dovevamo vederci più?
Tu scendi io resto
"Chiama quando arrivi" eccomi
resto qui, mi sporgo abbastanza, mi tengo stretta che soffro di vertigini.
Tornerai vero? Non farmi stare in
pensiero sii prudente.
Ti vedo ancora lì
sotto che mi fai ciao con la mano e già mi manchi... lo sai che mi manchi vero?
"Sì, ti chiamo
appena arrivo" e ti guardo lì, con i capelli sul viso e già vorrei darti
un altro bacio ancora.
Risalire, correre su,
riprenderti il viso tra le mani e dirti che sì, mi sto innamorando un po' di te
e no, tu ancora non lo sai.
Invece resto qui a
fare ciao con la mano.
E sì che lo sai, sì che lo senti. Perché alla fine di amarti non ho mai smesso, nemmeno per un istante, nemmeno in un pensiero e ti tengo qui, stretto piantato a due dita dal cuore, ma le tue radici vanno profonde fino a lì, nell'ultimo angolo di anima libero e ne hanno preso possesso.
E sì che lo sai, sì che lo senti. Perché alla fine di amarti non ho mai smesso, nemmeno per un istante, nemmeno in un pensiero e ti tengo qui, stretto piantato a due dita dal cuore, ma le tue radici vanno profonde fino a lì, nell'ultimo angolo di anima libero e ne hanno preso possesso.
Esiste l'ascensore.
Ma è tutta un'altra
cosa.