venerdì 26 settembre 2014

parole al vento

Tutti i miei buoni propositi sono andati a cozzare contro una "mialgia" alla spalla, dovuta all'uso intenso e spasmodico del telefono. 
Reggere la cornetta con la spalla contro l'orecchio per avere le mani libere non fa bene alla salute. 
Da una settimana sopravvivo a dosi massicce di aulin, e giovedì ho dovuto cedere all'infiltrazione di cortisone per tornare in possesso di un braccio destro in disuso. Sono tornata a casa con la schiena a macchia di leopardo, e una voglia terribile di dolci. 
Cosa c entra?
Nulla, ma ogni occasione è buona per avere voglia di dolci. 
La cosa bella è che avrò una scusa sensata e plausibile per farmi pastrafugnare di coccole e attenzioni per tutto il fine settimana. 
Vorrete mica farmi affaticare, nevvero. 
Progetti per il week end nessuno, al momento focalizzo solo il relax e la Buona Compagnia. 
E per il resto... quel che ha da essere sarà. 
Oggi mi gira così. 
Buon fine settimana. 

lunedì 22 settembre 2014

sondaggio...

M è venuta una brutta periartrite alla spalla destra. Un dolore fastidioso a dir poco, e così il fisio raccomanda antiinfiammatori, ghiaccio, arnica a volontà e tenere il braccio a riposo. Ergo, mi tocca tenerlo legato al collo che se no, col cavolo riesco a tenerlo fermo. 
Per fortuna oggi va meglio, e nella fase più acuta, durante il fine settimana, il Maggiordomo di Melli s è prestato ad aiutarmi, facendomi da aiuto cuoco, autista, massaggiatore e quant altro. 
La Sciamana, un giorno mi ha detto che il braccio destro è quello con cui restiamo "aggrappati al passato". E generalmente inizia a far male quando ci allunghiamo verso il futuro non lasciando però andare la presa. Teoria che trovo interessante (che poi uno è libero di crederci o meno, ma se una cosa ti fa scaturire una riflessione ben venga). Domani è il mio giorno di autunno, e se proprio vogliamo dirla tutta è una delle stagioni che preferisco e trovo più affini al mio carattere: esplosioni di colori, i profumi "caldi", lo strudel e la cannella, la copertina sul divano e le scintille delle caldearroste, che lasciano spazio ai toni malinconici che di tanto in tanto mi appartengono. Ma è anche la stagione del rinnovo e delle partenze. E così, da quando mi è partito il trip del rinnovamento mentale e casalingo, in questi giorni con il mio passato mi sono incontrata e scontrata parecchio. Non ultimo l'aver intercettato le foto del mio ex e dalla sua attuale metà su feisbuc, e scusate il commento ma, ragazzi miei "ho scansato un fosso".
Il dolore alla spalla ha rallentato molto i lavori, ma ieri sera, per far passare la malinconia post partenza del Maggiordomo, ho preso uno dei miei quaderni e ho fatto una sorta di piano delle modifiche da apportare in casa e non solo. So per certo che non diventerò mai minimal nel senso stretto del termine, ma questa volta sono assolutamente determinata a fare spazio al nuovo, (e non intendo necessariamente nuovi acquisti) e a eliminare tutto quanto non sia più parte di me. Lo so che da qualche giorno non scrivo di altro, ma credo di essere in una di quelle fasi di svolta. In cui un azione avvia una reazione a catena in cui tanti piccoli meccanismi si mettono in moto. 
E se è vero quello che dice la Sciamana, mi sa che questa infiammazione arriva proprio a dirmi che sono sulla strada giusta. 
E poi c è la questione jeans. 
Eh sì, perché se è vero che voglio separarmi da tanti abiti "vecchi" lì fermi per abitudine più che per necessità, è altresì vero che con pazienza dovrò riprenderne di nuovi perché a fronte di 7 kg persi in due mesi e mezzo sembro Cucciolo nei vestiti di Dotto. Sabato abbiamo visto in una vetrina un paio di pantaloni tipo jeans strappati. Amore a prima vista. Ma come sempre faccio in questi casi, la prima reazione è stata "sì vabbè ma dove vado..?" e tirare dritto. 
Poi ieri nel dormiveglia (momenti epici in cui partorisco pensieri sublimi e scrivo mentalmente pagine di letteratura che toccano picchi assolutamente meravigliosi che la mattina non ricordo nemmeno morta), ho pensato una cosa tipo "ho 38 anni e mezzo... se non ora, quando?" 
E non è mica una domanda da poco... (e infatti stavolta me la ricordo). 
Quindi credo che quei pantaloni saranno miei. Prima di azzardare l'acquisti intorno ai 45 anni e scatenare l ilarità collettiva. 
E poi che altro? 
Che altro bisognerebbe assolutamente fare prima dei 40 anni? 
Avete suggerimenti? 


