mercoledì 14 gennaio 2015

Resisto...

A volte devi indietreggiare di uno o due passi, ri-considerare, staccare per un mese.
Non fare niente, non volere fare niente.
La pace è fondamentale, il ritmo è fondamentale.
Qualsiasi cosa tu voglia non l’avrai provandoci con troppa insistenza.
Charles Bukowski, Cena a sbafo.

Ho una voglia incredibile di "cose dolci". A Natale mi sono detta: massì dai, una fettina di panettone, due canditi... peggio che rimettere il vino in mano ad un alcolista anonimo. Ho preso a sognare canditi giganti, cassatine siciliane con la pasta di mandorle quella verde chiara e la glassa di zucchero candida. Sublime. Solo a scriverne prenderei a morsi la tastiera.
Ma resisto.
Passo tra gli scaffali di dolciumi del super ripetendomi come un mantra "non si può, non si può, nun t azzardà".
Ho una voglia di incredibile di "pensieri dolci". Vorrei aprire la mail e trovarmi una canzone spedita, perché chi l'ascoltava pensava a me. Proprio lì, in quel testo, in quell agglomerato di parole appariva giusto in mio faccino in dissolvenza. Vorrei aprire la cassetta delle poste e trovarci un bigliettino con i cuoricini manco fossimo a San Valentino. Vorrei quelle attenzioni tipiche del corteggiamento, di quella parte bella dove ti sembra di volare e di essere sulla Luna e non torneresti mai giù. Quei momenti dove tutto è brivido di stupore un emozione, la magia dell'istante che precede il primissimo bacio. Quei momenti che sai che passano e lasciano il posto a emozioni più "solide" quelle poi dove vai a costruire quello che i più chiamano "domani". Ma che finché durano sono spruzzi di spuma marina che sa di vita, il cui profumo ti resta appiccicato se non per sempre, poco ci manca.
Ma resisto.
Mi celo pacificamente dietro i miei "non me la sento, non ho voglia, no dai non è il momento sono ancora in lutto". E ci aggiungo anche un "non si può, nun t'azzardà". 
Che la disillusione è ancora lì, insieme al sacchetto della spazzatura che anche stamattina mi sono dimenticata di raccogliere e buttare. Che se apro un cassetto esce l'ansia di fare un altro disastro. Mi salta in faccia come quei pagliacci a molla delle scatole di tanti anni fa. Che se niente niente abbasso la guardia mi ritrovo nel mezzo di una catastrofe e non me lo posso permettere. Come direbbe il Che, potrei giocarmi l'ultimo pezzo di cuore. Ma a che pro? E poi se me lo gioco sul nero ed esce il rosso? io lo odio il rosso.
Ho una voglia incredibile di sole di acqua di aria, di due occhi che guardandomi mi dicano "tranquilla, ci sono io adesso qui con te". Ho una voglia incredibile di quotidianità, quella tanto denigrata osteggiata, che non è apatia o pigrizia da svernamento sul divano, ma quella in cui anche condividere una tazzina di caffè o una melizia ha un che di buffo e divertente.
Ma resisto. 

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...