lunedì 29 febbraio 2016

Adieu

Poche ore ancora, e poi finalmente te ne andrai. Non vedo l'ora. Ho lo stesso fastidio che si prova quando un ospite ti si installa in casa e non se ne va più e ti porta via spazio ed energia. 
Un po' come quando vennero D e M per "aiutarmi con il trasloco" dicevano e in realtà fecero tutto meno che aiutarmi. Contavo i minuti che li separavano dal treno e ritrovare la casa silenziosa al ritorno della stazione mi sembrava il più dolce dei momenti. 
Ti ho sempre tollerato poco. Mese più corto eppure lungo e interminabile. Come settembre, che è il mese in cui torni dalle ferie, hai ancora la pelle che sa di sole e di lunghe pause e sei già lì a peno ritmo, tempo una settimana e del mare ti restano solo le foto. E tu sei lungo il doppio, pesante il triplo. E sì che ti ho aspettato con ansia, ho costruito un castello meraviglioso intorno al tuo primo fine settimana, con gli invitati i candelabri accesi, e la musica e le buone speranze. Avevo persino la scarpetta pronta, ma è finta in cocci. Come tutto il resto. 
Finalmente te ne vai, e lasci posto a marzo, con le gemme e i primi fiori, e la voglia di colori. Con il terrazzo da pulire e Bengiamino che  finalmente potrà tornare fuori, e le primule e il primo sole che puoi stendere fuori le lenzuola. 
Finalmente te ne vai. Con il tuo carico di dolore, più o meno consapevole, spesso allontanato come si fa con le mosche, con il cuore che fa le bizze e il fiato che si spezza a fasi alterne. Dei tuoi giorni, soffocanti e instabili, salvo il tempo con l'Altra S. il concerto con mia Sorella. Il calore di persone che mi conosco poco ma che mi si sono strette intorno. Le parole, tante, quelle che mi hanno raggiunta abbracciata e sostenuta. 
Ti lascio volentieri tutto il resto.  Incartatelo bene, cacciatelo in valigia e buon viaggio. 

giovedì 18 febbraio 2016

con la faccia di un bradipo...

Sai cos è peggio del dolore e della delusione?
Il restare quasi indifferente. Il non stupirsi nemmeno più. Perché in un certo senso sono tutte cose che già sai, che t aspetti. E non ti giungono altro che conferme. 
E allora puoi permetterti pure di restare così, un po' con la faccia da bradipo che osserva una storia che già sa, e poi bofonchiare qualcosa che si dimentica in fretta. 
Che oggi finalmente c è il sole. e fa freddo sì, ma il cielo è terso. E ti sei innamorata di una felpa bellissima e sei lì a sfogliare margherite la prendo oppure no? e sabato hai una cena con Shibalapazza, e stamattina l'Altra S. ti ha chiamato come sempre, ed alla fine è Lui una delle tue più belle conferme. 
E c è stata una cena con il Fratellone, e le risate con la Nipote. 
E potresti quasi dire che stai bene. 

venerdì 12 febbraio 2016

bye bye

Finalmente domani è sabato. 
Finalmente domani posso prendermi un tempo esclusivo solo per me stessa. Solo mio, da gestire come voglio e al meglio, ma che riguarda solo me. 
Mi conosco abbastanza per sapere che avrò bisogno di rivedere tutto quello che mi gira intorno, sposterò mobili, farò ubriacare i libri, accantonerò ogni cosa che mi parli o mi ricordi lui. Vorrò ri-appropriarmi dei miei spazi, e dei miei ricordi. Delle mie canzoni preferite senza necessariamente sentir parlare di lui tra le righe.
Domani prendo i cerotti usati e i ricordi e li chiudo bene in una scatola. L'anima no, quella me la tengo. 
Che sarà pure usata, rattoppata, con cicatrici più o meno profonde e strapazzata come dopo una centrifuga, ma è la mia. E io me la tengo stretta, perché mi è simpatica. 
Sarò anche ingenua, e credulona, sarò facile da abbindolare tanto che bastano le belle parole, quelle scritte ad arte e ben infiocchettate (i poeti, che brutte creature, ogni volta che parlano è una truffa diceva De Gregori), ma io mi piaccio così. E sinceramente non potrei essere diversa. Non voglio pensare che il mondo sia un mondo brutto e cattivo, popolato da brutte persone. E non voglio pensare che per colpa di chi si è preso gioco di me, io debba chiudermi in me stessa e vestirmi di diffidenza. 
Non sono astuta. Posso imparare ad essere più attenta, ma non prevenuta. Ma soprattutto non voglio perdere la mia gioia di vivere o di amare o di essere la persona che sono, solo perché c è chi non ha saputo apprezzarmi. 
In questi primi giorni senza te, mi sono accorta che ci sono state diverse persone che mi sono state accanto come potevano. Anche solo per chiedermi come stavo e strapparmi un sorriso. E sono persone a cui, a mia volta, un sorriso o una carezza non ho mai negato. E allora sai cosa ti dico? Che il mio cuore sarà dolorante e rattoppato, ma sa cosa significa la gioia di voler bene, e di sentirsi voler bene. Forse tu riuscirai a tenerti molto stretto il tuo. Al sicuro, tanto da averlo ancora nuovo come mai usato. Ma probabilmente io, con tutte le lacrime che ho soffocato in nome tuo, riesco ad essere più felice di te, che sguazzi nell'indifferenza. Io resto convinta di aver visto Un Altro Te, dietro questo te che ho visto domenica in stazione. E spero che un giorno riesca a vederlo anche tu. 
E nel frattempo, questo San Valentino, io lo dedico a me stessa! 


