mercoledì 28 maggio 2014

Yes!

Sai, a volte tutto ciò di cui hai bisogno sono venti secondi di coraggio folle. Letteralmente, venti secondi di audacia imbarazzante.
E ti assicuro che ne verrà fuori qualcosa di grande.
( Benjamin Mee)






Come prendere in mano il telefono, chiamare quell'albergo lì, quello che conosci da quando sei piccola, (quasi in riva al mare dove sai che ci sono i tuoi punti di riferimento perché certi paesini non cambieranno mai).
Dove si scende in una stazione con soli due binari, è sufficiente trascinare il trolley per dieci minuti e sei già lì. Nella tua stanza, con il costume pronto da tirare fuori e l'idea che ci siano poche cose a cui pensare, che c è chi si prende cura di te. E poco importa che non sia l uomo della tua vita, ma un albergatore che si ricorda di te bambina e si rassicura che la cena sia di tuo gusto. 
Sentirsi dire... "sì, che posto... vuoi pensarci?" e... quei venti secondi, ma pure molto meno, in cui tutto ti dice "ma perché? ma per chi?" e tu che rispondi "no. va benissimo. considerami  già lì".
E siamo d’accordo sul fatto che non sia una partenza imminente, ma è una data segnata finamente segnata sul calendario, che si rifà alla data di oggi.
Giorno in cui hai pensato solo esclusivamente a te stessa.

E la cosa ti è riuscita particolarmente bene.

lunedì 26 maggio 2014

già...

























“I tempi felici sono brevi. A sommarne gli attimi in una vita, non fanno una settimana.
Eppure la vita è bella lo stesso”
(Anna Magnani)

martedì 13 maggio 2014

non aprite quella porta...

Il vero nemico che si insinua subdolamente nella tua vita, non è l'acaro. 
E' il suo cacciatore. 
Sempre reduce dall amorevole commento materno, vedi post precedente, ieri accetto l invito per una pizza a casa di Geogre McFly. Scelta quanto mai azzardata, ne prendo atto, ma io che tendo a voler sapere tutto e subito A) volevo vedere il materiale che lui colleziona su un personaggio pubblico passione di entrambi B) fammi vedere casa tua e ti dirò chi sei. Da ex agente immobiliare e soprattutto da Donna, guardo casa tua e "sento"... ti percepisco... magari non appieno... ma se uno non è se stesso in casa sua... dove? 
"Cosa dici... preferisci uscire o mangiare in casa?" chiede lui
"Ma non so... tu che dici?"
"Mangiamo in casa, così costa meno". 
Ohm... Syssa Ohm... ricordati che sei sei sola perché acida e perché pesi troppo le parole... Ohm... Io però ve lo dico subito. Ho avuto la delicatezza di ordinare la margherita, nemmeno doppia mozzarella come il mio solito, ma il gesto di tirare fuori il portafoglio dalla borsa non ho nemmeno fatto finta di farlo. 
Entriamo in casa sua, e sorvolo sul nome della ex, ancora presente nel campanello e nel 84% delle sue frasi. Ma tanto gentil e tanto onesta appare che... Ohm... Syssa... Ohm...
Casa sua. 
Avete presente un mobilificio? no, non l ikea in cui viene tutto lasciato con un disordine creativo, con accostamenti quanto mai azzardati di colori con tanto di cartello con scritto "è casa tua, se piace a te fa stile?" no. Parlo di uno di quei mobilifici tipo mausolei, dove cammini seguendo un chiaro percorso tracciato e se devi far notare qualcosa al tuo accompagnatore lo fai accostandoti al suo orecchio, quasi un sussurro che nemmeno in biblioteca. Ecco. Così. A parte i mobili in esposizione, il nulla. Nemmeno la polvere. Non un quadro, una foto, una cornice con il tramonto scattato all'Isola Verde nel 2008. Non una conchiglia, una candela, una penna, uno scontrino; una bolletta o il volantino trovato nella posta tre minuti prima, non un libro. (Una casa senza libri è come un corpo senza anima, disse nonricordochi). Non una rivista, nemmeno della sua passione preferita. Non un modellino, la lista della spesa, la bomboniera della comunione, una calamita sul frigo, un cucchiaino nel lavello, non  lo spazzolino nel bicchiere vicino al lavandino, il dopobarba vicino allo specchio. In camera da letto (ho fatto il tour... che vi pensate) l'unica cosa che sta sopra al comò è il riflesso della luce che filtra dalla tapparella perfettamente a metà altezza. I comodini identici con le lampade identiche e un quadro solo perfettamente simmetrico nel centro perfetto del letto. Da che lato dormirà? mah... 
"Eh.. ma hai visto che errore?"
"Quale?"
"Le piastrelle dell'antibagno... il disegno... il piastrellista ha sbagliato... c è una piastrella in meno... e io pensa... gliele avevo contate e fatto il disegno... e che altro potevo fare... ma ogni volta che entro in bagno... è una fitta" 
Eh... lo immagino. Nulla ora sarà più lo stesso. 
"Ma... è tutto così spoglio perché lei si è portata via le sue cose?"
"Quali cose? ah... no... lei... cara... onesta... gentile... pensa... ha voluto solo il ferro da stiro e l asciugacapelli... no è dolce? per il resto no no.. entrambi odiamo il disordine e siamo molto minimal... e poi... devi notare i colori... allora i  colori delle pareti in totale sono tre, partiamo dal sangue di bue... no.. no guardarmi così... è la gradazione di rosso che abbiamo studiato per la parete che poi prosegue... e nell'angolo lì... " segue dettagliata e articolata spiegazione, comprensiva di preventivi e saldi, del perché e per come si è potuti raggiungere questo diverso modo di colorare le pareti.. ma sopratutto... lei... la ex, che ha creato un colore meraviglioso così perfetto da far lavorare tre giorni gli operai in camera, ma ne valeva la pena. Quando ha deciso di tinteggiare nuovamente (almeno ogni due anni è obbligatorio, diciamo) gli stessi pittori erano tristi all idea di ricoprire cotanto spettacolo. Credo si siano decisi solo dopo essere stati rassicurati sul fatto che, una volta recuperata la Sistina, si potesse riportare all'antico splendore anche quella parete. E color Tortora (ma pallida) fu. 
A salvarmi Zeus, e la sua voglia di scaricare fulmini e saette a terra. M è bastato sentire "ah beh... se dovesse piovere troppo e non potessi guidare... una soluzione la troviamo". Ecco... solo l idea di trovarmi costretta a fermarmi lì m è venuta l'orticaria, la tachicardia e male al dente del giudizio. Alla fine poco prima delle nove e mezzo ero già a casa, pigiamata e spalmata sul divano. Circondata dalle fusa della Melli, dalle mie stampe, i quadri, i quaderni, le penne sparse un po' ovunque che tanto poi non le trovo mai, le foto di Parigi e quelle della mia Famiglia, i dvd di Ayrton che sto prendendo in edicola e non butto nemmeno il cartone con cui vengono imballati e...
Casa dolce Casa... 

