martedì 29 settembre 2015

Fuori tira un vento che tra un po', la smart, arriva rotolando davanti al municipio.
Ho impiegato 10 gg a metabolizzare una pugnalata arrivata da chi non avrei pensato. Il mio istinto ha fatto cilecca. Amen & Così sia. 
C'è un disegno che mi urla dalla testa, e finché non prenderò in mano la matita stasera, starà lì a canticchiare qualche insano motivetto.
Ho appena focalizzato che ogni volta che guardo fuori dalla vetrina, sto guardando a Ovest. 
E l'Ovest mi piace tanto, mi ci riempio occhi e cuore. Di riflesso guardo il calendario, e mi scappa da sorridere. Finalmente.
E sto cercando qualcosa di intelligente da scrivere.
Invano

giovedì 24 settembre 2015

E il mio pensiero vola verso te...

Che le cose siano in continua evoluzione è un fatto. Anche se settembre mi sembra sempre un mese lunghissimo, in cui il tempo si dilata e tutto diventa più lento. 
Guardo il calendario e penso di essere minimo al 10 ottobre, e invece siamo ancora al 24, per dire, e l'autunno è qui solo da ieri. La sensazione costante è quella di guidare dietro al classico vecchietto con il cappello. 
E invece tutto scorre, più o meno inesorabilmente avanti. E qui si potrebbe proseguire con tutte quelle frasi zen, dell'acqua di fiume che mai ti bagna due volte, e via discorrendo. 
Che alle volte non è che sia bello. Quante volte vorresti essere lì, e poi riavvolgere il nastro ed essere dall'altra parte. I momenti in cui vorresti tornare indietro e magari rifare delle cose, anche se sai che magari non andrà come volevi. Ma solo per il gusto di riviverle quelle cose. E invece si scorre, si avanza, si va.
Cambia. Il tempo, i rapporti, le dinamiche. Cambiano pure i sentimenti e le abitudini, alle volte in modo assai repentino, per dire. Tipo con P. che ha deciso di bannarmi, chiudermi ed escludermi dalla sua vita per eccessiva manifestazione di affetto. E pensare che le avevo chiesto solo come stai, mica le avevo messo la lingua in bocca. Puà! Gli incontri sono così, i rapporti (indipendentemente dalla loro entità) sono così, del resto. Esauriscono il Karma. E Bon. 
E poi ci siamo Tu e io. E tu che sei ancora capace di meravigliarmi. Ogni giorno, da quando T'ho incontrato. Da quando hai deciso che in qualche modo ti piace camminarmi accanto. Hai cominciato con l'essere complice e stampella, a rigido maestro che controllava i miei passi e mi diceva "adesso torniamo su e le scale le fai di nuovo che così non mi sono piaciute". E io che mi sentivo incapace di articolare un passo che fosse decente, e Tu che sorridevi. 
Poi sei diventato un battito di cuore. Costante, vivo e ballerino. A riempirmi i pensieri e il telefono di messaggi. Di regali in ogni momento come se fosse Natale, compresa quella maglietta bianca che mica l'ho buttata, e il gorilla, disegnato e non. E poi Lella, che è venuta al posto tuo ad accompagnarmi a Cortina, a farmi operare e s'è fatta mordere la pancia senza perdere il sorriso, quando mi hanno tolto il drenaggio dalla gamba. 
Poi siamo stati dolore e rimpianto, e nostalgia. Quando è dovuta finire, perché sì, perché è così che funziona, perché così si fa che è la cosa giusta. E allora si prendono i cocci, e ciò che resta. Li si tiene in mano pensando "e adesso?" e adesso ha due strade, la prima verso il bidoncino dell'umido, l'altra verso il bancone del lavoro dove con la colla si prende ogni pezzo, colla e pazienza, e si rimettono insieme i pezzi. Abbiamo fatto come i giapponesi, che nei segni che restano non lasciano il vuoto ma colmano la cicatrice dell'oggetto con l'oro. 
Perché qualcosa a cui si dà una seconda vita sia più prezioso. E allora eccoci, con i nostri segni, preziosi come l'oro. Forse persino di più. Eccoci ancora a parlare, a ridere, a essere Noi nonostante tutto, nonostante Noi. Nonostante la vita che scorre lenta e inesorabile, come la Dora e il Po, e due statue che ho visto un po' di tempo fa.
E sei così prezioso che riesco a parlarti anche di lui, che non è facile, a te, che riconosci i miei toni di voce a seconda dei sentimenti ", con quel tono lì dicevi a me, prima" e Tu lo sai che un po' brucia sentirlo. Ma non ci posso fare niente, perché quel e figlio anche di quella scelta fatta e subita un pomeriggio davanti ad una stazione. 
Ma Tu ci sei. A darmi il tuo punto di vista di maschio, contro il mio punto di vista di femmina che spacca il capello in 16 sottoradicequadrataperpigreco, a suggerirmi di fidarmi di più del mio istinto, a dirmi di non accontentarmi, e di vivere serena, accantonando anche la ragione di tanto in tanto, che i sentimenti il più delle volte sono da vivere e meno da capire. E, così come allora ho imparato a scendere le scale, ora sto imparando ad aspettare, a lasciare lo spazio e a vivere la sensazione godendomi il momento senza sovraccaricare di aspettative.
E so che ci sei ancora Tu, qualche passo più indietro, nel caso ci fosse un passo falso o una caduta improvvisa. Perché se è vero che tutto cambia e tutto è in evoluzione, sarà cambiato il tipo di stretta, ma la tua mano è ancora quella capace di sostenermi e prendermi al volo quando l'equilibrio viene meno. 
E c'è da dire, che con tutto quello che mi piace giocare con le parole, di quanto Tu sia importante, non riesco ancora a raccontare... 






