lunedì 4 luglio 2016

Torino the day after...

In uno di quei film in cui talvolta mi crogiolo, ho sentito dire "alle volte si deve scappare, per capire chi ti rincorre". Penso sia vero, anche se come direbbe il mio amico psicologo, forse il mio trauma dell'abbandono mi ha sempre impedito di fare la prova del nove.
D'altro canto potrei aggiungere a seguito la mia versione: "alle volte si deve tornare, per capire chi è lì ad accoglierti".
Guardo la piccola Mole argentata che mi sono comprata ieri, una di quelle cose da turista destrutturato, e penso quanto le mie toccate e fuga a Torino siano intense, ma sempre troppo brevi.
Però mi è servita, ne avevo bisogno. Ne avevo bisogno perché ripercorrere certe strade, vedere certi locali ancora mi punge. Ma resto dell'idea che se vuoi riappropriarti di una cosa, la si debba affrontare.
Mi hanno accolta le mie Presenze. Quelle consolidate, che mi porto addosso e non tradiscono mai. E quelle più recenti, che si rivelano conferme, e anche quelle nuove, che mi hanno regalato sorrisi, risate di cuore, e familiarità.
Mi sono ritrovata a guardare in faccia l'Assenza. Inaspettata forse, meglio così probabilmente. Però... 
Però ieri sera, mentre mi destreggiavo tra i soliti ritardi del treno e i binari affollati di Milano, sentivo il peso di due nuovi libri nella borsa, e pensavo che voltare pagina o finire un libro non significa che si debba strapparlo, anche se il finale non c è piaciuto, anche se lo si immaginava diverso. Lo si ripone nella libreria, ci si può prendere il lusso di sfogliarlo di nuovo, alle volte, riviverne le atmosfere e le immagini. Farsi cullare anche dalla nostalgia, con quell'indole autolesionista che non ci abbandona mai. Ma ci sono altri libri, altre vite. Altri respiri. Il posto privilegiato, quello sul comodino va lasciato libero, per altre letture.
Avevo bisogno di riprendermi la mia città. E questa volta a sorpresa l'ho vissuta da un punto di vista del tutto nuovo: a 150 metri dal suolo. E Lei resta lì a farsi abbracciare sguardo dopo sguardo.
In queste ore ho ritrovato la Dora e il ponte della mia notte di solitudine, una pianta di limoni, e un pancino che già canticchia a tempo di "vita spericolata".
Ho una pallina da golf nuova di zecca, una dedica unica su un libro che mi ha attorcigliate le budella quando è uscito, manco fosse il mio e una serata di emozioni profumata di crostata alla frutta.
Torino non mi delude. Nonostante il tempo non mi basti mai, nonostante i suoi angoli silenziosi e le sue ombre. Ogni volta che riparto mi riempie la borsa di piccole scatole ermetiche di energia e voglia di fare con cui riempire la dispensa e tenere di scorta quando vado in apnea.
E se finiscono, mi attende per un altro viaggio, un nuovo abbraccio.

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