mercoledì 27 marzo 2013

Pensieri & Parole...

Esiste un unità di misura per esprimere un sentimento?
C è forse un limite, un metodo per capire cosa, quando e soprattutto quanto mostrare di se stessi? Alle volte si vorrebbe dire, ma si dice troppo, o troppo poco.
Alle volte penso semplicemente che siano tutte seghe mentali.
Me ne accordo dai discorsi, quelli fatte con le amiche. Certo, magari poi noi donne la si pensa in un certo modo, allora, vi prego Signori, smentitemi.
"Sai... vorrei anche dirgli che mi manca... ma poi chissà che pensa"... eh.. penserà che gli manchi, dico io. Ennò... penserà che magari sto andando in cerca di una relazione seria, che voglio essere soffocante, che limito la sua libertà e magari non è pronto a sentirsi dire una cosa così, potrebbe vederla come una cosa impegnativa... potrebbe...
O forse potrebbe pensare semplicemente che gli manchi...
"Vorrei vederlo... vorrei incontrarlo... vorrei dirgli di fare questo.... o quello ma poi se rifiuta?" e se rifiuta pazienza... vuol dire che non può o non gli va... e se non può troverà un altro momento e te lo dirà, se non gli va vuol dire che devi volgere il tuo sguardo altrove... no?
Ma la nostra paura nasce dal fatto che a smettere di vivere sospese nell ipotesi, ci si scontra con la certezza? Meglio il limbo del "chissà se..." che "è così, allora svolto"? Ma alla fine, perché ci si nasconde così? Aveva ragione John Lennon, viviamo in una società in cui ci si nasconde per fare l'amore e poi l odio viene palesato sotto la luce del sole. L'amore, i sentimenti, ci rendono nudi davanti all'altro ed esposti alla sua capacità di farci soffrire. Allora meglio nascondersi, muoversi con la velocità di un bradipo, lanciare la battuta così che si possa ritrattare "sì vabbè ti ho detto che ti voglio bene... ma è chiaro che scherzassi vero..?"
Non mi piace... non mi piace. Adoro dire a chi amo che lo amo e farglielo capire, farglielo sentire soprattutto. Non mi stanco di farlo anche se poi sì, certo... succede che ti prendi la porta in fronte... ma come potrei vivere con il rimpianto di non averlo detto abbastanza? 
Sarà perché non sono riuscita a salutare mio Padre? non sono riuscita a dirgli un altra volta che gli volevo bene? è andato via in fretta con l ambulanza quella mattina... e pioveva... l ho guardato solo dalla finestra... come si fa ad aver paura di dire ad una persona "tu mi rendi felice?" e nello stesso tempo se devi dire ad un altra "sei un rompipalle non ti sopporto più" ci esce così veloce dalla bocca prima che dal pensiero... 
Come diceva quella poesia? "la gente nasconde l amore come un fiore troppo prezioso per essere colto..." 

lunedì 25 marzo 2013

Quello della 22


La sua stanza è la 22. 
L’ultima in fondo al corridoio.
L’ha occupata stanotte intorno alle undici, mi ha detto Gabriella della reception, e si fermerà non più di due giorni.
Devo averlo anche incrociato poco fa all’uscita dell’ascensore, io salivo con il mio carrello delle pulizie e lui scendeva le scale a passo svelto. Siamo al quarto piano, non è una cosa che capita così di frequente. Di solito mi trovo personaggi frettolosi e sbuffanti davanti alla porta dell’ascensore che si spostano appena per farmi passare e che il buongiorno se lo tengono ben stretto tra i denti.  Non è un albergo da vacanza questo, è uno di quelli dove ti fermi una notte se proprio non puoi farne a meno, pochi turisti e moltiviaggiatori di commercio, come li chiama Vecchioni.
Sarà per questo che difficilmente incroci gli ospiti, meno che mai ci parli. Sono tutti presi dai loro impegni, dalle preoccupazioni che nemmeno si accorgono quando gli passi accanto. Salvo che non ti debbano chiedere un bagnoschiuma in più. Per passare il tempo mentre lavoro mi diverto a inventarmi la loro vita osservando le stanze che occupano, gli oggetti che disseminano, il tipo di bagnoschiuma... 
Mi ricordo un tipo, io lo chiamavo Costanzo, perché come il Maurizio nazionale era più tondo che alto. Sempre con il toscano all’angolo della bocca fumava in stanza anche se, come indicato dal cartello, severamente vietato e non apriva mai la finestra. L’allarme anti incendio scattava almeno due volte al giorno. Usava il bagnoschiuma di Trussardi, e quando faceva la doccia allagava puntualmente tutto il bagno. Una mattina mi passa accanto e mi chiede perché una ragazza così giovane faccia questo lavoro. “Perché mi sono iscritta all’università”. Da quel giorno ogni mattina mi infilava nella tasca del grembiule dieci mila lire di mancia. “Studi ragazza mia, studi… quello che impara non glielo porterà via mai nessuno” mi diceva. 
Il quarto giorno se n’è andato senza saldare il conto. 
Ma mi ha lasciato altri dieci mila lire sotto al cuscino.

