martedì 29 novembre 2011

Brainstorming

L'euforia va e viene, 
è un po' come l'andare e il divenire delle maree, le onde continuano ad infrangersi contro gli scogli eppure tornano un po' indietro e ci si ributtano contro. E si potrebbe pensare che ci sia del masochismo in questo pensiero, ma alla fine è l'acqua ad avere, da sempre, la meglio sulla pietra. 
Ma filosofeggiare alle volte non aiuta, quasi per niente. Vorresti dare colpa alla nebbia, alla pioggia, al grigio. Ma fuori c è un bel sole, per niente caldo ma c è. Anche la brina, prima di sciogliersi sberluccica che sembrano brillantini dimenticati dopo un gioco. Uno di quei cartelloni che ti facevano fare alle elementari (io all'asilo non c ho messo piede, che mio papà non voleva mica) quando era quasi natale. Ma ci vuole energia, energia per reagire e agire, inventarsi un modo, una soluzione. E ci sono momenti in cui vorrei essere un mago, e tirare fuori soluzioni come conigli da un cilindro, farli scappare un po' in giro dove ce n è di bisogno. No, non per farli finire in pentola con contorno di patate! Farli giungere a destinazione, con la stessa magia che li ha creati e lì zac! polvere di stelle e via, via i problemi e le ansie e il non sapere che fare, che inventarsi per fare quadrare un cerchio che non quadra mai. E  vorresti davvero, essere capace di incrociare quegli occhi e dire "eccomi, sono qui, non hai più nulla da temere". Forse il trucco, quello vero, il segreto, non è puntare su cose eclatanti, ma contare sul fatto che tutto fa. Cambiare la prospettiva, cambiare completamente il punto di vista. Mettersi a testa in giù con i piedi al soffitto se necessario, o salire sulla scrivania, in piedi dritti con la testa alta. Guardate il mondo da angolazioni diverse e il mondo vi apparirà diverso, diceva quel film. E allora magari scoprire che basta cambiare l'angolazione ed eccola lì, se non la soluzione il primo foglietto della caccia al tesoro, quello che sembra un indovinello e racchiude già in sè la risposta per arrivare al secondo step. E allora avanti, sempre avanti, REAGIRE come mi ripeteva quell'Uomo Grandioso alzandosi dal letto per farsi la barba e rivedere i propri occhi riflessi nello specchio. 
Ci vogliono delle idee, ci vuole coraggio e un po' di gioco d'azzardo. Darwin ce l ha insegnato, chi si ingegna e si adatta, mettendoci del suo cambiando strada se necessario, ne esce va avanti cambia Evolve.  E ci vuole amore, ci vuole fantasia ci vuole l'energia, la grinta, ci vuole voglia di vivere e fiducia. In te stesso, nelle tue mani, nelle tue idee. Togliersi il fango di dosso di chi si dimena accanto a te solo perché di meglio non sa fare. 
C è da crederci. Crederci davvero, anche quando tutto rema contro, anche quando ti dicono "ma no che non siamo capaci". Credere in se stessi con la stessa passione con cui, chi ti guarda con quegli occhi lì, crede in te. Perché chi crede in te con tanta passione  e non solo a parole, solo non ti lascia.  Ecco, e allora vorrei davvero poter tendere la mano e dire "mi vedi, sono qui per te. insieme vedrai, ne verremo fuori, credimi". 
Cosa c è di più celeste di un cielo che ha vinto mille tempeste...
Non ho conigli e non ho nemmeno un cilindro, non ho la bacchetta magica ma credo nella magia della volontà. Non ho soldi,  ma ho mille sorrisi che non chiudo mai in cassaforte. Non ho azioni e investimenti, ma sono capace di ridere sotto la pioggia e inventarmi un pranzo con i rimasugli trovati in frigo. Non ho titoli e nessuna garanzia, ma ho le mie mani e braccia che sanno stringere forte. 
E sono un po' come la marea, partita bassa e in sordina all'inzio di questo minestrone di penseri, e ora sono giù più su, ho recuperato l energia che serve e sono pronta a ricominciare a fare il tifo. 
Chissà se mi senti...

