"E dietro alla curva del tempo che vola
C'è Sante in bicicletta e in mano ha una pistola
Se di notte è inseguito spara e centra ogni fanale
Sante il bandito ha una mira eccezionale
E lo sanno le banche e lo sa la questura
Sante il bandito mette proprio paura
E non servono le taglie e non basta il coraggio
Sante il bandito ha troppo vantaggio.
Fu antica miseria o un torto subito
A fare del ragazzo un feroce bandito
Ma al proprio destino nessuno gli sfugge
Cercavi giustizia ma trovasti la Legge."
Sarà.
Sarà che negli ultimi sei mesi Napoli è diventata quasi casa. Ho disseminato pezzi di cuore lungo tutto il tracciato della metropolitana 2, ma ascoltare il romanzo letto in modo magistrale e con uno spiccato accento partenopeo ha placato la nostalgia che, inaspettatamente, mi ha colta di sorpresa come il freddo.
La scrittura di Francesco Paolo Oreste si fa assorbire e passa da parte a parte con la potenza di un proiettile, crudele e cruento alle volte, a descrivere una Napoli dalle ombre delineate in pieno contrasto con la luce e i colori dei napoletani che la abitano. Come se la città fosse distinta in due entità divise: quella della criminalità da prima pagina, con cui non senza pregiudizi viene additata, e quella del coraggio, della gente che trova ragioni per vivere, gioire e amare.
Nonostante tutto.
Poetico e romantico, nelle riflessioni di un ispettore che sceglie il mare alla carriera, che è un tutore della legge ma crede nella giustizia, ma soprattutto nel rispetto della persona. Che comprende ma non giudica. Che ha e dà una sola parola, e non la tradisce.
Di questo libro ho amato i colori e il buio, l'ironia, gli scambi tra Giulietti e il suo collega Michele Carotenuto, capace di compensare l'animo idealista e aulico del suo superiore, in un continuo botta e risposta che a tratti mi ricordava la comicità di Troisi.
Mi sono ritrovata ferma al semaforo a commuovermi quasi alle lacrime, persa nei pensieri e nei dubbi di un poliziotto fuori dagli schemi, eppure così "normale". Dove normale significa semplicemente l'opposto del supereroe che ogni tanto si incontra e tanto stanca. Romeo è un uomo che vorremmo avere come amico quando siamo nei guai, o più semplicemente quando vorremmo parlare con qualcuno che sappia ascoltarci senza rigirare il coltello nella piaga.
O semplicemente perché la sua sola presenza ci fa sentire bene.
Un giallo costruito ad arte, un'indagine completa non priva di colpi di scena e di tensione che mi è parsa quasi un pretesto per raccontare altro, molto di più.
E come sempre mi accade quando scopro uno scrittore di valore, mi avvierò tipo cane da tartufo in cerca di ogni testo leggibile, così da supplire questa sensazione di solitudine che piove addosso all'ultima pagina di un libro che si è amato dalla prima riga.
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