mercoledì 17 settembre 2014

Decluttering

No, ma va bene.
No, ma io capisco tutto.
No, ma va bene tutto capisco tutto ma mi rifiuto. Ecco.
Io mi rifiuto. 
Mi rifiuto di pensare che in 4 persone si sia abitato in 55 mq di casa, e che io da sola in un appartamento di quasi 80 stia litigando con l'armadio per questioni di spazio. E dove lo metto il piumone? e dove la metto la trapunta da mezza stagione... ma che davvero i maglioni di lana non ci stanno più lì? ma se fino all'anno scorso... 
Oh basta. 
Ieri ho aperto l'armadio. Melli mi guarda con quell'espressione tipo "e mo so cazzi" e si defila andandosi ad acciambellare sopra il cuscino del Maggiordomo. 
Alla fine, gira che ti rigira amore bello, non sarà certo la cessione in uso gratuito di numero 2 (due) cassetti forniti ad OcchiAzzurri a crearmi scompensi emotivi. Qui sostanzialmente urge riorganizzazione fisica ma soprattutto mentale degli spazi. 
Il mio Fratellone Filosofo risolverebbe la cosa con il Mantra del Sacco Nero. Cioè aprire il suddetto e ficcarci dentro ogni cosa che risponda alla definizione di superfluo. Io non ho ancora la sua forza di carattere e quindi provvederò con una selezione accurata ma intransigente. Nel sacchetto del "fuori dalla mia vita" c è già entrato il mio "maglione di Linus"... quel maglione grigio, di 3 taglie più grande di me già al tempo del suo arrivo  nella mia vita (tipo 16 anni fa... ed era già usato) e adesso che ho persi per strada un numero considerevole di chili... non ho nemmeno voluto provarlo. Tanto non so nemmeno se gli intrecci di lana ancora reggessero al trauma. Via. Ad occhi chiusi cacciato lì in fondo al sacchetto. 
Scritto sms per dichiararlo a voce alta alla Genitrice che mi risponde "hai intenzione di far scatenare un uragano? No avvisami che tiro dentro i gerani... ma avrai mica la febbre?"

E poi alla fine il problema è che mentalmente costruiamo storie e pensieri intorno all'oggetto. Ci pinziamo un ricordo e una situazione. Non sempre facile, non sempre bella ma è la nostra l'abbiamo vissuta e ce la teniamo stretta. Anche solo per roderci di nuovo, nei momenti già cupi quando non ci si fa male abbastanza e allora dobbiamo proprio rigirare il coltello nella piaga. E quindi sparpagliamo oggetti inutili e pseudo ricordi in giro per casa. 
O sul ripiano dello stanzino... O in fondo all'armadio insieme alle magliette della terza media. Ecco. Nun l'accetto. No no, non va bene.
Decanto il mea culpa e oggi si riaffronta la situazione con rinnovato spirito e animo propositivo.
Io non sono gli oggetti che possiedo.
I ricordi mi accompagnano tra i pensieri e non nella conservazione dei tappi delle bottiglie bevute, nei biglietti dell'autostrada infilati nel cassetto, nei cumuli di borse che sono lì, non uso e che però ogni volta che passo da Desigual mi fanno dire "ma nooo... che di borse ne ho a casa".
Insomma, ogni inversione di tendenza deve avere la sua motivazione Alpha no? 

martedì 16 settembre 2014

Gira così...