On Air: Vorrei - Pooh

lunedì 28 novembre 2011

Una domenica per l'ADMO

Questo era il "nostro" banchetto. Pronto in meno di una decina di minuti, che quando fa freddo si scatta come cavallette e le cose sono più veloci. Eravamo in tre, carichi e motivati. 
All'inizio però non sembra una cosa così semplice. C è la crisi e pure i buongiorno sembrano costare cari. E così c è chi ti passa davanti e fa finta di non vederti, chi ti guarda e pure male, chi dice un buongiorno stretto tra i denti giusto perché la mamma 60 anni fa gli ha insegnato così e non ce la fa proprio a disobbedire. 
Altri che sfilano nell'indifferenza. 
Ma no il nostro sorriso e il "buongiorno! vuole un panettone che si fa domenica?" l'abbiamo regalato a piene mani, e non ci siamo demoralizzati troppo. Quello che ha colpito però un po' tutti è che le persone non sorridono. Camminavano frettolose per andare o tornare da Messa, e già avevano il muso. Giravano con le sporte dei regali di Natale e grignivano. E' vero, di questi tempi c è poco da stare allegri, ma alle volte penso che si potrebbe spendere pure un po' di meno e sorridere un po' di più. Forse si vivrebbe meglio. 
A metà mattina scopro il sacchettone nuovo dei palloncini in uno degli scatoloni ancora chiuso. E già che solitamente giro con la sindrome da paiasso* in tasca, non è che mi fermo a pensarci troppo su, gonfio un palloncino e lo faccio volteggiare sulle nostre teste. Giallo come il sole che, arrivava ovunque, meno in quella via stretta con i palazzi alti, almeno ci si scalda un po'. E scopro che i bimbi più piccoli hanno ancora la capacità di stupirsi davanti ad un palloncino. Fermarsi a guardare le loro espressioni mentre abbracciano un pallone più grande di loro, ti fanno dimenticare il freddo e i grugniti antipatici. L'immagine più bella? Una bimba che camminava appena, sfuggiva dalle mani del papà in cerca della mamma dentro ad un negozio, il padre impegnato a rassicurarla "arriva subito la mamma, tranquilla!" e lei che piangeva come una pazza. Mi avvicino con un palloncino rosa e le dico: "se io ti regalo questo palloncino, tu lo regali a me un sorrisone?". La bimba guarda questa cosa rosa davanti a lei e smette in un secondo di emettere qualsiasi tipo di suono, spalanca gli occhi e sul viso le si apre in un sorrido a quattro denti che lascia ammutolita anche me. Proprio me, che il più delle volte ho la sensazione di avere l'istinto materno di una cozza. 
E mentre prende il palloncino (più grande di lei) dalle mie mani e guarda suo papà, sempre con quell'espressione incantevole così difficile da raccontare, io me ne ritorno al banchetto, in cerca di altri palloncini e in tempo per incartare un paio di pannettoni. Sullo sfondo, l'abete davanti al palazzo del comune sberluccica già.
E mi sento un po' paiassa, un po' commossa, tanto allegra e con la sensazione di essere nel posto giusto. 
Al momento giusto.

*paiasso = pagliaccio detto in patavino. 


mercoledì 23 novembre 2011

C è bisogno di un piccolo aiuto...

Se io potrò impedire a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.
Emily Dickinson

 Saremo presenti in un sacco di piazze italiane, volte scoprirle tutte? andate  qui


On Air: E non serve che sia Natale - Pooh

lunedì 14 novembre 2011

AAAARRRGGGGHHHHHH

no nononono no...
non va affatto bene.
ieri mattina quando mi sono avvicinata alla bilancia, la stessa si è messa così con gli occhialetti sulla punta del naso (tipica espressione da arpia) e slam! verdetto e condanna lì, sul posto. senza repliche.
ma io non mangio porcherie! ho provato a dire...
non ricordo l ultima volta che mi sono strafogata di dolce, no... spetta... ricordo un budino al cioccolato della muller... buono, buonissimo... ma era fine settembre! e nemmeno l ho mangiato tutto. 
ma insomma...
non bevo non fumo e vero sì, dico le parolacce, ma per il resto sono abbastanza una brava fanciulla...
ma devo essere onesta, la verità che al momento mi viene in mente è che non mi muovo abbastanza. vero che non ho cambiato modo di mangiare, ma ho cambiato modo di vivere. la dieta che seguivo teneva conto delle tre lezioni di aerobica fatte la settimana in pausa pranzo. così, appena ridotto il trottolinare avanti e indetro da e verso il centro di fisio, lo stress e le cene saltate, un mese di fancazzismo ed eccola lì, l arpia ad indicarmi con la bacchetta la mia cicciaballonzolante.
non va affatto bene. Si cambia registro!
non ci sono più scuse: e fa troppo caldo, e fa troppo freddo, ed è troppo presto, ormai è troppo tardi, e sono stanca, e non sono stanca abbastanza allora faccio altro, e la casa è in disordine e mi godo la casa in ordine, e la gamba è rotta, non è più rotta ma fa male, non è più rotta ma ho paura si rirompa, sono da sola, il lettore mp3 è scarico, magari domani che è meglio... MACCHISSENEFREGA... oh... 
si ricomincia a muovere le chiappe. che il buon Ste ha detto che da primavera si può guardare alla vetta della montagna (niente di metafisico, proprio vetta vera di una montagna vera con sentieri veri) e ci vorrei arrivare camminando e non rimbalzando... 
insomma... la classe non è acqua... ma si può sempre migliorare.

giovedì 10 novembre 2011

C è che

 One, due, tre, four.

