venerdì 29 luglio 2016

Pronta...

Tra poco si parte... 
Dubito di poter tornare qui quanto prima, e quindi per il momento giro il cartellino "chiuso per ferie" alla porta. 
Sono davvero stanca e svuotata. Conto di ricaricarmi e ripartire con nuove idee e nuove speranze. 
Illusioni e propositi no, non c è spazio in borsa. Voglio viaggiare leggera, l ho detto. 
Lascio a terra anche brutti ricordi, un febbraio che ha provato a spezzarmi, un 2 maggio che ha aperto una ferita nuova di zecca. Lascio sparpagliato per casa tutto il resto così da ritrovarlo quando tornerò abbronzata e rigenerata dal mare. 
Non ho nemmeno troppe parole per cui, lascio a chi passa silenziosamente di cui, il mio augurio di una bella estate. 
Fatevi tante coccole. Ve lo meritate. 

giovedì 28 luglio 2016

the day after...

Ieri non avevo nessuna voglia di uscire. Ma mi aspettavano LaGnocca & IlFigo. Non è che non avessi voglia di vederli, anzi. Ma mi sentivo davvero stanca. E' vero che sono gli ultimi giorni, ma pare che alle 18 di domani sera ci si debba arrivare arrancando. Sono arrivata a casa loro e il divano mi aveva già sedotta, ma LaGnocca aveva voglia di uscire "ok, ma solo un'oretta, domani si lavora..." diooooo quando mi sento fare questi discorsi mi do noia da sola... ma tant'è. 
E invece abbiamo fatto tardi, ho bevuto il primo mojito della stagione e mi sono ritrovata a cantare prima "quello che le donne non dicono" e poi "donne du du du" al microfono del karaoke. 
E infatti oggi il cielo sulla Terra degli Hobbit è nero, e si lascia andare a diluvi ogni 3x2. 
Finché ero in macchina mi scrive Dany, che mi dice che Alberto è in tv. E mannaggia... sono fuori... 
Ritorno a casa tardi, il rum a cui non sono affatto abituata si fa sentire, il mio stomaco mi fa la classica ramanzina che si fa agli adolescenti discoli, provo a dormire nonostante il tasso di umidità alle stelle e intorno alle due mi arriva il messaggio dell'amica insonne che mi manda un'articolo de La Stampa, dove spicca un gran bel vedere. Stamattina entro in ufficio e la prima telefonata è de LaBionda, bella lei! Che mi ha mandato questa foto qualche giorno fa, e dopo dieci minuti di conversazioni prettamente goderecce ce ne usciamo con un "ma posso farti anche una domanda lavorativa?" E ovviamente, non manca mai l'Altra S. con la sua telefonata a farmi compagnia a colazione. 
Oggi guardo fuori dalla vetrina e ho una bella sensazione di pace addosso. Mi sento fortunata. E mi sento amata. Mi sento amata e coccolata in un modo a cui non riesco a fare l'abitudine, ma che sto imparando a riconoscere, perché ti fa sentire appagata e in compagnia anche quando sei seduta da sola in tram, o in un treno e guardi dal finestrino e sorridi tra te e te anche senza un motivo. Molte delle persone che mi vogliono bene non sono nemmeno così vicine. Anzi. Eppure riesco a sentirle, si fanno sentire. 
Dovrei ricordarmi più spesso di quanto ho. E non è uno di quei pensieri filozen, che a qualcuno potrebbero venire a noia. In realtà è vero. Spesso mi ritrovo a pensare di dovermi comprare un qualcosa di nuovo perché se vado lì allora quella cosa mi farà fare bella figura... nel mio ultimo viaggio a Torino ero in infradito e pantalone della tuta e sono stata coccolata lo stesso. Ieri sera avevo la faccia sbattuta, jeans maglietta e stanchezza, eppure Laura nonostante il tutore al braccio mi ha trascinata a divertirmi. E lo so che potrebbero sembrare cose "banali" cose normali tra amici, quasi all'ordine del giorno. Ma io non riesco a vederle così, li vedo come momenti speciali e unici, che la persona che ho davanti mi regala e quando una persona ti regala il suo tempo, ti mette tra le mani la cosa più preziosa che ha. E non cambia niente il colore della maglietta, o l altezza del tacco: il momento perfetto, la situazione perfetta non esistono! 
Oggi mi sento bene, mi sento fortunata, per le amicizie storiche, per quelle che sto guardando germogliare e chissà che vita avranno. Ma se c è un insegnamento da appuntarsi, il giorno dopo una serata speciale nel suo essere normale, è che alla fine non si giudica e non si viene giudicati dalle apparenze. Bensì dalle assenze. 



