giovedì 19 marzo 2015

ciao Tiziana.

Fa strano. 
Perché ho avuto la febbre alta e non mi capitava da una vita. Ho dovuto fermarmi e restare a casa, sotto le pezze, lasciare che qualcun'altro si occupasse dell'ufficio, facesse per me. Mia madre che mi rassicura "guarda che se resti a casa un giorno o due il mondo va avanti uguale". Lo scrivo anche su face, sotto "le battute di mamma Serafina" e a commentare c è anche Lei, Tiziana, che la Mamma l  ha persa da poco. Mi dice di riguardarmi, di stare al caldo di riposarmi. Clicca il mi piace sulle foto della Melli, che mi fa da badante, mi saluta, con quella ciospa riccia nella foto del profilo, che voleva farsi rossa. Ne parliamo solo pochi giorni fa. Massì dai, che sarà mai, poi se non ti piace cambi colore di nuovo. Cambiare fa bene. Pura vita. 
Sono le 10.28 ora, e il suo funerale è cominciato ventotto minuti fa. E io fatico a rendermene conto. Perché un momento era lì, a ridere della sua insonnia, e poi il suo cuore ha deciso che il karma era esaurito.
E si è fermato. 
Così. 
E io sono rimasta senza parole. 
Così. 


mercoledì 11 marzo 2015

Tutta colpa del vento

E sono giornate che, guardi, lasci stare signora mia che nemmeno ne vale la pena.
C è il vento del nord che arriva, spazza tutto, le nuvole, il freddo, i ciclamini che resistono in finestra, i capelli che non stanno più come dovrebbero stare, e tra un po' mi faccio un taglio alla soldato jane, e i pensieri.
Quello che non spazza via è l'emicrania che prende e torna e fa quello che vuole che tanto sta testa per lei è un albergo e se ne infischia.
E per fortuna c è chi si prende cura di me, non solo la mamma che la mamma è sempre la mamma: ma hai mangiato? ma hai preso qualcosa? ti porto qualcosa? ma anche le amicizie, quelle vere, quelle che non hanno paura di disturbare perché sanno che davanti al dolore non s ha da fuggire ma esserci. Che si fa presto a stare in compagnia quando tutto va bene, ma prova tu a stare vicino a chi spataccherebbe la testa contro il primo spigolo. E' lì che si vede, chi SA prendersi cura. Che sia vicino: "ti porto qualcosa? ti vado a fare la spesa? no ma tu chiama eh che arrivo..." o che sia distante: "ti chiamo? adesso ti chiamo. come va? no non dire niente lo sento da come respiri che stai male. non dire niente, tu mettiti lì dormi che io sto qui lavoro e ti faccio compagnia, poi se ti addormenti metto giù". Che non ci vuole mica tanto, signora mia eh, basta poco per sentirsi più vicini, lo diceva anche quello di quella canzone melensa... ma bisogna saperlo fare, prendersi cura dico. che mica tutti sono capaci. Per lo più non si fan sentire "eh ma non volevo disturbarti" pensa se nel frattempo tiro le cuoia, mica mi disturbi più poi, cogli l'attimo va. Eh, ma i tempi sono cambiati, non ci sono più le stagioni di una volta, e non si parla più come una volta, mo pure i morosi si aspettano le chattate su wapp piuttosto che una sana chiacchierata... ma ve li danno ancora i minuti gratis voglio dire? ma ai miei tempi quando si saltavano i fossi per lungo e la telefonata la pagavi, si chiamava con la tesserina della telecom, porcalapaletta, mica ci si faceva infiammare il tunnel carpale a suon di sms, voglio dire. Si telefonava! A casa! poi magari ti rispondeva sua madre "te lo chiamo" sentivi riporre la cornetta sul tavolino, dove c era sicuramente anche il centrino fatto con l uncinetto, non lo vedevi ma potevi immaginarlo bianco e inamidato che manco le stelle d'acciaio dei guerrieri ninja, e la voce in lontananza "Ah Claaaaaaaaaaaaa... viè suuuuu c è la Syssa al telefonoooooooooooo".

E' così bella la voce, creda a me, una voce che ti rincorre, ti capriola intorno, ti fa le carezzine e ti dà i bacetti sul naso. Sale e scende a seconda del discorso, della rasata fresca come un torrentello di montagna, delle pause di silenzio, che non è chiedersi "che je dico" ma suonano un po', perché anche il silenzio suona sa, dicevo, suonano un po' come un "siamo qui non c è bisogno di dire altro tanto ci capiamo uguale".
Tutta colpa del vento, che sei lì e fai pensieri come castelli di carta e poi passa lui e caccia giù tutto, ma insomma, un po' di creanza direbbe zia Fedora, par possibile? e quest estate che si fa? ma vorrei questo e quello, e da dove partiamo? dal fatto che non c è trippa per gatti, che poi uno dice sì sì, belle le parole ti voglio bene/ti amo e via discorrendo, ma vuoi mettere con "bonifico a vostro favore"? uh senta come suona bene. Becera e materialista! e allora ci si inventa, si fa e si disfa, si gioca a tetris e si pensa che il massimo che può capitarci è di passare l estate nel reparto magazzino dell'ikea, lì avranno allestito sicuramente un angolino con i mobili da giardino e le piante, e ci sono le mitiche polpette (che c avranno mai di mitico poi?) e basta andare lì, con le infradito e gli occhiali da sole e il gioco e fatto.
E lì non c è nemmeno vento...



mercoledì 4 marzo 2015

Marzo

Marzo che arriva, con le prime margherite che ci sono già da un po', e i primi fiorellini blu, che qui chiamano "gli occhi della Madonna". E chissà poi perché la Madonna e Gesù, nati in Medio Oriente ce li vediamo sempre come simil discendenti dei Vichinghi. 
Marzo che mi fa dire al telefono "sto uscendo dall'ufficio e c è ancora un po' di sole" e mi pare già un incanto. 
Marzo che mi fa pensare ad agosto, al fare e disfare, alla voglia di vacanza che mi viene sempre quando vedo il sole. Alle spese che mi piombano addosso e che fanno atterrare violentemente la mia fantasia. Ma ho deciso di pensare a quel che si può fare, più che a quello che non posso fare. Ma manca ancora tanto tempo, e io non voglio correre, che il tempo Oggi, mi piace tanto. E' come essere andati avanti avanti, e poi essersi fermati e tornati indietro. Un po' come quando fai per uscire, poi ti accorgi di aver dimenticato qualcosa e allora torni indietro, a passi veloci e prendi un viso tra le mani per un bacio ancora. Ecco, in questo momento è come se il tempo tenesse il mio viso tra le mani, e va bene così. E cerco di far le cose per bene, di organizzarmi quel tanto che basta, di scrivere quanto più posso che ho una scadenza, manca tanto/poco tempo e non so se, anzi no, voglio farcela, non ci sono ragioni. Marzo che è un già fare il cambio dell'armadio, dai su che il maglione quello di lana grossa lo possiamo metter via. La copertina del divano no, perché quella va bene quando il freddo viene da dentro, che i piedi ancora ce li scaldiamo da soli, ma solo perché stanno troppo distanti dal cuore se no, starebbero al calduccio anche loro. Protetti e coccolati come il mio cuore oggi. 
Marzo che è già zeppo di compleanni, di ricorrenze e di buone speranze. Marzo che ha la promessa di un viaggio a fine mese con Mamma, come ai vecchi tempi. Con la voglia di andare e di ritornare. 
Marzo che è ancora tutto da scrivere... 

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...