Un bellissimo spreco di tempo
un’impresa impossibile
l’invenzione di un sogno
una vita in un giorno
una tenda al di là della duna 

C è che oggi c è il sole.
Il lavorone che mi ha fatto fare le sette e mezzo in ufficio per due giorni di seguito è finito, sono passate ben 2 ore lavorative dalla spedizione dei file, nessuno ha ancora cacciato urli e minacciato licenziamenti, quindi direi che è andata. 
E poi c è che non fa nemmeno troppo freddo, il Bacchiglione ha smesso per il momento di farsi guardare con troppa anttenzione manco fosse stato questo qui, e Padova mi sembra meno grigia del solito.
E poi c è di bello che alle volte non ti capitano solo le sfighe, così tra capo e collo. Ci sono anche piccole schegge di fortuna che arrivano proprio nel momento che non ti aspettavi, ma che ti risolvono l inghippo che era lì a tormentarti da giorni. Come fare, come non fare... e ad un tratto TAC! eccolo lì l ostacolo che si dissolve con la stessa facilità con cui strappi una busta. Ed è un bel sentire. Ti sembra sia tornata improvvisamente primavera.
 C é che lavoro canticchiando, l'orsetto bianco mi guarda da sopra lo scanner, la stilografica sotto il video e nasconde una storia solo mia, il giacinto che ha messo radici ma fa ancora il timido e si nasconde ancora nella sua cipolla... 

Baciami ancora…
Baciami ancora…

Voglio stare con te
inseguire con te
tutte le onde del nostro destino
.

C è una bottiglia di Valdo da portare al centro di fisio stasera per festeggiare i 115° a cui nessuno (lì), credeva più, e invece eccoli qua, apparsi come per magia sulla mia gamba che si infila tranquillamente sotto la sedia e che mi fa saltellare sotto la pioggia quando esco senza ombrello come sempre. C è mia madre che mi manda un messaggio per chiedermi quale vino va meglio con le seppie che stasera ha mio fratello a cena...

l’amore che detta ogni legge
per provare a vedere
che c’è laggiù in fondo
dove sembra impossibile stare da soli
a guardarsi negli occhi
a riempire gli specchi
con i nostri riflessi migliori

Baciami ancora…
Baciami ancora…


Ci sono telefonate che arrivano e pacchi che partono, le prime luminarie che si accendono e ti fanno dire ancora no, è troppo presto. C è profumo di brioche alla mela anche se solo te la ricordi, c è il succo di limone, un pennarello che scrive sottile infilato tra i capelli, l essenza di rosmarino, lo swatch che fa tic tac e il tempo che passa veloce e leggero e ti fa venire voglia di andare...

giovedì 3 novembre 2011

Scialacquare pensieri...

seeee...
proprio così...
uguale. 
fatta eccezione forse per i bigodini che non servono... per il resto ho la stessa epressione, le stesse guanciotte paciose e decadenti... 
lo stesso desiderio di spalmarmi come nutella sul divano e una voglia incredibile di dolci e puttanizie.
tante cose dolci....
ma pure una sola di un metro e ottantasette andrebbe bene...
ad ogni modo...
per fortuna è già giovedì. che se questa fosse stata una settimana normale sarebbe martedì e io sarei già alle prese con una crisi di nervi. 
sarà l ormone?
il bioritmo?
una strana congiunzione astrale con saturno che mi si infila in non so quale casa e facesse pure le pulizie già che c è, invece di stare lì a seminar zizzania. 
che poi divento insofferente...e proprio oggi passo 37 minuti in coda alle poste per il nulla. 
entri e non è mica uno di quegli uffici tipo PD Centrale, con una ventina di sportelli e centocinquanta persone in coda con il numerino. è uno di quegli uffici di quartiere, grande come la tana di una nutria forse pure un po' meno. 
davanti a me diligentemente in fila come gli scolaretti in gita, quindici persone e ce ne sono altre quattro già agli sportelli. le quattro sciure sono quelle che già a vedersi ti fanno venire l acidità di stomaco. una, quella biondiccia con gli occhialetti piantati sulla punta del naso con tanto di catenella con le perline, è questa qui , che già non sopportavo prima, figuriamoci poi. 
la stessa che per capire quale codice inserire al fine di chiudermi una pratica dell inail, ha dovuto leggersi 4 fogli, chiamare tre college, sbattere le sue unghie laccate molto fashion contro la fronte per poi dire "ooohmmadaiiiii si faceva così..."
e pure oggi càpito proprio da lei... "oooohsssìsìsìsìsì... ma è lei signorina, come sta?... mi pare proprio di potermi ricordare qualcosa... ohhhmmadai sììì è proprio così... no perché sa... è complicato stare qui dietro... tutti pensano sia cosa facile e invece... mica è da tutti sa... ci vuole preparazione e competenza..." è già... ci vuole la laurea in fisica nucleare... minimo... 
ma or io mi domando e chiedo...
anzi no
meglio di no, che non mi chieda niente... oggi è meglio volare bassi, stare alla larga dallo yogurt che già sono acida di mio... magari recuperare qualcosa di dolce... meglio se di un metro e ottantasette...  

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...