lunedì 25 luglio 2016

-5 ...

Metà del mio guardaroba estivo ieri era sul mio letto. Con supervisione di Melli, ovviamente.
"Questo lo porto, questo lo lascio... Questo è da stirare... Maaaaammmaaaaa... posso portare da te che c ho il ferro rotto?". Domenica soft. E' così che funziona. Quando cominci a preparare la valigia non è solo scegliere cosa prendere, ma scatenare l'immaginazione. Studi l'abbinamento, ti immagini la situazione e l'umore, perché per mettere una cosa al posto di un'altra devi essere di quell'umore lì. In valigia non ci finiscono solo abiti e costumi. Ci finiscono anche le speranze, e le aspettative di qualcosa che sia capace di sorprenderti e dare una svolta. Anche se si sa che si è artefici di noi stessi e via dicendo. Ma è innegabile che certe sorprese ti facciano felice. Ecco perché ti piace farle. Ecco perché quando vorresti te ne regalassero almeno una, e passi tra l indifferenza e il "ho altro da fare", ci soffri. Bontà di cuore di chi hai davanti capirlo.
Pochi giorni e si parte, per una vacanza "vera" quella che non fai da anni. Quella che hai sognato per anni, con l'amica pazza, quella che può avere la tempesta intorno ma ti telefona ridendo. Quella che ti ha commosso con una sorpresa per il tuo compleanno che "i 40 anni capitano una volta eh". Abbiamo deciso di organizzare nulla. Così da farci sorprendere anche lì. Come dire, partiamo all'avventura e affidiamoci alla vita.
Si parte verso il mare, verso il sole accecante, verso nuove amicizie, verso qualcosa che non sappiamo ma che già a guardarci scoppiamo a ridere. Partiamo così. E per ora mi sembra un bel partire.

mercoledì 20 luglio 2016

Nessun rimpianto, nessun rimorso...

Andare e lasciare andare.
Senza ansia, senza pesantezza. Senza.
Decidere che tutto quello che si poteva fare lo si è fatto, alle volte pure smuovendo emozioni conto terzi, mobilitando sinergie alternative e inventandosi soluzioni là, dove sembrava non potessero esserci. E ritrovarsi tra le mani qualcosa in più del niente, ma inconsistente come zucchero a velo.
Sì, lo zucchero a velo è dolce. Ma è per definizione è polvere leggera, respiri appena e vola e via. Non lo puoi stringere, non lo puoi trattenere, e se preso da solo, tutto sommato non è nemmeno buono. Non ti dà soddisfazione, per dire.
Non c è rabbia, non c è recriminazione. Probabilmente certi rapporti sono come le vite, esaurito il karma si spengono. Hanno dato quanto c era da dare e poi si fermano lì. E' vero che se le cose contano, contano davvero, vale la pena di lottare, ma mi accorgo di essere stanca di lottare sempre e comunque da sola. Essere sempre la sola che si sobbarca il 90% del percorso, per andare in contro a chi, tutto sommato non pesa farmi aspettare.
Mi spiace, ma io mi fermo qui. Non chiudo porte e finestre, non mi barrico dietro ad un trincerato silenzio. Anzi. Semplicemente smetto di rincorrere e rispetto il mio passo, forse faccio una sosta o una deviazione. Chi avesse voglia di raggiungermi non ha che fare un cenno, mi fermo all'ombra e aspetto. 

venerdì 15 luglio 2016

...

