giovedì 24 settembre 2015

E il mio pensiero vola verso te...

Che le cose siano in continua evoluzione è un fatto. Anche se settembre mi sembra sempre un mese lunghissimo, in cui il tempo si dilata e tutto diventa più lento. 
Guardo il calendario e penso di essere minimo al 10 ottobre, e invece siamo ancora al 24, per dire, e l'autunno è qui solo da ieri. La sensazione costante è quella di guidare dietro al classico vecchietto con il cappello. 
E invece tutto scorre, più o meno inesorabilmente avanti. E qui si potrebbe proseguire con tutte quelle frasi zen, dell'acqua di fiume che mai ti bagna due volte, e via discorrendo. 
Che alle volte non è che sia bello. Quante volte vorresti essere lì, e poi riavvolgere il nastro ed essere dall'altra parte. I momenti in cui vorresti tornare indietro e magari rifare delle cose, anche se sai che magari non andrà come volevi. Ma solo per il gusto di riviverle quelle cose. E invece si scorre, si avanza, si va.
Cambia. Il tempo, i rapporti, le dinamiche. Cambiano pure i sentimenti e le abitudini, alle volte in modo assai repentino, per dire. Tipo con P. che ha deciso di bannarmi, chiudermi ed escludermi dalla sua vita per eccessiva manifestazione di affetto. E pensare che le avevo chiesto solo come stai, mica le avevo messo la lingua in bocca. Puà! Gli incontri sono così, i rapporti (indipendentemente dalla loro entità) sono così, del resto. Esauriscono il Karma. E Bon. 
E poi ci siamo Tu e io. E tu che sei ancora capace di meravigliarmi. Ogni giorno, da quando T'ho incontrato. Da quando hai deciso che in qualche modo ti piace camminarmi accanto. Hai cominciato con l'essere complice e stampella, a rigido maestro che controllava i miei passi e mi diceva "adesso torniamo su e le scale le fai di nuovo che così non mi sono piaciute". E io che mi sentivo incapace di articolare un passo che fosse decente, e Tu che sorridevi. 
Poi sei diventato un battito di cuore. Costante, vivo e ballerino. A riempirmi i pensieri e il telefono di messaggi. Di regali in ogni momento come se fosse Natale, compresa quella maglietta bianca che mica l'ho buttata, e il gorilla, disegnato e non. E poi Lella, che è venuta al posto tuo ad accompagnarmi a Cortina, a farmi operare e s'è fatta mordere la pancia senza perdere il sorriso, quando mi hanno tolto il drenaggio dalla gamba. 
Poi siamo stati dolore e rimpianto, e nostalgia. Quando è dovuta finire, perché sì, perché è così che funziona, perché così si fa che è la cosa giusta. E allora si prendono i cocci, e ciò che resta. Li si tiene in mano pensando "e adesso?" e adesso ha due strade, la prima verso il bidoncino dell'umido, l'altra verso il bancone del lavoro dove con la colla si prende ogni pezzo, colla e pazienza, e si rimettono insieme i pezzi. Abbiamo fatto come i giapponesi, che nei segni che restano non lasciano il vuoto ma colmano la cicatrice dell'oggetto con l'oro. 
Perché qualcosa a cui si dà una seconda vita sia più prezioso. E allora eccoci, con i nostri segni, preziosi come l'oro. Forse persino di più. Eccoci ancora a parlare, a ridere, a essere Noi nonostante tutto, nonostante Noi. Nonostante la vita che scorre lenta e inesorabile, come la Dora e il Po, e due statue che ho visto un po' di tempo fa.
E sei così prezioso che riesco a parlarti anche di lui, che non è facile, a te, che riconosci i miei toni di voce a seconda dei sentimenti ", con quel tono lì dicevi a me, prima" e Tu lo sai che un po' brucia sentirlo. Ma non ci posso fare niente, perché quel e figlio anche di quella scelta fatta e subita un pomeriggio davanti ad una stazione. 
Ma Tu ci sei. A darmi il tuo punto di vista di maschio, contro il mio punto di vista di femmina che spacca il capello in 16 sottoradicequadrataperpigreco, a suggerirmi di fidarmi di più del mio istinto, a dirmi di non accontentarmi, e di vivere serena, accantonando anche la ragione di tanto in tanto, che i sentimenti il più delle volte sono da vivere e meno da capire. E, così come allora ho imparato a scendere le scale, ora sto imparando ad aspettare, a lasciare lo spazio e a vivere la sensazione godendomi il momento senza sovraccaricare di aspettative.
E so che ci sei ancora Tu, qualche passo più indietro, nel caso ci fosse un passo falso o una caduta improvvisa. Perché se è vero che tutto cambia e tutto è in evoluzione, sarà cambiato il tipo di stretta, ma la tua mano è ancora quella capace di sostenermi e prendermi al volo quando l'equilibrio viene meno. 
E c'è da dire, che con tutto quello che mi piace giocare con le parole, di quanto Tu sia importante, non riesco ancora a raccontare... 






Nessun commento:

Posta un commento

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...