Si chiama nostalgia, 
e serve a ricordarci che per fortuna, 
siamo anche fragili.


Cesare Pavese





Alle volte è un profumo, una musica passata per radio, una parola detta così quasi per gioco o per caso. Stamattina è stato vedere il postino armeggiare con la cassetta delle poste. E fu subito Nostalgia. 
Nostalgia per quel tempo che era scandito dalle lettere, che spedivi e che arrivavano dopo giorni di attesa. Ma se non ha tempo di mettersi lì a rispondermi allora non gli interesso. Ma sarà stato impegnato. E non si poteva telefonare, non così tanto, c erano gli orari quelli in cui costava meno ma tutta la famiglia era già a casa e il telefono proprio sul tavolino in sala da pranzo, a portata di orecchio di tutti. Allora aspettavi. Non potevi controllare l ultimo accesso di whatapp...  E poi il postino arrivava, con le buste bianche, quelle che annusavi e sapevano di tabacco, e quelle rosa che ti spedivano le amiche, e le cartoline di quella che poteva fare la gita fuori porta anche solo di un fine settimana - "ah io questo weeeekkk end vado a Baselgadipiné (proprio così tutto attaccato) con il mio papà" con quella voce da gné gné che l avresti presa a testate, ma Zidane non aveva ancora fatto scuola e così tirarvi un sospiro e cacciavi la cartolina e tanti saluti in fondo alla scatola. 
Nostalgia per i compiti finiti in fretta, che quando ti dicevano "eh vedrai quando andrai a lavorare come rimpiangerai questi momenti... pure il compito di matematica, vedrai" e tu che c hai quest idea che a te, una volta adulta, nessuno ti dirà cosa fare e quando farlo pensi che sia impossibile, che lavorare sia molto più semplice, che sarai padrona del tuo tempo. Tu che, ragazzetta, sai che il compito di matematica sia il nemico da abbattere, ma tanto è previsto per giovedì e oggi è solo martedì e allora ci penso domani, vado a prendere Nicoletta, andiamo ai giardini e ci infiliamo dietro quell albero dai rami bassi, così finalmente mi dice cosa le ha detto Luca a proposito di Mara che ha parlato con Valentina ma non siamo mica sicure che alla fine si sia messa con Marco. Chissà. 
Nostalgia per il diario che girava sotto il banco, per il biglietto che ci trovavi dentro e non te l aspettavi proprio, per domande tipo "scusa c hai un gettone"? e la coda al telefono dell'atrio. E lì che pensavo, mentre stavo in coda per chiamare mamma, e non mi ricordo perché,  "vorrei fare la fisioterapista" che avevo visto quel film che mi era piaciuto tantissimo, ma nell'esame di ammissione c erano matematica e fisica a cariolate, (che avevi controllato sul librone che ti avevano dato in auditorium e che presentava le facoltà, che mica c era google),  e io di matematica e fisica c ho mai capito una mazza... 
Eppure mi sembra di essere ancora giovane per pensieri tipo "uh ai miei tempi quando cercavo l'oro nel Klondike" o "noi si saltava i fossi per lungo" (e poi a chiedersi ma chi te l ha fatto fare?). Ho nostalgia delle cose più semplici. Ho voglia di quelle cose fatte bene, con il cuore. Magari senza troppi fronzoli, ma fatte perché hai quella predisposizione d animo che tu fai quella cosa e vedere il sorriso che ti sta davanti ti pare già di aver vinto la lotteria. Ho voglia di aspettare l'uscita di un nuovo libro, di farmi un giro per una libreria dove parli piano perché c hai timore di disturbare. Ho voglia calore, di bagni caldi con tanta schiuma, di una trapunta con i fiori e delle fusa della domenica mattina, da un po' di tempo equamente divise tra me e Lui. 
Ho voglia di invertire la rotta. 

Ho voglia di essere un po' anacronistica. 

giovedì 11 settembre 2014

non capisco...