Mi riesce solo di essere triste. Mi riesce solo di aver paura. 
Anche se la tristezza me la porto addosso come un'abito che spesso mi sta comodo, la paura la tolgo di fretta, come una maglia troppo stretta o una di quelle di lana che pizzica e mi dà un gran fastidio. 
Tra un po' riparto, questa volta per una vacanza sperata sognata e desiderata. Per una meta diversa più lontana, sempre procrastinata a momenti migliori. Pensavo che i momenti migliori fossero questi. E invece. 
E invece parto lo stesso. Anche se ammetto che l'idea di aeroporto e aereo mi inquietano. Che mi sono ritrovata a pensare che io non so, no posso e non riesco a correre. 
Ecco... è da stamattina che se mi immagino una scena terribile, mi ritrovo a vedermi ferma immobile. O comunque lenta, presa in giro da una sorta di "selezione innaturale"decisa anni fa. Magari domani farò una lavatrice e inizierò a pensare a cosa mettere in borsa. Spero solo di non infilare nessun'ansia da orticaria, nemmeno nel bagaglio a mano. 

mercoledì 6 luglio 2016

Pensieri random...

"Voi ragazze single pensate solo alle ferie". Così mi apostrofò tempo fa un cliente che, sprovvisto di musica d'attesa, cercava di intrattenermi al telefono in attesa che il suo collega si liberasse. Avrei voluto rispondergli che in realtà pensiamo anche a scarpe, borse e gatti, ma l'ambiente in cui lavoro impone un certo freno alle mie rasoiate. 
E comunque non è una cosa che facciamo solo noi ragazze single. Oggi sono arrivata in ufficio accompagnata da Mammolo dato che la mia smAyrton è a cambiare il parabrezza. Tempo due secondi, dopo il buongiorno si è partiti a fare il conto di quanti giorni manchino alla chiusura. Quest'anno, forse più di altre volte, ci stiamo arrivando stanchi un po' tutti. L'umore non è dei migliori, anzi. Ci si destreggia tra lune storte e lune piene, e si guarda al venerdì sera come un miraggio sempre troppo distante. Si porta pazienza, anche perché appartengo ancora ad una categoria privilegiata: ho una busta paga. Posso pagare l affitto e le bollette e mettere insieme un pranzo con una cena. Non è poi così scontato. Mio fratello il filosofo mi dice "se abbiamo acqua potabile che esce dai rubinetti di casa, possiamo ritenerci fortunati". Ma sto divagando. E non è una novità. 
Con Mammolo si parlava anche del modo in cui stiamo lavorando. Non solo noi, in generale. E' tutto un rincorrere, un annaspare. La tensione sempre a mille, e quello che si fa non basta mai. Si sarebbe potuto fare di più. La domanda successiva è pressoché inevitabile. Mi ci vedo tra 10 anni ad avere ancora l'ansia per le lune di Brontolo? A guardare il calendario e pensare che la vita cominci solo dalle 18.01 del venerdì sera e finisca alle 8 del lunedì mattina? Questa la sola vita possibile? Mi guardo intorno e mi trovo a pensare che ci siano dei scenari, più vicini di quel che crediamo, e nemmeno li vediamo, figuriamoci prenderli in considerazione. 
Un giorno, molto tempo fa, un caro amico mi scrisse "l'idea di cadere è affascinante: solo chi cade può risorgere". E se si pensasse di risorgere senza necessariamente aspettare una caduta? Non staremo restringendo fin troppo il nostro orizzonte visivo? 
Squilla il telefono... uh... Brontolo... vado eh... vado... 

lunedì 4 luglio 2016

Torino the day after...

