venerdì 21 aprile 2017

Lady Mellens...


Ieri Lady Mellens stava volando sul ponte. Da Pasquetta, dopo un attacco epilettico, le sue condizioni sono gravi. Ieri sera, è collassata. Provava a camminare, ma ha perso conoscenza. Ha zompettato verso il ponte arcobaleno, ma, trovatasi al cospetto di San Francesco, l ha trovato stupito del suo arrivo:
"Ma come Milady, già qui? ma la suite imperiale non è ancora pronta... sa... Amazon è in ritardo con la consegna della Jacuzzi... l'aperitivo nel patio dice? mi spiace ma non l'aspettavamo così presto e... anche le olive per il Martini sono finite".
Lady Mellens che non è certo farina da fare ostie, stizzita e scocciata, ha deciso di fare retro front. E indossata la sua 18ma vita, quella in chiffon e ribbons è tornata indietro.
Stamattina era accanto a me, coccolosa e fusante.

giovedì 20 aprile 2017

schegge di tempo...

Una volta, in un telefilm, ho sentito uno psicologo dire che il dolore arriva a ondate. Alterna momenti in cui ti sommerge, ad altre in cui riesci a razionalizzare e anche a formulare un pensiero che abbia un senso.
Sto ascoltando un cd del Coldplay in loop, è uno dei primi, quelli dove le sfumature della musica sono ambrate e un po' cupe. Ed è vero. Il dolore va a ondate. E il "bello" è che si tratta di una sorta di acconto. Non è nemmeno quello "vero", perché ancora nulla è deciso, tutto è sospeso in un futuro ipotetico che non lascia grandi speranze, tantomeno aspettative di sorta. E' un inevitabile di cui si sente l'odore, ma non se ne avverte ancora la presenza.
Mi ritrovo alle prese con una decisione difficile, niente a che vedere con quella che hai preso tu, meno di un mese fa. Per l'amor di Dio non ci voglio nemmeno pensare.
Forse una delle cose più giuste che mi siano state dette (sono poco le cose sceme, a dire il vero, ma come diceva un amico poco fa, del parere degli idioti non ci si deve curare) me l ha detta il Fratellone: "non ti invidio per nulla, pensa a quello che vorresti per te, se fossi al suo posto...". E alla fine la palla ritorna a me. Che dopo 18 anni e mezzo insieme, credo di essere l'unica a conoscerla davvero, come forse lei custodisce dentro di sé la parte più vera di me.
Che poi a pensarci bene lei di dubbi ne ha sempre avuti pochi. Ha sempre riconosciuto un uomo per cui valeva la pena, da un emerito pirla prima di me. E infatti quelli che non ha schifato o snobbato allegramente si contano sulle dita di una mano. Ha sempre saputo cosa voleva e come andarselo a prendere. Anche quando si trattava di un ragno o una cimice puzzosa. Però è stata capace di insegnarmi cosa significa amare senza nessun tipo di condizione o di vincolo, fin dal primo momento in cui ha grattato il suo naso contro le mie dita, ed aveva poco più di un mese di vita. E da quando è entrata a far parte della mia,  ho imparato a non mettere più prima me, davanti a tutto il resto. Ho sempre messo lei. E tu, Ing. mi hai sempre fatto ridere dicendomi che ero la schiava in suo potere. Ma alla fine, a ben pensarci. Forse la risposta è ancora e di nuovo quella. Mettere lei, e il suo bene, davanti a tutto il resto. Anche se solo il pensiero mi spezza.

martedì 18 aprile 2017

Anche le Coccinelle, nel loro piccolo, viaggiano...

