martedì 29 gennaio 2013

Pausa x 2

Oggi a pranzo. 
ore 13.05 SyS al bar ordina un toast. 
ore 13.12 SyS al bar è ancora in attesa che le diano il toast
ore 13.17 il barista si avvicina e dice... "ancora qualche minuto".
SyS: questo bar invece di Blue Moon dovrebbe chiamarsi "I migliori anni... "
Cliente: (sorride) ... perché?
SyS: "Sono quelli che si perdono in attesa che si scaldi il toast... "


Sabato mattina da MaTronyx. 
Urge comprare frigo e lavatrice per la casa nella Terra degli Hobbit. 
SyS al telefono, in preda al panico da carta di credito, suda freddo e dà testate al pallottoliere in modalità "spese a gogo on",  nel frattempo cerca di farsi rasserenare dal Fratellone che,  armato di santità e pazienza, ascolta tra i fumi della febbre. 
Commessa: "Allorraaaa... si è decisa per quello?"
Mamma di SyS: "guardi... se le dia qualche minuto, si sta consigliando con il fratello..."
Commessa: "sì ben in effetti.. è così giovane..." 
Mamma di SyS: "beh... a dire il vero le sue 36 primavere le ha fatte e finite tutte..." (l'amore materno è nell'aria come la primavera, non lo sentite?)
Commessa: "Cosaaaaaa??? 36? ma guardi... non gliene davo più di 28!!!" 
SyS: "eh guardi... non serve... il frigo glielo compro lo stesso...la televisione no."

(Epilogo: racconto la cosa all'amica R. la Rossa)
La Rossa: "Eh... ma pure tu te le cerchi... vai via con la Mamma... telefoni al Fratellone..."
SyS: "Guarda, mancava il parroco solo perché in macchina non ci stava..." 

venerdì 25 gennaio 2013

Emozioni blu

Le emozioni. 
Quelle che arrivano inaspettate, quelle che non riesci a controllare, quelle che ti prendono così, a tradimento alle spalle, ti avvolgono e invadono e non ti resta che restare lì e viverle, sentirle muovere e esplodere o implodere. Quelle che puoi comandare, o illuderti di farlo. Puoi cercare di nasconderle lì, per benino, in fondo all'armadio dietro alle coperte dei cambi di stagione, ma sono lì e ti capita prima o poi di aprire quell'anta e ti basta sentirne il profumo per esserci di nuovo dentro, con tutte le scarpe e i calzini. 
Sono quelle che ti prendono alla gola, quelle che prendono tutte le tue belle spiegazioni tanto razionali, tanto pulite e ordinate e ci soffiano sopra, e mandano tutto all'aria come un castello di carta di dieci piani. E chi c è mai riuscito? 
Sono quelle che però sei felice di sentire, sei felice di farti prendere e ti arrendi senza troppo protestare. Sono le emozioni che ti fanno pensare che di vita ce n è ancora da vivere, e tanta. Sono quelle che ti portano in alto e non ti fanno pensare che puoi cadere e in quel momento anche se ci pensi ti rispondi chissenefrega. Le emozioni che ti fanno brillare gli occhi, ti rendono lo sguardo liquido e non sai se sorridere o piangere e piangi e sorridi insieme e ridi perché non c è controllo c è solo il bene. Il bene che ti piove addosso, il bene che sai che c è, che alle volte avrebbe bisogno di parole e invece si muove su binari diversi, quello dei gesti. E allora che te ne fai delle parole? Un silenzio diventa un desiderio realizzato, tempo investito tempo dedicato. Che sono tre minuti e tre minuti non sono mai. Ma sono solo tuoi. 

Sono quelle che turbinano tra i miei capelli dalle 11.05 di oggi...


giovedì 24 gennaio 2013

A cena con L.