In uno di quei film in cui talvolta mi crogiolo, ho sentito dire "alle volte si deve scappare, per capire chi ti rincorre". Penso sia vero, anche se come direbbe il mio amico psicologo, forse il mio trauma dell'abbandono mi ha sempre impedito di fare la prova del nove.
D'altro canto potrei aggiungere a seguito la mia versione: "alle volte si deve tornare, per capire chi è lì ad accoglierti".
Guardo la piccola Mole argentata che mi sono comprata ieri, una di quelle cose da turista destrutturato, e penso quanto le mie toccate e fuga a Torino siano intense, ma sempre troppo brevi.
Però mi è servita, ne avevo bisogno. Ne avevo bisogno perché ripercorrere certe strade, vedere certi locali ancora mi punge. Ma resto dell'idea che se vuoi riappropriarti di una cosa, la si debba affrontare.
Mi hanno accolta le mie Presenze. Quelle consolidate, che mi porto addosso e non tradiscono mai. E quelle più recenti, che si rivelano conferme, e anche quelle nuove, che mi hanno regalato sorrisi, risate di cuore, e familiarità.
Mi sono ritrovata a guardare in faccia l'Assenza. Inaspettata forse, meglio così probabilmente. Però... 
Però ieri sera, mentre mi destreggiavo tra i soliti ritardi del treno e i binari affollati di Milano, sentivo il peso di due nuovi libri nella borsa, e pensavo che voltare pagina o finire un libro non significa che si debba strapparlo, anche se il finale non c è piaciuto, anche se lo si immaginava diverso. Lo si ripone nella libreria, ci si può prendere il lusso di sfogliarlo di nuovo, alle volte, riviverne le atmosfere e le immagini. Farsi cullare anche dalla nostalgia, con quell'indole autolesionista che non ci abbandona mai. Ma ci sono altri libri, altre vite. Altri respiri. Il posto privilegiato, quello sul comodino va lasciato libero, per altre letture.
Avevo bisogno di riprendermi la mia città. E questa volta a sorpresa l'ho vissuta da un punto di vista del tutto nuovo: a 150 metri dal suolo. E Lei resta lì a farsi abbracciare sguardo dopo sguardo.
In queste ore ho ritrovato la Dora e il ponte della mia notte di solitudine, una pianta di limoni, e un pancino che già canticchia a tempo di "vita spericolata".
Ho una pallina da golf nuova di zecca, una dedica unica su un libro che mi ha attorcigliate le budella quando è uscito, manco fosse il mio e una serata di emozioni profumata di crostata alla frutta.
Torino non mi delude. Nonostante il tempo non mi basti mai, nonostante i suoi angoli silenziosi e le sue ombre. Ogni volta che riparto mi riempie la borsa di piccole scatole ermetiche di energia e voglia di fare con cui riempire la dispensa e tenere di scorta quando vado in apnea.
E se finiscono, mi attende per un altro viaggio, un nuovo abbraccio.

venerdì 1 luglio 2016

Conto alla rovescia...

Di pronto non ho nulla. 
Di solito avevo già le cose da portar via sopra il comò della camera. Invece niente. Devo fare tutto stasera quando arriverò a casa. Strano per me decidere quasi tutto all'ultimo minuto. Quasi, perché la camicia per domani sera è lì che mi aspetta. è l unica cosa che ho scelto. E poi basta. Seguo il consiglio di un'amica. Porta due cose e te stessa. 
Torno a riprendermi la mia seconda casa. A respirarla di nuovo. Torno a farmi abbracciare da quelle strade che mi hanno vista scappare, desiderando solo che il treno arrivasse il prima possibile. Torno solo io. Non vedo l'ora di partire. Di fermarmi in edicola a prendermi il libro che aspetto da mesi. Di rivedere gli occhi amici che mi mancano. Questo è un viaggio breve, ma speciale. Ne sento il bisogno, ho delle vibrazioni positive che mi arrivano dall'idea che, in qualche modo sarà rivelatore. Forse per la prima volta parto senza parto senza carico di aspettative, solo con una manciata di calma. E di cuore aperto. 

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...