Le parole. 
Hanno un peso, una dimensione. Le parole hanno una vita loro. Si muovono nel tempo e nello spazio, attraversano gli anni, non si curano dei giorni. Alle volte sono così leggere che vengono spazzate via in meno di un secondo da un aria sottile. Altre volte restano ancorate nella testa, nella pelle a vita. "Mio padre mi ha detto..." ad esempio. 28 anni di separazione forzata non hanno spostato una virgola delle sue parole. Alcune le ho perse. Le ho perse nei suoni. Nella voce che mi sembra di non ricordare  più. Nei concetti noi tre ce le tramandiamo, ce le raccontiamo come i Pellerossa raccontavano le loro storie perché non si perdessero nel tempo. 
Le parole. 
Il blog forse no, ma mi accordo di quanto i social abbiano preso, svuotato, stuprato le parole. Spesso masticate come una gomma solo per rinfrescarsi la bocca e poi sputate in un cestino. O sotto le scarpe del vicino. Le parole di branchi che si muovono a ondate. Oggi per quest argomento, domani per un altro che quello di oggi è già passato, andato. Masticato e sputato. E la violenza. Gratuita, sbattuta così, nero su bianco, senza ponderare, senza pesare il peso di una parola, di un affermazione, di un accusa o una maledizione. 
Oggi i giornali riportano la notizia che Daniza, l'orsa che nel Trentino aveva difeso i cuccioli ferendo un tizio che andava per boschi è morta. Complicazioni dovute all'anestetico usato. 

Che possa essere una morte annunciata, il dubbio può pure venire. La campagna mediatica improntata intorno a questi fatti è stata pesante e pressante (a me in questi casi sorge sempre il dubbio che si usino certe notizie per distrarre la gente). Sono indignata, e triste. Perché era una femmina, una madre che difendeva i suoi cuccioli e da madre s è comportata. Quello che mi ha fatto pensare oggi è stata la reazione su facciadalibro.
La sensazione è stata di un branco cieco di rabbia che si muovesse compatto, azzannando chiunque avesse l idea di smorzare il tono. Gente che augurava la morte, malattie inguaribili al Trentino (tutta la regione, così, nel dubbio per non lasciar fuori nessuno) gente che proponeva il boicottaggio della Regione e offendeva i Trentini. 

Ora, non ditemi che sono di parte perché l'altra metà del mio cielo è di Trento. Ma questo accanimento mi ha schifata. Gente che si proclama amante degli animali, animalista che auspica la morte tramite tumore fulminante ad un suo simile, per me è un fascista travestito da animalista. Gandhi da pacifista proclamava la pace universale, non la pace a macchia di leopardo e il resto del mondo morisse da un colpo. E' pura violenza. Lo scriveva pure Cinciamogia un paio di post fa, è come se, la facilità di poter esternare il proprio pensiero senza necessariamente metterci la faccia, abbia liberato quella parte meschina dei caratteri per cui, augurare la morte diventa facile come ordinare un espresso al bar. Una persona è arrivata a scrivere che oggi è: un nuovo 11 settembre per il pianeta. Ora, per quanto indignata e dispiaciuta non mi è proprio possibile paragonare la morte di questa Orsacchiotta a 2974 morti. 
Ma come si fa? 
E' uno di quei giorni in cui mi sembra che l'unico filo conduttore sia il delirio collettivo. 

lunedì 8 settembre 2014

sono stata nominata...

Lo si sa, e bene o male lo dico a tutti, a me le catene non mi sconfiferano più del dovuto. E sì lo ammetto, vado molto a "simpatia" di chi mi nomina. E io a Patty non resisto. 
Perché ci siamo conosciute fuori da queste pagine, ci siamo viste due volte ma è come se fossimo amiche da anni, perché dopo una giornata passata con lei ho mal di gola per due giorni, e anche lei (ma quanto ci piace chiacchierà!) perché le voglio un gran bene, che quel sorriso ne nasconde di storie, che lei ti racconta come se fossero state tutte facili.
E quindi, se lei mi nomina io rispondo! anche perché mi ha detto che sono fonte di ispirazione, niente meno. 
Quindi, le regole sono:
Mettere il link della persona che ti ha nominato: fatto
Elencare le regole: sto "fando"
Condividere 7 curiosità su di te: farò
Nominare 15 blog che ti sono di ispirazione e informare che li hai nominati: arduo!!!

