I minuti che scandiscono la fine di questo cazzo di mese che pare non finire mai.
Ed è un mese a cui tengo, con il compleanno di mia madre, e la primavera che arriva, e tutti i cip cip ciop ciop che ci si racconta pensando che arrivano due belle stagioni e che s ha da viverle al meglio. Come se le altre essendo più fredde e piovose fossero da superare arrancando, sopravvivendo allo schifo.
Questo marzo mi sta stretto, e mi ha stancata. Non vedo l ora di girare la pagina del calendario e dirmi "basta è finita passiamo oltre". Anche se poi alla fine non è il calendario, non è il cambiamento del fuso orario con quell ora di meno e il mio bioritmo che va a farsi friggere, la siccità che rende tutto elettrico e ogni volta che infilo la chiave del garage prendo la scossa. Quello che non sopporto sono le giornate iniziate male che proseguono peggio. E' il collega che entra in ufficio e non può fare a meno di sbraitare quando parla al telefono e per quanto tu gli dica "stai urlando" non cambia un accidenti. E' quella mail che sbagli a scrivere, è il caffè che ti prepari e che invece viene fuori da schifo, lo scooter che non parte. E' quel malessere che ti fa venire voglia di rovesciare la scrivania e tutto ciò che c è sopra, compreso il pc, aperto sulla pagina del blog e conti fino a 100 perché se ti parte l embolo roba che cancelli pure quello e già l hai fatto con l altro e ti sei pentita. E ti sei tagliata i capelli niente più ricci! e ti sei pentita, ma il cambiamento va bene uguale, anche se non è quello che ti aspettavi. L'importante è aver preso una decisione ed averla portata a termine. I capelli ricresceranno, ricrescono pure le ossa, faranno pure loro ciò che devono. E'quell insieme di fraintendimenti e l incapacità di spiegarsi davvero, vis à vis, dovendo ricorrere sempre alle mail, al telefono, ad un piccione viaggiatore passato di lì per caso. Sono stanca di sbagliare la mossa e di non saper fare la mossa, come se i rapporti fossero giochi di strategie di guerriglia urbana.
Alla fine mi spiace, ma questa sono. Cresco, imparo, vado avanti, spesso torno indietro (e controllo se ho chiudo davvero la macchina, o mi sarò dimenticata?) chiedo aiuto e decido di arrangiarmi, mi sento in colpa e pago il mio conto, rido davvero con tutta la faccia, perché mi va e mi viene così, e mai con la manina davanti al viso che se no non sta bene. Non è vero che non faccio mai due volte lo stesso errore, e il mio rapporto con la matematica ne è la prova, sbaglio, so ammetterlo e chiedere scusa. Sono ostinata, e gelosa. Ma so controllarmi o per lo meno ci provo. Lotto per quello in cui credo, credo davvero, e credo nelle pazzie fatte per amore, per passione, per amicizia. Credo si possa essere felici con poco e che per molti quel poco è tanto. Ho imparato a dare niente per scontato e mi piace sta cosa perché mi permette ancora di illuminarmi per piccoli gesti e sinceramente, ne ho viste che basta per farmi essere scettica davanti a gesti eclatanti. E mi incazzo con me stessa, perché ho l insana pretesa di non voler commettere errori, dare il meglio e quando non ci riesco perché in quel momento abbasso la guardia mi incazzo. E la realtà è perché in quel momento non penso. Non ci ragiono. E allora mi prenderei a testate da sola.
Come ieri. Come oggi.
Ma domenica, se Dio vuole, strappo questa cazzo di pagina di calendario e passo ad aprile, che sarà un mese di arrivi e di partenze. E allora vediamo se riesco a ritrovare un po' di ottimismo in fondo alla tasca dei jeans, prima di cacciarli in lavatrice.