Ieri sera io e la Bionda ci siamo date appuntamento al solito posto. L'idea era quella di cenare insieme con club sandwich ricco di salse salsine e salsette, e berci una birra come zeus comanda. 
In realtà i sandwich erano clamorosamente finiti e ci siamo dovute accontentare di ciuppare un banale toas nella salsa rosa. 
Ma quando la compagnia è buona e l energia positiva anche il cibo passa in secondo piano. Così ciuppando nella salsa ci siamo raccontate l ultimo mese (di già?) di lavoro terrificante, cuori spezzati, incontri stravaganti, piani fatti e disfatti e diatribe sulle cassettiere di bambù. 
Cose così. Si parte con "al cuore  non si comanda... lo prenderei a testate ma alla fine è adorabile così" per finire "ma poi l ho vista stai quella borsa della Desigual da Coin, l effetto era diverso..." 
Chiacchiere. 
Chiacchiere leggere tra amiche, tra donne molto diverse per alcuni versi (lei è alta magra bionda con gli occhi azzurri  ça va sans dire...) e molto simili per altri. Il bello di poter passare una sera raccontandoti senza dove tenere la schiena dritta e il sorriso attivo. Arrivare sotto il diluvio in scarpe da ginnastica e scoprire piacevolmente che lei ha avuto la stessa idea. 
Una volta mi è successo che mentre lei mi raccontava una cosa che le era successa, l empatia per quello che doveva aver provato m ha fatta piangere. Sentivo il nodo in gola e non volevo interromperla. E mentre facevo finta di nulla lei si blocca e dice "no vabbè ma adesso mi dici che succede!!!" non me ne ero nemmeno resa conto, il nodo in gola era niente, erano le lacrime che non sentivo che già scendevano da minuti. Eppure con lei si può fare. Magari non capisce la mia passione per i mobili etnici, ma capisce quando le dico che mi basta sentirlo ridere perché l universo si illumini, mi guarda proprio con quel faccino lì. 
Così il tempo passa e non te ne accorgi. La gente che gira per il locale ti passa intorno e non la noti, ti fermi a parlare con il ragazzo indiano che ti vuole vendere le rose "ma ti par che ci regaliamo le rose tra di noi?" La prossima volta? "ok, la prossima volta, promesso". E la pioggia che non smette, ma ormai ci siamo abituate, la promessa di non far passare di nuovo un mese e ce la possiamo fare. 
E quel ponte blu che attraverso per andare a casa, e mi riposta alle chiacchierate notturne fatte da chi quel ponte lo cercava in rete, e l'idea che le distanze in realtà non siano reali. 
Ecco. 
Sono le serate così, che ti fanno fare pace con il mondo. 


martedì 22 gennaio 2013

essere o non essere...