Quello della 22 l’ho visto solo di schiena, giacca nera e jeans. E i capelli corti sulla nuca, con quell’attaccatura quasi perfetta che sembra seguire il colletto della camicia. Sono i dettagli che mi mandano via di testa! Gabriella ride di questo mio osservare i particolari, dice che sono scema. Ma tutti sono capaci di guardare gli occhi, le mani…  
quando ne abbiamo parlato in un momento di pausa, si è intromessa pure la Carmen, quella che segue il secondo piano, dicendo “io a mio marito mi sono innamorata perché c’aveva un gran bel culo”. 
E ha chiuso il discorso.

Quello della 22 si ferma anche domani, ha lasciato un piccolo bagaglio sulla sedia vicino alla scrivania e le tapparelle un po’ abbassate. Quasi non ha sfatto il letto, non sono abituata a trovare tanto ordine. Mi accorgo che ha fumato perché la finestra è un po’ socchiusa e fuori sul davanzale c’è un bicchiere di plastica con un poca di acqua e due mozziconi. Sul letto solo una maglietta bianca con le maniche corte e un paio di pantaloni lunghi di pigiama blu. C’è un leggero profumo di muschio che si mescola al fumo, è quasi un peccato aprire la finestra e lasciarlo uscire.
Sulla scrivania un organizer di pelle, una penna, un Meridiani con la Costa Azzurra in copertina. La camicia lasciata sulla sedia ha le pieghe sulle braccia, come di chi si tira su le maniche quando sta lavorando così concentrato, con un gesto che poi nemmeno si ricorda di aver fatto.
Mi decido a spalancare la finestra e far entrare il sole. Rifaccio il letto, le lenzuola devono essere ben tese e l’angolo in fondo giusto a 45gradi rispetto al materasso. Cancello la forma della sua presenza dal cuscino, e un po’ mi spiace. Perdo un po’ di tempo per piegare la maglia e i pantaloncini, li appoggio con cura ai piedi del letto. Non sarei tenuta a farlo, la Carmen me l ha ripetuto fino allo sfinimento durante l apprendistato “tu hai da pulire, non coccolare i clienti… che quelli se ne vanno e nemmeno sanno che esisti”, ma mi piace pensare che, quando si entra in una stanza d’albergo anonima uguale ad altre mille; magari dopo una giornata complicata, un gesto che in qualche modo sappia di casa, si faccia nel suo piccolo notare, e ammorbidisca anche se per poco i pensieri della sera.
Prima di uscire tolgo il bicchiere con i mozziconi dalla finestra, e appoggio un bicchierino pulito nello stesso posto. “Tranquillo… non lo dico a nessuno che fumi…” penso chiudendo la porta.
Quello della 22.
Chissà se lo incrocio di nuovo domani prima che parta. 

giovedì 21 marzo 2013

Verità..




La mia voglia di scrivere è direttamente proporzionale alla tua possibilità di leggermi.

martedì 19 marzo 2013

Passata è la tempesta...