lunedì 12 maggio 2014

di arsenico e di vecchi merletti...

Sta di fatto che, se pur tua madre arriva a dirti "ma si capisce che stai ancora da sola... sei così... puntigliosa... " la questione assume toni drammatici. 
Che poi... puntigliosa. Solo perché, ad un baldo giovinotto che s è preso la confidenza di dirmi "tesoro" via sms, ho risposto semplicemente con un "scusa, tesoro a chi?"
Già difficilmente sono un tesoro per chi mi sopporta e supporta da tempo, figuriamoci di uno che manco ho visto in faccia. 
Le parole hanno un significato, e un peso. E non venitemi a dire che "adesso tesoro lo si dice pure al postino" e al postino glielo dirai tu, io no di certo, tanto l unica cosa che mi porta sono bollette. "eh... ma ormai è intercalare" Eh male! Intercala di qui e intercala di lì, si perde il piacere della sorpresa, dell'attesa, della novità, dell esclusiva. Come arrivare il giorno di Natale e, dopo gli auguri uguali tipo "invia a tutta la rubrica", trovare sotto l albero la busta bianca e uno che ti dice "mah... non sapevo che comprarti, pigliati quello che vuoi". Amaro. Molto Amaro. 
Quanto bella è l'esclusiva? Avere un rapporto esclusivo con un altra persona. Amore o Amicizia che sia... Avere la certezza che quella persona per te è unica. E darle la stessa certezza. Usare per lei un nomignolo che è solo il vostro, pensarla con una canzone che ti fa pensare solo a lei. No, non riciclarla per tutte le donne che incontri perché la prima t è andata di culo. Aggiornati, che tanto di culo non t è andata se stai provando a riciclare la canzone. Fai uno sforzo. Non è che "Ti raserò l aiuola" di Grignani  c ha scaldato il cuore proprio a tutte. Che non so se "Vaffanculo" di Masini, (cantata più volte in loop quando ho lasciato il mio ex convivente) ti farebbe sentire al centro dei miei pensieri. Dai su... sforziamoci. Ok il basso consumo energetico ma la pigrizia mentale ci ucciderà. Sapevatelo. Se avete la fortuna di incontrare una donna che non teme di usare la macchina, non diventate un tutt uno con le pantofole "ah... già che arrivi... ti fermi a prendere la pizza? per me doppia mozzarella". Certo.. se vuoi passo pure in tintoria e ti ritiro le camice stirate... serve altro? 
Dateci il ricordo di un vago senso di corteggiamento, di quel profumo d attesa d altri tempi. Lasciateci qualche dubbio e qualche mistero. 
Non date sempre tutto per scontato. Se ci scrivete sms mentre siete seduti sulla tazza del wc, non rendeteci partecipi di contata esplorazione dell'universo. Permetteteci di immaginarvi mentre lavorate e con una mano ci scrivete di nascosto perché vi manchiamo così tanto da non poter aspettare la pausa caffè. Lasciateci supporre che la canzone L'Anima Vola vi abbia fatto venire voglia di giungere fino a noi, anche solo con il pensiero. Perché essere pensate mentre state in bagno... non è edificante. Credetemi. 
Crolla la nostra autostima e la libido. E c hai voglia a recuperarla poi... non basta un mazzo di fiori. "Mi pensi mentre fai la cacca? dici che porta soldi? bene... fila da Damiani..." Eddai su... dove sta la poesia? Il romanticismo... le farfalle nella pancia sono belle... non sono sempre frutto della  peperonata riscaldata... 
mmmmfrruuuuuufffff... 
Amaro. Molto Amaro. 