lunedì 8 febbraio 2016

Un giorno buono per ricominciare.

E' strano.
Non mi sento spezzata. Non mi sento ammaccata e dolorante. Ho pensieri che corrono e sono pressoché tutti positivi. Mi parlano di progetti, di cambiamenti. Di voglia di ridere e anche giocare. Eppure non è che non ridessi, non è che mi sia mancato il gioco. 
Forse mi è mancata la leggerezza. E forse è quella che vado a ricercare negli angoli di casa sotto la polvere che si è accumulata per i troppi pensieri, le troppe cose da fare in funzione di qualcosa che non era completamente mio. E che forse non lo era mai stato.  Ho voglia di spalancare le finestre, cambiare le lenzuola, ascoltare nuova musica che mi faccia ballare scalza in giro per casa. 
La cosa bella di questi giorni, è stato l'amore. Quello che mi ha avvolta come quella coperta della pubblicità dell'ammorbidente. Da Chi mi vive sulla propria pelle tutti  i giorni, a chi mi sta distante e mi raggiunge attraverso il cellulare o il pc. Erano tutti intorno a me con le loro pacche sulle spalle, l'abbraccio della mia Sorellina, i messaggi e le telefonate anche di chi non mi conosce così tanto. 
Mi hanno fatto sentire davvero importante. Non solo come una parola messa lì. Perché alla fine, quello che ti cambia davvero la chimica in una giornata, non sono le grandi promesse, le aspettative fasulle di discorsi ben costruiti. Sono poche parole: sono qui per te, perché ti voglio bene.
E di Persone, che rendono questo mondo meno brutto, qui per me, perché mi vogliono bene, in questi giorni ce ne sono state tante.
E un grazie non basta. 

martedì 2 febbraio 2016

Foto

Abito a "Villa Merlina" da tre anni. Ci sono ancora delle cose non completate, ho un paio di pareti ancora spoglie. Il punto è che sto cercando qualcosa di particolare, qualcosa che mi faccia pensare "ecco. questo sì". 
E quindi temporeggio. 
Sabato ho realizzato che ho voglia di comprare cornici per fotografie. Quelle che amo fare, quelle che a stare chiuse dentro l'hard disk del pc si sentono strette. 
Ho voglia di foto. Foto che a guardarle mi facciano pensare "quando l'ho scattata era il... avevamo appena fatto..." e mentalmente uso la prima persona plurale. 
Mi piacerebbero fossero foto che avessero un Noi per soggetto. Mi piacerebbero foto di espressioni buffe, di un tramonto che ho fotografato con tutti e due gli occhi aperti per non perderne un secondo. 
Vorrei una foto rubata, fatta da te, mentre sono assorta in non so quale pensiero, ma che stranamente mi faccia pensare "però! sono venuta bene qui...". 
Vorrei foto di mare. Di un paese dalle case colorate arroccato su una collina a strapiombo sulle onde. Ritrovare me stessa in posa vicino ad un ponte sulla Senna. Il brindisi per il tuo compleanno, un gatto che dorme vicino all'albero di Natale. Il quartiere di Notting Hill. 
Ho voglia di foto. Foto di istanti fermati nel tempo, di sole e di vacanze, di momenti belli. Quelli che ci si stringe addosso come una coperta quando fuori piove, e dentro fa freddo. Voglia di foto, di cornici e di un comò nuovo. 
Che metti volessi lasciarci un maglione per quando torni. 


In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...