martedì 31 maggio 2011

Due su Due

Il mio capo Brontolo detto Il Burbero si avvicina alla scrivania, e con fare sospetto mi sposta i fogli, il mouse, butta un occhio al video e poi arraffa la cucitrice. Io alzo gli occhi, sto parlando al telefono con Eolo e gli chiedo: "serve qualcosa, ha bisogno?" Lui non risponde, gira sui tacchi restituendo il mal tolto e dandomi già le spalle dice: "lei non accetta intrusioni nel suo spazio, è come una gatta che soffia e protegge il territorio".

domenica 29 maggio 2011

sys

S come una strada di montagna.
Uno di quei sentieri che salgono ripidi e stretti, che a guardarli dal basso ti sembrano quasi innavicinabili, poi cominci a salire, un passo dopo l'altro e senza nessuna fretta, e scopri che sì. Non è facile camminare su quei sassi, alcuni sono appuntiti e lo senti pure attraverso le scarpe. Ma gli alberi fanno bene il loro mestiere: ti regalano ombra sui pensieri e aria fresca per i polmoni. Mio nonno diceva sempre che bisogna salire piano. Andare piano. Non si corre in montagna. Primo perché fai fatica, perdi fiato subito e a quel punto che fai? Non ha senso.

domenica 22 maggio 2011

Scale

Si sale, si scende. A volte ci si ferma a prendere fiato.
Si chiude la porta, si lasciano dentro le chiavi.
Si resta chiusi fuori.
Di casa.
Dalla propria vita.
Si sale di corsa, con i polmoni che bruciano, il fiato corto.
Le gambe che pesano ad ogni gradino di più.
Si sbattono i pugni contro una porta che non si vuole aprire.
Si scende scosolati con le mani arrossate affondate nelle tasche guardandosi alle spalle, sperando
in un ripensamento.

giovedì 19 maggio 2011

Tanti auguri

Abbiamo sempre condiviso questo giorno, la torta e le candeline.
C'erano le mie: il numero preciso, tutte rosa. E una sola per le tue, azzurra. Che se no, a metterle tutte insieme ci voleva anche una torta doppia.
Così mi prendevi in braccio, e si soffiava insieme, ma prima c era da esprimere un desiderio e io lo facevo ad occhi stretti e chiusi, con le tue braccia che mi cingevano la pancia, e le mie manine fonfe sopra le tue. E poi al tre: ffffffffhhhhhhh...
E poi non posso dire che abbiamo smesso. Ci hanno "solo" interrotti. C'è stata una ricollocazione, un cambiamento di stato, ma alla fine la sostanza non è cambiata. Io sono ancora spudoratamente orgogliosa di essere il tuo regalo di compleanno, anche se sono arrivata con un giorno di ritardo.
Non soffio più sulle candeline da un po', e ho sostituito la fanta con un bicchiere di prosecco, ma ci sono momenti in cui le tue braccia me le sento ancora intorno alla vita, e la tua barba mi punge ancora il viso o si impiglia ai miei capelli. C'eri quando non ho imparato a volare, e ci sei quando trascino le infradito verso il caffèlatte. Ci sei quando Stefano mi fa un male cane, ma tu sei lì a dirmi di non mollare. Ci sei nei miei occhi quando rido, nelle tre pieghette che mi vengono lì vicino. Sei nella fede che porto al dito. Sei quando guardo il mare che luccica sotto il sole e sembra fatto d'argento. Sei nella voglia che ho sul braccio ed è il più bello dei miei tuatuaggi. Sei nel colore dei miei occhi e nel mio carattere ostinato, nel rifiuto dei miei 27 capelli bianchi e nella pelle che diventerebbe subito scura se solo prendessi un giorno di sole. Eri in ospedale con me, che mi sentivo stringere la mano ed ero in stanza da sola. E non poteva essere l'anestesia. Sei con me sul letto quando strafugno la mia gatta e nella mia ispirazione mentre scrivo.
Sei in me, perché io sono una parte di te.
e Buon Compleanno a Noi.

On Air: Ti voglio tanto bene Gianna Nannini

martedì 17 maggio 2011

Respiro

Alle volte mi manca. 
Si ferma lì, incastrato sotto lo sterno, aggrappato, appeso, ancorato al diaframma e sembra tirarlo verso il basso. E respirare diventa una fatica. 
Mi ritrovo ad aprire la bocca, chiudere gli occhi cercando di prendere più aria che posso e mi sembra sempre di raccoglierne la metà di ciò che ho bisogno. 
Succede quando sono più debole, quando mi permetto di tornare a momenti difficili, passati e che sì, appartengono alla categoria zavorra che dovresti imparare a lasciarti alle spalle e sì, alle volte ti sembra di riuscirci, ma c è sempre qualcosa che resta, uno strascico, un ricordo che non se ne vuole andare e diventa paura, ansia, timore che fa ancora troppo rima con dolore. Succede quando temo di allungare la mano e non trovare più una spalla.

sabato 14 maggio 2011

Fragilidad

Ci sono momenti fragili.
Sono quegli istanti così delicati e prezioni che si mantengono in equilibrio su altrettanti precari frammenti di vita.
Come l'arcobaleno creato dalle gocce d'acqua che escono dalla canna per i fiori.
Le briciole di pane caricate sulla schiena di una squadra di formiche.
Il fiore di ibisco che è appena sbocciato.
Tenersi attaccato ad un mondo, un pensiero, o una parete, o un sogno, o un desiderio con due dita.
La linea del telefono che cade.
La batteria dello stesso telefono che muore.
L'orologio del microonde che è avanti di due minuti e quello della sveglia che è indietro di tre, ma il tempo comunque non passa mai.

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...