1) vivo la realtà di blog da 10 anni. e devo dire che sono davvero tanti. con alti e bassi, con voglia di scrivere e voglia di non saperne una pezza. con scontri violenti che nemmeno nella vita "reale" (il confine è spesso labile) e momenti di risate alle lacrime. ho conosciuto tante persone. molte di queste sono "sparite" con la facilità con cui si spegne il pc. altre sono ancora parte della mia Vita e le ringrazio, perché mi hanno arricchita, mi hanno aiutata a crescere, mi hanno fatta ridere e anche quelle che mi hanno fatta piangere. alla fine, ciascuno di loro ha lasciato qualcosa che mi capita di ritrovare in una parola o in una battuta. e mi piace sia così. 

2) sono cinica ma per finta. quando me ne esco con "battute" ciniche o pessimiste in realtà sto solo rispondendo con il carico da novanta della razionalità. in realtà sono ottimista da far schifo, da quando (piccoletta) ho letto Pollyanna e ho imparato il giochino del cercare il lato positivo in tutto, provo sempre a vedere il buono delle cose, ad oggi non sono riuscita a trovare la cosa buona solo in un Fatto... e non credo ce lo troverò mai.  
credo nell'Amore (con la A maiuscola) nel gioco, nei fiorellini nei cuoricini e nel profumo del caffè fatto con amore da chi ti dice "lascia faccio io". credo nella normalità delle cose semplici, dei momenti condivisi come il lavarsi i denti insieme... e tutte quelle cose che vi risparmio o vi faccio venire il diabete. 

3) c ho la fissa per i numeri dispari, in particolare per il 5. 

4) non ho mai tradito. e non lo dico per pontificarmi ma perché è venuto fuori il discorso ieri. solo una volta, avevo tipo 19 o 20 ho baciato una persona che non era il mio ragazzo... (si può definire tradimento?) e me la sono data a gambe. ma con quel gesto ho capito che quella che pensavo fosse una crisi era proprio un punto di rottura. a parte quell episodio, come diceva mia madre ieri "non ha fatto cazzate nemmeno quando stava con quello che l ha menata". e magari se lo meritava pure... 

5)  do un peso smisurato alle parole, al loro significato e al modo in cui vengono usate. (anche se alle volte ho un intercalare da scaricatore di porto). 

6) ho tanta memoria per aforismi, testi di canzoni e battute dei film. e adoro citarle. mi piace associarle ad immagini o a momenti che ho vissuto. sono quelle frasi che penso "io non avrei saputo dirlo meglio". 

7) ho fatto pace. 
con me stessa, con le mie cicatrici, con il mio caratteraccio, con i miei difetti e con il mio essere lunatica. sto imparando a essermi  amica, e concedermi la stessa indulgenza che dedico alle persone a cui voglio bene.  e tutto sommato mi trovo pure simpatica. 

azz che fatica... 
e adesso le nomination: 
se la vorranno raccogliere io nomino Bruno: ispirante perché sa come dire le cose, spesso è riuscito a raggiungere proprio quella zona d ombra che mi spaventava e accenderci una candela. è una di quelle persone a cui non mi stanco di dire "grazie". oggi il mio sorriso è più sereno anche per merito suo. 
Morena: perché la leggo e mi viene voglia di scrivere a mia volta. perché è la mia Socia, e la cosa divertente è che abbiamo un modo così opposto di scrivere, che ogni volta che mi capita di scrivere a quattro mani con lei, mi ribalta ogni pensiero facendomi vedere una prospettiva che per me non c era proprio! 
Cinciamogia: per le sue foto, per la sua ironia attenta e perché entrambe ci facciamo ispirare da un macchinino piccolino che raccoglie parte del nostro mondo. 
Mezzamela: perché la leggo da anni, siamo "vicine di casa" e forse ci saremo pure sfiorate senza saperlo ma non ci siamo mai incontrate. e adoro il suo blog, le sue frasi breve che racchiudono mari di pensieri e riflessioni in cui mi rispecchio. 

non sono 15 lo so... sono pochi... ma sono più che BUONI. 


mercoledì 3 settembre 2014

L'amore è un tacco 10 grosso!