C è modo e modo. 
D'accordo sull'importanza della sostanza, ma anche la forma ha la sua importanza. 
Anche nei rapporti più stretti.
Qualche giorno fa, F. mi ha detto "sei l unica persona che se mi dice vaffanculo non mi incazzo". Anche perché, a meno che non si stesse scherzando e la mia risata sia palese, difficilmente dico una cosa così ad un amico. 
Va bene, generalmente ho un lessico che non è proprio di quelli usciti dall'accademia della crusca, ma se mi rivolgo ad un  altra persona, soprattutto una che mi sta a cuore, la parolaccia non la uso mai. Non mi piace non la trovo rispettosa, al di là di quella che può essere una battuta. Ma lo scherzo deve essere chiaro. Ci sono, nei rapporti,  quelli che io chiamo "i punti di non ritorno". Quei confini del rispetto che, se superati, non puoi tornare indietro come se nulla fosse. E' sistematico che qualcosa si spezzi. Dare del cretino all'uomo che amo, anche in mezzo ad una discussione, per me è inconcepibile. Puoi essere incazzata fin che vuoi, ma se ami rispetti. Se manchi di rispetto vuol dire che non ami. E a quel punto cosa ci stai insieme a fare? Si può tornare a dormire come niente fosse accanto all'uomo a cui hai dato del deficiente? Io non ci riuscirei. 
Stessa cosa nei rapporti di amicizia.
Ragionando con L. lei mi diceva "con la mia migliore amica io non ho filtri, dico la cosa come la penso e mi piace sia così. con l'altra L. invece, so che il carattere è diverso e quindi modulo le cose". 
Mi piacciono i rapporti senza filtri. Dove l'altra persona può dirmi quello che pensa, nel modo in cui lo pensa.  Ma sono io che inconsapevolmente metto dei picchetti? 
Tempo addietro mi è stato chiesto il parere in merito ad un testo. Trattandosi di una persona che conosco da molto, e trovando il lavoro pressoché illeggibile, ho cercato il modo di esprimere il mio parere nel modo più delicato e diplomatico possibile. La critica non è stata presa per "costruttiva" ed evidentemente qualcosa è cambiato, perché per tutta risposta si è cominciato a toccarmi su cicatrici aperte (tipo l'incidente e il dolore non solo fisico che ha provocato) e su ciò che sono, ad oggi i pensieri positivi, quelli della casa nuova. Cose tipo "ti piace davvero quella roba lì? bleeeeee che schifoooo". 
Davanti a cose così, io mi blocco. Se mi attacca una persona da cui non mi aspetto di essere attaccata non riesco a reagire, non è che mi incazzo, resto... attonita. E non rispondo. O non rispondo come vorrei. 
Giusto o sbagliato che sia prendo le distanze. Mi allontano, penso che magari non è stato volontario, che magari era una giornata difficile, che magari aveva mille scuse... ma qualcosa dentro di me cambia. Mi si spegne dentro la volontà di condividere. 
Forse sono io, che vivo un po' chiusa in quella che è una torre d avorio fatta, per quanto possibile per l amor di dio non senza errori da parte mia, di buone maniere, quelle che tanto predicava zia Fedora. Sono io che predico lo spirito libero e poi sono permalosa. 
Forse... 
Ma sono altrettanto convinta che zia Fedora, quando diceva che era buona educazione salutare e dire per favore e grazie, non diceva proprio delle scemate demodè.


martedì 15 gennaio 2013

Nostalgia canaglia...

La giornata è di quelle uggiose. Di quelle che ti fanno canticchiare Battisti tra i denti: "ma che sapore ha... una giornata uggiosaaaa... ma che sapore ha... una vita mal spesaaa".
Come quando ero a scuola, mi imbambolo a guardare fuori dalla vetrina, il mento sorretto dal polso e lo sguardo assente. Da qualche giorno sto sognando Parigi e le foto tragicamente morte nell'impatto inevitabile dell'hard disk esterno contro le difficoltà della vita. Sogno di poter tornare a farne di nuove e di migliori in compagnia di Berta, e mi immagino a camminare di nuovo lungo la Senna. "Ho ritrovato me stessa a Parigi" diceva Sabrina nell omonimo film, guardando negli occhi il buon Harrison Ford.
Io ho ritrovato me stessa nell'organizzare il viaggio. Perché è stata la prima decisione che, dopo tempo, ho preso per me stessa, senza chiedere conferme al di fuori di me. Senza ascoltare pareri avversi, ma lanciandomi come se partire fosse stata l'unica cosa da fare. 
E lo era. 
Ho perso quasi tutte le foto, ma ho ancora l atmosfera negli occhi e nelle orecchie. Ci sogno giorni in cui i musicisti di strada riempiono l'aria di P. di note e mi sembra mi proiettino di nuovo lì, vicino alla chiesa del Sacro Cuore. Ci sono le lacrime davanti ad Amore e Psiche del Canova, il voler andare a tutti i costi nella parte del Louvre dedicata ai Pittori Italiani. 
Il voler vincere le mie vertigini salendo sulla ruota panoramica. E vedere la faccia stupita dell'addetto alla giostra quando mi ha visto salire da sola. 
Ebbene sì, i giri che ti fanno fare sono tre e il primo l'ho passato aggrappata alla poltroncina con le unghie infilate nella finta pelle! Ma poi lo spettacolo ti rapisce gli occhi e l'anima, e continui a girarti da una parte e l altra a strappare foto e immagini che vorresti tenerti strette più possibile e non dimenticare mai. C è lo stupore di trovarsi finalmente davanti alla Tour Eiffel, le interminabili code che si fanno per poterci salire, l idea malsana di farlo a piedi (all'epoca il ginocchio era ancora integro), e non riuscire ancora a crederci, di esserci ancora, essere davvero lì. 

ho voglia di tornarci, ho una gran voglia di tornarci... 