Arrivato, vissuto e andato. Una non fa nemmeno in tempo a preparare la borsa che già si ritrova davanti alla lavatrice.
Del resto erano solo due giorni, effettivi. Ma meglio di niente. Partire è stato meno immediato del previsto, ma già in autostrada ho respirato aria di vacanza. Non era un vero e proprio viaggio, piuttosto una gita fuori porta. Ma fatta in solitudine, in un posto dove non c'era la tv, non c'erano negozi, dove non c'era un'anima viva, a parte la proprietaria del b&b e i suoi dolcissimi animali. Ma c'era bisogno di questo stacco per una serie di motivi irrisolti, evidentemente, dato che al ritorno lo stato d'ansia è stato richiamato subito a rapporto, con le condizioni di salute di Melli improvvisamente aggravate. Ma anche per semplici questioni logistiche in vista del viaggio vero, quello di agosto. Ad esempio ho imparato che portarsi via la Canon senza la memory card non è una mossa particolarmente intelligente. Che la borsa in canvas verde militare capiente e perfetta per i viaggi, non è così perfetta perché basta metterci la suddetta macchina fotografica, e il portafogli e già pesa l ira di Zeus. E non va bene.
Mi sono fatta il promemoria mentale di togliere il flag da "mulattiere" sulle strade opzionabili del navigatore. E che contro un campanile che suona ogni mezz'ora pure la sparachiodi fa poco. Quella vale solo per il cucu. Viaggiare con la Lella mi ha divertita. Tirare fuori dalla borsa e cercare un'inquadratura che comprendesse il suo facciotto sempre allegro, mi faceva sorridere anche quando i pensieri non erano dei più semplici. E credo abbiano reso le foto meno banali del classico paesaggio con selfie, che personalmente mi fa tristezza. Ho scoperto che i fiori di aglio sono una meraviglia. E credo che alla prima occasione ne pianterò un paio di spicchi, hai visto mai. Alla peggio mi resteranno distanti i vampiri. Magari.
Ho scoperto la bellezza di improvvisare una tappa intermedia, di camminare da sola in mezzo alla gente senza sentirmi mai fuori posto. A gustarmi il silenzio della campagna e le foglie di un pioppo bianco che suonavano a sembrare pioggia.
Mi sono divertita a parlare con chi mi vedeva per la prima volta, ma bastava salutare con un sorriso e ti snocciolava la storia della sua vita nei primi 42 secondi di conversazione. Mi è piaciuto improvvisarmi autrice e tirare fuori le prima 30 pagine del mio scritto e cercare di far quadrare i cerchi che, ad oggi restano aperti. Ma il silenzio e l assenza di distrazioni di un terrazzo, alle volte, aiutano a pensare meglio.
Ho imparato che per un paio di ore si può anche fare nulla. Che non succede nulla, non c è da sentirsi in colpa. Semplicemente stando lì, a godersi il paesaggio, il sole che cala e il vento che attraversa la valle spettinando le vigne. Che non c è bisogno di essere sempre delle formiche all'opera. Ogni tanto si deve lasciare che sia. Indipendentemente da noi.


martedì 11 aprile 2017


Ansa - Ultima ora: Venerdì l'ufficio resterà chiuso tutto il giorno.
E subito anche il giorno 14.04 è stato colorato di giallo fosforescente, tipico colore con cui spennello le giornate in cui posso riprendere fiato.
Il b&b è già prenotato da mesi, ma il rischio di perdere la giornata è stato alto, almeno fino a stamattina. Ma, eliminato anche l ultimo tassello che profumava di problema, direi che sia tempo di mettere in carica la batteria della Berta, scaricare la memory card e preparare uno zaino. Lo so. Non si può nemmeno definire viaggio, è una gitarella. Diciamocelo. Sono abituata a partire da sola e guidare per ore, e tra l altro è una cosa che mi piace molto. Ma è la prima volta che a destinazione non c è nessuno che mi aspetti, e tra l altro in giorni di festa, il che significa che quelli che sono i miei "soliti contatti" quelli che possono sostenere il mio desiderio di comunicazione, saranno ovviamente impegnati con la loro vita.
Ergo, sola.
O meglio in compagnia di me stessa, la macchina fotografica e, per un attimo avevo pensato al pc. Poi ho dirottato sul mio quaderno di viaggio e quello degli appunti. Metti mi venga qualche idea per quel progetto che...
Ne ho bisogno. Voglio staccare la testa dalla solita routine, da quel meccanismo in cui si attende il venerdì con ansia, e poi non fai in tempo a capire che è arrivato ed è già lunedì mattina. Non si può vivere in funzione di un fine settimana, il più delle volte è così carico di aspettative che suo malgrado finisce per non essere all'altezza delle speranze. Aspettare il venerdì sera, aspettare l'occasione, aspettare che il telefono squilli, aspettare... sono stanca di aspettare sempre comunque qualcosa o qualcuno. Sono contenta di partire, di avere tempo per guidare ascoltando la mia musica, di prendere le distanze e mettere ordine anche tra i pensieri e respirare un'aria completamente diversa. Non ho nemmeno fatto grandi progetti di vedere questo o quello. Perché voglio vivermi la giornata senza una sorta di tabella di marcia. E vedremo come va...