martedì 6 maggio 2014

Namasté Ayrton

Tutte le mie amiche in camera avevano il poster di Tom Cruise. Top Gun aveva fatto furori, si girava con il mangiacassette portatile e la colonna sonora di quel film (si era fatta la colletta per quella originale e poi via a copia della copia della copia) ci rimbalzava nelle cuffie tra un neurone e l'altro. 
Io in camera, attaccato al letto a ponte, avevo il poster di Ayrton, bello più del sole nella sua tuta rossa. 
Tutte sognavano di sposare Simon Le Bon, e io il Brasiliano che correva come se volasse. 
Ricordo che in gita scolastica a Firenze, sono rimasta l ultimo giorno senza mangiare perché, le ultime dieci mila lire, le ho investite nella maglietta che celebrava il suo terzo titolo mondiale. Quel maledetto primo maggio, non ho visto lo schianto in diretta, quello che allora era il mio fidanzatino ha messo su rai uno qualche minuto dopo, quando già stavano cercando di salvargli la vita, e io vedendo la Williams distrutta in cuor mio ho sperato fosse Damon Hill (delicata già in tenera età).
Invece. 
Sono già passati 20 anni. Vent'anni della sua vita mancata, Vent'anni della mia, vissuta sicuramente ad una velocità diversa, spesso in salita, con i miei testacoda sul bagnato e pure qualche schianto. Uno peggio di tutti. Sembrava la fine del mondo, ma sono ancora qua, diceva il buon Vasco.
Il due maggio scorso ero a Imola, mi sono voluta avvicinare quanto più possibile alle sue tute, ai suoi caschi. Alle cose che facevano parte della sua vita, in un mondo parallelo dietro a quel poster che tenevo in camera, e che potevo solo immaginare. Sono riuscita a non piangere, aggrappata forse all'obiettivo della macchina fotografica come ad uno scoglio di razionalità. Ma il nodo in gola è arrivato quando sono riuscita a toccare la Mclaren n. 1. E ho sorriso nel vedere i suoi ciabattoni da casa, quelli "fonfi" e verdi con scritto "riposati scemo". Che rendono il Mago della Pioggia, un ragazzo di 34 anni che si sveglia e arranca sciabattando verso il primo caffè della giornata, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi.
Proprio come nel mondo parallelo che mi appartiene, al di qua di quel poster. Gli ho lasciato un messaggio contro la rete di fronte al Tamburello, una rosa blu tra le dita di quel monumento che non gli rende giustizia in bellezza. Il temporale tuonava sopra la nostra testa, iniziava già a piovere quando mi sono fermata a metà del sentiero verso il parco delle Acque Minerali, e, guardando il Cielo ho detto "me li concedi altri 5 minuti? dai... per favore". E ha smesso. Vedi, a chiederle con gentilezza le cose. I tuoni sempre più fitti ma niente acqua fino a quando non ho raggiunto la Smart. Manca. 
Mancano i brividi, e l emozione per imprese che non si sono più viste. Manca il vederlo scendere in pista per ultimo negli ultimi 5 minuti a battere se stesso nel miglior tempo di sempre. E lasciare indietro tutti gli altri. Manca a Montecarlo dove solo lui faceva la differenza. Manca lui. Il suo accento che ti faceva pensare "Diooo ti morderei solo per come parli", lo sguardo capace di passare da modalità "bambino indifeso" a "ti spezzo l'osso del capocollo" quando infilava il casco e non ce n era più per nessuno. Mancano troppi anni di una vita spezzata in un modo ancora inaccettabile. Ma quale morte lo è?
E io piango. Piango ogni volta che il suo viso sorride in quel modo e lo vedo gesticolare con le mani  e non c è volta che io non pensi "scendi da quel cazzo di macchina" quando lo rivedo sulla griglia di partenza a Imola. 
 E mentre il circo mediatico ritorna  pian piano al silenzio, dopo il chiacchiericcio forse pure eccessivo di
questi giorni, mi piace ritrovarlo nel silenzio delle immagini salvate nel cellulare, nel rombo del motore a Suzuka, nel pianto liberatorio alla fine del G.P. del Brasile. 
Io non so come sarebbe stato se... ma mi piace pensare che, in una realtà parallela, oltre quel poster che tenevo appeso in camera, lui sia ancora vivo, a godersi il sole in una delle spiagge brasiliane che amava tanto, lontano dal business a tutti i costi, da muretti implacabili, e da troppe chiacchiere inutili. E che sorrida... sempre in quel modo lì... 

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...