On Air: (la colonna sonora del viaggio Parigi Agosto 2010) Je Veux - Zaz

(le foto sono le mie, tra le pochissime salvate)

lunedì 14 gennaio 2013

Tempi Moderni...

S.: ma non c hai una wireless lì?
SyS: ce ne sono 6 a dire il vero... 
S.: allora attaccati a una di quelle!
SyS: ma sono tutte protette da p.word.  
S.: certo che ce n è di gente diffidente in giro...

venerdì 11 gennaio 2013

Io, scrittore? mah...

Dopo grandi strapazzamenti lavorativi, mi prendo una pausa e prendo un caffè virtuale nel blog della mia amata Socia e ci ci trovo questo post qui. E dal momento che mi diverte molto l'idea di farvi trotterellare allegramente di blog in blog, vi anticipo già che il suo post, è stato ispirato da posto scritto da Daniele Imperi. 
E io? Che rapporto ho con la Scrittura, mia croce mia delizia? 
So per certo che scrivere mi salva la vita. E  non esagero... Quando i pensieri cominciano a cozzare l'uno contro l'altro come giocatori di football americano, l'unica cosa che riporta la pace tra i neuroni è il prendere la penna e scrivermi. Scrivere mi fa tornare al mio centro, in una sorta di equilibrio, precario ma sempre equilibrio. E poi ci sono i miei racconti i miei progetti, qualche riscontro e tanta fuffa. Ma sono sempre io, con la penna o con la tastiera tra le dita. 
Si cela in me un anima da scrittrice? 
Vediamo mo... (cito i punti elencati da Daniele, attraverso lo zen e l arte del copiaincolla)

  • Leggi più degli altri.  sì, forse sì. non so dire... ho pochi termini di confronto. 
  • Leggi meglio. e  chi può dirlo? no so nemmeno qui... però quando leggo i libri di Montalbano lo leggo doppiando la sua voce nella testa. Conta? (inizio a sudare...)
  • Sei un osservatore.  questo sì! La so!!!  Osservo le persone nel bus, per la strada, mentre fa la spesa. mi piace cogliere le diverse espressioni o gesti personali che magari sfuggono. ogni tanto provo a capire la vita di quella persona da come si veste o dall'atteggiamento... 
  • Sei un pensatore. ai limiti della pippa mentale.... 
  • Rifletti su tutto. come sopra
  • Sei curioso. come una scimmia 
  • Poni domande. sì, molte. ma prima chiedo sempre il permesso: "senti... posso farti una domanda???" 
  • Non ti accontenti. uh! ecco! allora ditelo che è l anima da scrittrice! i più sono convinti che io sia spaccamaroni! 
  • Ti vedi diverso dagli altri. spesso, molto spesso... ci sono giorni poi in cui vorrei non vedermi affatto... 
  • Hai sensibilità che altri non dimostrano. a detta di chi mi conosce bene sì. 
  • Trovi mille difetti nei film che vedi. mille no, qualcuno sì, ma pensavo fosse sempre parte dell'indole da smeriglia testicoli che mi contraddistingue. 
  • Sogni a occhi aperti. Oddio sììììì.... (no... non leggetelo con "quel" tono)
  • Vivresti in almeno uno dei mondi che hai creato. I mondi li creo quando questo mi va troppo stretto... 
  • Uccidi i tuoi reali nemici in qualche tua storia. Seeeeeeee (sì. leggetelo proprio in quel modo!) 
 beh... non mi pare di essere andata troppo male fino a qui... poi, se leggete il post c è una bella domanda:
Che tipo di scrittore sei? Anonimo o desideroso di pubblicare? ora, ok, fa tanto new age dire "ma nooooo io scrivo solo per me stesssoooo... non mi interessa la fama, la pubblicazione, la soddisfazione di vedere il risultato delle mie notti insonni su carta patinata" in verità ammetto molto spudoratamente che io le mie regali chiappe sulla poltrona di Fazio, con le gambe incrociate e l'indice che sorregge il mento, ce le metterei davvero (ovviamente scherzo).  Quindi andiamo avanti... 