giovedì 6 aprile 2017

I buoni propositi...


Facciamo che il mio 2017 sia iniziato con quattro mesi di ritardo? Sì dai facciamo.
Che stamattina ho focalizzato siamo già ad aprile, e sono riuscita a dimenticarlo nonostante l'invio puntuale a messer commercialista del foglio presenze di marzo.
A farmi porre l'attenzione sulla primavera è stato l'arrivo puntale e sistematico della prima bolletta del gas. Quella più leggera, quella che ti dà solo il colpo dietro le ginocchia per farti andare giù. La mazzata, quella vera che ti stenderà togliendoti il fiato e mandandoti in apnea per un tempo che Pelizzari me spiccia casa, sarà giusto verso la fine di maggio.
Diciamo che l'inverno visto trotterellando tra pronto soccorso, farmacie, parafarmacie, ambulatori medici e sale d'attesa di specialisti, non è così freddo ma soprattutto il tempo è volato. Dovessi riassumere questi mesi, in una sensazione: avete presente quando vi scappa da morire la pipì, e bussate alla porta chiusa vi rispondono "un attimo" e quell'attimo è lungo e lento come i rigori ad una finale di coppa del mondo. Ecco, quella roba lì.
Ma il sole finalmente è tornato, le orchidee in cucina sono sbocciate, Brontolo ha voglia di licenziarmi e i passerotti fanno cip ciop. Senza dubbio è primavera. Quindi vorrei far coincidere il mio capodanno personale con il mese della rinascita della natura, il mese dove il tripudio di colori, di pollini svolazzanti, di magliettine leggere e calore sulla pelle, non può non farti fare i conti con:
  • il rotolino di panzetta che prima nascondevi serenamente sotto la yoga felpa di pile, tre taglie più grande della tua.
  • le calze che stringono e strizzano dalla caviglia, sottigliano le cosce, alzano le chiappe e contengono la panza, poco possono in caso di domenica in piscina, perché sotto al costume non ce le puoi mettere
  • per lo stesso motivo di cui sopra, persistere nella depilazione delle gambe è fondamentale e doveroso con maggiore accuratezza e precisione.
Insomma. Sembra che sia imminente il tempo dei "devo". Devo mettermi a dieta, devo riprendere la ginnastica, devo rinunciare ai carboidrati, devo chiudere in un cassetto quei gianduiotti artigianali che mi ha regalato Pat. In realtà in questo novello capodanno, decido di ridurre i buoni propositi in un solo progetto: sostituire il devo al Voglio e sintetizzare il tutto con un "Voglio fare ciò che mi fa sentire bene".
Guardo il calendario e, come chi mi conosce bene sa, significa che c è una partenza imminente. E questa volta niente Piemonte, mi fermo un po' prima. E sarà il primo viaggetto in solitaria, quasi una sorta di prova generale per quel che verrà più avanti. Sono un po' emozionata ma per nulla preoccupata. Alla fine, il bello delle paure, è che puoi superarle.

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...