venerdì 11 settembre 2015

Ce ne sono meglio di lui.
Ce ne sono milioni anche meglio di me.
Comunque io non conosco quelli meglio di lui e non posso consumare la mia vita aspettando di conoscerli.
E poi, se dovessimo cercare la perfezione in un uomo, si amerebbero i Santi.
I Santi sono morti e io non vado a letto con il calendario.

O. Fallaci.

giovedì 3 settembre 2015

AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH!!!

Mi sento come se fossi tornata all'età di 15 anni. Anzi forse nemmeno. Non mi ricordo com'ero a 15 anni. Ma ricordo che a 21 ero molto più decisa e sicura di me. Non mi stavo così ad arrovellare sul "farò bene, farò male, posso dirlo o forse no". Mi sentivo gnocca, prendevo e andavo e bon! 
E invece adesso sono lì che penso: ma avrò detto troppo? troppo poco? ma se scrivo sarò troppo presente? se non scrivo farò la figura della menefreghista? Ma se gli dico così e lui mi risponde colà allora che significa? 
AAAARRRGGGHHHH! Quand è che ho scritto della pazienza? della riflessione pacifica? ieri? solo ieri? no guardi signora mia, ci deve essere un errore. Deve essere passato almeno un mese di interminabili attese. 
Ma alla fine sì dai, bello tutto. Ma come si fa? Ha senso? Mettersi le briglie, studiare strategie? Centellinarsi? sì certo nemmeno stolkerare è positivo. Ma perché se vuoi qualcuno non si può dirglielo apertamente?
Basta amori sognati, bramati, desiderati... guardati da distante, o con il naso contro la vetrina come quando si guardano le sacher dalla vetrina della pasticceria. 
Basta questa passione per "l'amor cortese"da letteratura: quello del Petrarca che guarda da lontano la sua Beatrice, annusa l'aria come un cane da tartufo, la respira come una fettina di mortadella, e si bea di sguardi furtivi. Basta co' sta storia delle anime gemelle, dei predestinati e del per sempre insieme eternamente divisi. A sto punto, se ci tenete tanto, piazzatevi anche un cilicio in bocca e non se ne parli più.
Io sto bene quando ti tocco. Quando posso guardarti in faccia. Pastrafugnarti l'ipnotico pizzetto.
Ti voglio, e, guarda,  mi va bene un amore poco spirituale, di quelli con la a minuscola, terra terra. Senza drammi, tachicardie e ribaltamenti di budella.
Mi vai benissimo anche se non hai le spalle large di Robert Redford, e il viso poco simmetrico di Al Pacino.
Non voglio una di quelle storie che ti cambiano la vita.
Mi basta cambiare un giorno per volta.
Va bene anche se ti dimentichi di abbassare la tavoletta del bagno, o smarrisci la via che porta al cesto della biancheria sporca. Mi vai benissimo anche se vieni a dormire con quell'improbabile maglietta "Toni Menegon Impianti Elettrici".
Non mi spaventano i km, e non mi dà fastidio skysport il sabato pomeriggio, tanto poi ti sciroppi Grey's Anatomy il giovedì. Mi vai bene anche quando torni da una partita di calcetto con tutte le ossa che scricchiolano, e l'arnica si spreca manco si dovesse ungere il Titanic.
Ti vorrei vicino quando ho mal di testa, che tanto poi passa. Passa se tu resti.
Ti voglio esattamente come sei. Con le tue fisime e le tue nevrosi. Con le battute dissacranti e ciniche, il tuo volermi a tutti i costi prendermi in braccio e il mio patema di farti male. Voglio il kebab senza vino e la tromba bitonale vicino al divano e alla sciarpa il mercoledì di coppa. E ti dirò di più: non mi devi nemmeno spiegare il fuori gioco. Perché lo so cos è.
Porta con te pure il fantasma di B. non me ne frega, lei se ne stia tranquillamente sull'altare, io mi prendo il posto tra le lenzuola.
Voglio i films, le canzoni, i giri in macchina a vuoto senza meta solo perché spegnere l'autoradio proprio adesso è un peccato. I libri che non si sanno più dove mettere: quelli da leggere e quelli da scrivere, il mio crederci fermamente il tuo a fasi alterne. Voglio le risate, la musica alternativa, il mescolarsi di profumo e sigaretta sulle maglie, il frigo vuoto e poco male ci si fa una pizza.
Guarda, potrebbe andar bene anche se alle volte russi, tanto poi ti giri. E va bene pure la sveglia che mi fa scoppiare l aneurisma all'aorta ogni volta che suona.
Non mi interessano le unioni decantate dal vissero felici e contenti. Mi basta che combaciamo. E' bella sta parola non trovi? significa che è un confine più sottile tra due cose che combaciano. E' un po' come essere simili pur mantenendo le proprie diversità.
Ecco.  Voglio combaciarti, finché dura! Ti va?