  • Che cosa stai facendo per la tua scrittura? al momento ho investito sul pc nuovo... (non basta vero?)
  • Che cosa stai facendo per essere scrittore? ... ehm giro la ruota e compro una vocale.. 
  • Chi sa che scrivi? a parte la mia mamma? la mia socia, e gli amici. e chi passa casualmente di qui, legge e se sopravvive ritorna... 
  • Dove scrivi? sul mio diario, sul blog, sui fazzoletti di carta, sul retro degli scontrini, sul vetro appannato dei bus, sui post it, sulla lavagna bianca, sulle "note" del cellulare, negli sms che diventano mms perché io le abbreviazioni non le uso mai... 
  • Quanto scrivi? cof cof cof... ehm.. qualcuno di voi ha l ora? 
  • Quante storie hai concluso lo scorso 2012? ma voi, non avete fame??? 
  • Quante hai in mente di scriverne quest’anno?  una ma molto ben assestata.... poi chi vivrà vedrà. 
  • Hai iniziato a scriverne qualcuna? O stai ancora tergiversando? l ho già iniziata. 
  • È in ordine il tuo blog? non è in ordine nemmeno la mia vita... può esserlo il mio blog? 
  • Hai un blog, almeno? ne ho due a dire il vero, questo e quello "fotografico" (la vedete la mia autostima che fa la ola?)
  • Hai mai spedito una tua opera a un editore? sì! mi ricordo l emozione quando arrivò la risposta: "lei scrive in modo eccessivamente tradizionale". mi chiedo ancora che significhi, ma è passato un po' di tempo... 
  • Hai mai vinto un concorso letterario? no, mai... oddio... non è nemmeno che ne ho fatti così tanti a dire il vero (come spiegò San Gennaro a chi gli chiedeva di fargli la grazia di vincere il lotto...)
  • Qualcuno ha mai letto le tue storie? sì, e pare che qualcuno pensi non siano proprio malaccio ecco... da cosa lo capisco? da quando mi dicono "ma perché -censured- non la completi e smetti invece di arenarti come un cetaceo disorientato... 
Insomma, alla fine, io amo l arte in tante delle sue forme, ho dipinto mi diverto a giocare con la macchina fotografica e non vivo senza la musica di sottofondo, ma se devo pensare alla mia dimensione, a quella in la mia anima si rigenera. Il mondo delle parole è l'unico che ho la sensazione che m appartenga, dove sono io, semplicemente ed ostinatamente io, dove l unica cosa che riesco a nascondere sono gli apostrofi. 
Che dite? faccio parte del team? 

Perplessità




L.:    Ciao! vieni con noi al Xyy stasera? Mangiamo qualcosa e poi c è musica dal vivo... Cover di Max Pezzali.
SyS: Cioè, fammi capire: davvero qualcuno ha pensato che l'originale non fosse sufficiente?

giovedì 10 gennaio 2013

Cianciando...

