martedì 18 aprile 2017

Anche le Coccinelle, nel loro piccolo, viaggiano...

Arrivato, vissuto e andato. Una non fa nemmeno in tempo a preparare la borsa che già si ritrova davanti alla lavatrice.
Del resto erano solo due giorni, effettivi. Ma meglio di niente. Partire è stato meno immediato del previsto, ma già in autostrada ho respirato aria di vacanza. Non era un vero e proprio viaggio, piuttosto una gita fuori porta. Ma fatta in solitudine, in un posto dove non c'era la tv, non c'erano negozi, dove non c'era un'anima viva, a parte la proprietaria del b&b e i suoi dolcissimi animali. Ma c'era bisogno di questo stacco per una serie di motivi irrisolti, evidentemente, dato che al ritorno lo stato d'ansia è stato richiamato subito a rapporto, con le condizioni di salute di Melli improvvisamente aggravate. Ma anche per semplici questioni logistiche in vista del viaggio vero, quello di agosto. Ad esempio ho imparato che portarsi via la Canon senza la memory card non è una mossa particolarmente intelligente. Che la borsa in canvas verde militare capiente e perfetta per i viaggi, non è così perfetta perché basta metterci la suddetta macchina fotografica, e il portafogli e già pesa l ira di Zeus. E non va bene.
Mi sono fatta il promemoria mentale di togliere il flag da "mulattiere" sulle strade opzionabili del navigatore. E che contro un campanile che suona ogni mezz'ora pure la sparachiodi fa poco. Quella vale solo per il cucu. Viaggiare con la Lella mi ha divertita. Tirare fuori dalla borsa e cercare un'inquadratura che comprendesse il suo facciotto sempre allegro, mi faceva sorridere anche quando i pensieri non erano dei più semplici. E credo abbiano reso le foto meno banali del classico paesaggio con selfie, che personalmente mi fa tristezza. Ho scoperto che i fiori di aglio sono una meraviglia. E credo che alla prima occasione ne pianterò un paio di spicchi, hai visto mai. Alla peggio mi resteranno distanti i vampiri. Magari.
Ho scoperto la bellezza di improvvisare una tappa intermedia, di camminare da sola in mezzo alla gente senza sentirmi mai fuori posto. A gustarmi il silenzio della campagna e le foglie di un pioppo bianco che suonavano a sembrare pioggia.
Mi sono divertita a parlare con chi mi vedeva per la prima volta, ma bastava salutare con un sorriso e ti snocciolava la storia della sua vita nei primi 42 secondi di conversazione. Mi è piaciuto improvvisarmi autrice e tirare fuori le prima 30 pagine del mio scritto e cercare di far quadrare i cerchi che, ad oggi restano aperti. Ma il silenzio e l assenza di distrazioni di un terrazzo, alle volte, aiutano a pensare meglio.
Ho imparato che per un paio di ore si può anche fare nulla. Che non succede nulla, non c è da sentirsi in colpa. Semplicemente stando lì, a godersi il paesaggio, il sole che cala e il vento che attraversa la valle spettinando le vigne. Che non c è bisogno di essere sempre delle formiche all'opera. Ogni tanto si deve lasciare che sia. Indipendentemente da noi.


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