mercoledì 2 settembre 2015

La pazienza

E' la virtù dei forti.
O dei morti dice una vecchia battuta.
Sicuramente non è una di quelle che mi appartiene. Io rispecchio appieno il mio segno zodiacale, il più delle volte quando tengo molto a qualcosa abbasso la testa e parto al galoppo. A contrario, resto lì, a farmi gli affari miei con la tipica espressione di una mucca che guarda passare il treno.
Però forse sto invecchiando, e inizio a rendermi conto che non posso sempre scornare le situazioni. Ci sono cose e soprattutto persone che hanno bisogno di tempo, e spesso i tempi altrui non coincidono con i miei e allora c è bisogno di pazienza.
Fermarsi. Godersi "il momento". Non come me che siamo a mercoledì e già sto pensando che sabato mi sveglierò presto e devo fare questo e quello e il cambio dell'armadio e lo spostare la scrivania, e ho già voglia di archiviare le infradito, cercare gli stivali...
Vivere il momento.
Godersi ciò che arriva.
Assaporarsi le piccole cose senza pensare al futuro.
Oh certo. Sulla carta questa teoria la sottoscrivo. Peccato che nella vita reale devi pianificare anche i pagamenti delle bollette o non ne esci vivo, figuriamoci se quando incontri qualcuno che potrebbe essere "la tua persona", non comici a pensare alle feste comandate, ai w.e., ai sabati passati a guardare lui che guarda le partite.
Devo comprare museruola e paraocchi allo Spielberg che c è in me.
Eppure.
Eppure, qualcuno che ne sapeva un giorno disse: non puoi pretendere di avere risultati diversi se fai sempre le stesse cose.
Allora mi sto cercando di educare alla pazienza.
Al temporeggiare.
Al lasciar andare la barca finché la barca va.
Al vivere il momento, cercando di non diventare dipendente dal malox.
Mi perdonerà chi, volendomi un gran bene e conoscendomi molto, si rassegnerà ad ascoltare per l'ennesima volta i miei sfoghi paranoici...

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...