E così siamo tornati. 
Settembre ha già portato il suo carico di pioggia e grigio e freddo, la mia spalla s è già bloccata come fosse gennaio e il segno del costume (quel poco che si faceva intravedere contro luce) è già sepolto sotto due maglie. Ma innervosirsi per il brutto tempo è del tutto inutile e quindi pazienza. 
Settembre resta, nonostante tutto, il vero Capodanno, quello emotivo, quello della testa. Quello che, dopo giorni pigri passati a rilassarsi, ti fa scatenare la voglia di fare, quei piccoli grandi buoni propositi perché vuoi affrontare la nuova stagione al meglio. Si comincia a fare ordine, tutto quello che è rimasto accantonato dalla pigrizia estiva, a settembre ritrova una sua dimensione. E poi io non ho perso il vizio di entrare nelle librerie e guardarmi le nuove agende e sfogliare quei giorni che sono tutti pagine bianche ancora da scrivere. E poi li rimetto giù. Che c ho la mia bella agenda vintage in cuoio e mi basta. 
E poi tra un paio di giorni sono due mesi in cui ho archiviato il mio radicato zitellaggio. E mentre tornavo a casa ieri sera, in coda in tangenziale, la mia mente da menteGatta, ha partorito quest idea: il mio Amore è come un paio di scarpe con il tacco 10. Di quelli grossi. 
E qui si eleva il coro di maschi "scarpeeeee comprareeeee...". ma credete... è così. 
Certi amori sono da tacco 12, sottile: danno le vertigini solo a guardarli. Li metti e ti senti subito instabile e il passo trema. Sono bellissimi non puoi fare a meno di provarli, almeno una volta. E quando li vedi ti fermi a guardarli, e un po' invidi quelle che pare ci camminino dentro come se fossero scalze,  ma i 12 richiedono uno sforzo a tutti i tuoi muscoli per mantenere una parvenza di equilibrio e non camminare come una papera zoppa. 
Certo, tutti ti guardano e tu svetti perché poi quanto di abitui a quell'instabilità ci cammini da famme fatale e riesci in qualche modo ad andare avanti e ti convinci che sia meraviglioso attraversare la folla su quell'appoggio seppur precario.  Però è innegabile il sospiro che fai quando li togli, e, scalza, ti massaggi i piedi. Bello fare i funamboli, emozionante, ma ragazzi a lungo andare che strazio... 
Certi altri sono come le scarpe da ginnastica/pantofole. Comodosi. Stabili. Rassicuranti. come la copertina sul divano e la tazza di latte caldo. Ci puoi fare i chilometri ma poi, quando entri in un negozio non sono esattamente il primo modello che guardi. A lungo andare (e ve lo dico con cognizione di causa, visto che per oltre un anno ho dovuto/potuto usare solo scarpe da ginnastica) ti vengono a noia. Pensi che vuoi di più, che questa cosa non ti basta... ok la copertina e il divano e il latte caldo... ma pure un cinema o una bella cena fuori a lume di candela ogni tanto... no?
E poi c è il tacco 10 grosso. 
Il modello che adoro. 
Quello alto, quasi quanto il 12 ma non la vertigine ti spaventa meno. Il passo è più sicuro e sono comode. Perché ti senti stabile. Ti senti elegante e a tuo agio. Ti senti femminile senza strafare. Ti senti che puoi rilassare i muscoli della schiena e farti due risate senza pensare di perdere l equilibrio e finire a zampe all'aria. Ci puoi camminare per ore, e la caviglia non soffre. Il tacco 10 non ti tradisce. perché è largo, stabile, rassicurante. Perfetto con la gonna ma sta da Zeus anche con i jeans. E quando ti sfili le scarpe, le guardi sorridendo perché ti hanno accompagnato durante una giornata che sì, può essere stata faticosa, ma loro non hanno contribuito a complicarla, anzi. e sapere che domani la prossima sfida la affronterete insieme, è bello. Ti fanno sentire bene. E non le cambieresti per nessun altro paio di scarpe. 
Ecco. 
Io c ho un Amore da Tacco 10. 

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...