... forse... 
perché a guardare quello che, in futuro, sarà il salotto uno non direbbe... lo scatolone regna sovrano. 
in più ieri ho lottato, armata di avvitatore, contro questo comò ikea che mi ha fatto uscire un diavolo per capello. 
in compenso... Melli ha provveduto ad un approfondito controllo qualità di ogni singolo cassetto. 
oltre agli stipetti della cucina, al contenuto di ogni scatolone, all'armadio e via discorrendo. 
rincorre con passione ogni singolo fantasma che abita quelle stanze, e anche se provo a rassicurarla sul fatto che non deve aver paura, lei sta lì a far la guardia mentre dormo. secondo me ha ripreso almeno un paio di anni di giovinezza, nell ultimo periodo passava i giorni dormendo tra divano e letto e oggi invece rincorreva un pelucco illuminato dal sole, è uscita a salutare merli e passerotti, insomma... è in continuo movimento, tutta curiosa e attenta... vedere lei finalmente tranquilla mi toglie metà della stanchezza di dosso. 
e poi finalmente ho dormito... nel senso che il mio cervello ha deciso di smettere almeno per una notte di stilare promemoria, fare elenchi e conti e mi ha lasciata riposare. ho scoperto che mi piace camminare tra una stanza e l altra facendo più di sei passi... e poi ho la scrivania davanti alla finestra, che fa molto sex and the city... certo io non vedo new york.. ma posso sempre immaginarmela. 
insomma... 
mancano le tende, i quadri, manca tutto il salotto e lo specchio nel bagno... mancano ancora una vita di cose... ma, come direbbero a new york, qui si parla di home... e non più di house... e la casa è come una pianta che mette radici nel tempo (parola del Fratellone).

venerdì 8 marzo 2013

Risponde la segreteria telefonica di SyS




sono nel caos più totale...
ho poche idee e molto confuse, e tutte concentrate sul trasloco imminente.... se volete lasciare un messaggio fatelo dopo aver ascoltato il segnale acustico... ;)  sicuramente vi rispondo!!! 



martedì 5 marzo 2013

Potpourri...

oh smissiotto di pensieri...  che dir si voglia... 
da dove cominciare?
ah sì... sabato finalmente sono riuscita ad incontrare la Mitica Patty, in tutta la sua splendida altezza e il ciuffo biondo e ribelle, almeno quanto lei. 
è destino che le mie amiche siano gnocche... che ve devo dì? ciò che colpisce di lei è quella luce sberluccicante negli occhi e l energia che trasuda. una valanga di idee in movimento, nell'ora e mezzo che abbiamo passato nella Terra degli Hobbit abbiamo arredato e cambiato arredamento alla casina tipo una ventina di volte. e poi si è bivaccato direttamente tra le sale dell'ikea. e pure lì le idee si sono accavallate e mimato un intero campionato di rugby. la cosa divertente è che ci siamo salutate con il mal di gola! "ma quanto ce piace chiacchierà????" pazzesco... mai successo!
e poi?
e poi è chiaro che, Edison ha illuminato il mondo, ma l Enel non ha la benché minima idea di come fare a ripigliarsi il suo contatore infognato in un distributore di dubbia origine e natura... e quindi sono ancora senza luce...
oggi mi stanno montando la cucina... la mia prima cucina tuttamiatuttaseria... e io sono emozionata. stamattina ho portato lì LEO il bonsai... che per nome e per presenza spero porti energia positiva e fortuna... e poi... ? che altro?
uhm... ah sì... sono tesa nervosa stanca preoccupata agggitata con tre g, poco tollerante e critica... ma anche fantasiosa ed elettrica e la testa che va a mille... e smemorata insieme.. e poi ho una data da guardare sul calendario! finalmente visto che Thunder e Signora sono sempre più vicini! e spero che per quando arriveranno qualcosa abbia preso a funzionare per il verso giusto... e se no ci inventeremo qualcosa no? e... vabbè... per ora stacco che ho da andare... vado eh... vado... 
ma dov è che dovevo andare???

guardate che v ho sentiti!!!! 

venerdì 1 marzo 2013

... mmmmm.....

G.: "e allora? adesso cosa fai per i contatori?"

SyS: "lunedì provo per l ennesima volta a vedere se risolvo il problema, altrimenti mi tocca delegare e mettermi in mano di qualcuno di affidabile...

G.: "il Codacons?"

SyS: "... meglio il Gabibbo..."

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...