Uno degli obiettivi scritti nella lista (che per inciso non ho ancora scritto) è quello di cucinarmi più spesso.
No, non sentimentalmente parlando che da quel punto di vista mi graticolo che basta, intendo il prepararmi oggi il pranzo di domani. Da quando passo le pause pranzo in ufficio (per ridurre i costi della benzina) il più delle volte causa pigrizia invadente mi ritrovavo spalmata sul divano a dire "ci penserò domani". Così, io che normalmente non salto fuori dal letto come un toast dal tostapane, ma arranco bradipamente verso il nuovo giorno, arrivavo in ufficio e alle 13 mi accontentavo di ciò che si trova nel bar qui all'angolo. 
Il più delle volte ci sono panini tristi, molto tristi. Tipo 4 euro per due pezzi di pane con una fetta di pomodoro, una di prosciutto (e pure relativamente piccola) due foglie di lattuga e mezza fetta di mozzarella. 
Urgeva combattere la pigrizia a colpi di cucchiaio, e nell'ottica del piano di risparmio, non si poteva andare avanti così. 
Complice un sito fatto molto bene, con ricette interessanti (Lo Spicchio D'Aglio) , calcolo delle calorie già presenti e molta più fantasia di me, riesco a fermarmi a prendere cose fresche quasi tutte le sere e inventarmi qualcosa di sano (ed economico) per il giorno dopo. E poi ho ricominciato diligentemente la palestra (nel senso che ci sono andata eh, martedì e ci torno pure stasera). Insomma. L'idea che se faccio ordine e pulizia fuori, probabilmente uscirò dal caos che c è dentro. 
Ho voglia di circondarmi di semplicità.  

martedì 8 gennaio 2013

No ai buoni propositi, sì agli obiettivi.

"C'è un momento in cui devi decidere: o sei la principessa che aspetta di essere salvata, o sei la guerriera che si salva da sé."
Merilyn Monroe. 

Guardo il calendario di Parigi, nuovo di zecca e penso: sono finite. alleluja. 
Intendo le vacanze, quelle tanto attese, quelle che sberluccicavano nella vetrina della mia attesa sembrando cristallo pregiato e invece una volta arrivate si sono rivelate schegge di vetro. 
Mai alzare così tanto le aspettative senza aver fatto i conti, o pensando di ignorare gli sbalzi umorali da pre-post-durante ciclo, non considerando le condizioni atmosferiche e le folgorazioni mistiche che arrivano dall'eccessiva dose di silenzio incombente. 
Mi ero proposta di fare mille cose. Ne avessi fatta mezza. Io volevo prendere una strada, il mio corpo ha pensato bene di fare altro. Così ho iniziato a non dormire, a non respirare, la fame di tempo è diventata fame di aria e di sonno. Tutto il mio bioritmo è andato a quel paese e già il 26 dicembre avrei riposto angioletti e palline in una scatola pensando "mo spengo la luce e ci vediamo l'anno che verrà". 
Oggi su igoogle mi è apparso un aforisma: "Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera" l'ha detto Goethe. E mi sono ritrovata a pensare che non avesse tutti i torti. Senza falsa modestia posso asserire di essere una persona allegra e solare, ma, come diceva Simonetta: "quando vado in busa" sono davvero nel nero più nero.  

Poi però c'è quel momento in cui mi dico che mi rompo letteralmente le palle e mi decido a reagire. Perché i giorni che io perdo così, per così dire... alla cazzo, sono i giorni miei e di nessun altro e nessun altro può restituirmeli. Magari reagisco puntandomi sui nervi e sulla ragione. Mi affido più a Sonia e lascio che Syssa si lasci guidare fuori dalle sabbie mobili. Così ho imparato una cosa. I buoni propositi se restano tali sono solo chiacchiere al vento. Quest'anno non ne ho fatto mezzo. Ne ho fatti tutti gli anni e poi si sono rivelati fuffa. Per merito mio, ovvio, la responsabilità è solo mia. La capacità di trovare delle scuse per procrastinare è un arte e modestamente me la cavo così bene da crederci io stessa per prima.
Quest'anno, finalmente dispari, si parla di obiettivi. Pochi, ben selezionati. Gestiti come si gestisce una marcia, con cadenze e ritmo costante. Non con gli scatti per cui sono famosa ma che mi lasciano senza fiato dopo i primi metri, seduta sul marciapiede a consolarmi con il marshmallow. 
Quest'anno voglio punti. 
Fermi. Decisi. Puliti. 
E meno, molti meno puntini di sospensione. 

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...