giovedì 30 aprile 2015

pesce fuor d'acqua


Mio Padre e  mio  nonno  andavano a pesca. 
Un paio di volte ci sono andata anche io, e mi sono annoiata a morte. 
Avevo sì e no forse 4 o 5 anni, e già l'idea di toccare un verme mi schifava abbastanza, non capito l'utilità di stare lì, seduta ferma ad aspettare che qualcosa di viscido e guizzante si mangiasse il suddetto. Il tutto in sacro silenzio "se no li spaventi" e io mi chiedevo dove avessero le orecchie, ma soprattutto, che avessero di brutto le mie risate da spaventare una trota. 

E poi non accettavo il fatto di vederle infilate nel sacchetto "dee strighe", delle streghe come mia nonna chiama il sacchetto del supermercato. Mettevano i pesci nella borsa, poi prendevano un altro verme e di nuovo la filosofia zen dell'attendere il passaggio del pesce successivo. Nel frattempo il primo era lì che si dibatteva. 
Poi si fermava. 
Poi si dibatteva. 
Poi si fermava di nuovo. 
E io vedevo quest'agonia, e andavo verso l'acqua, ne raccoglievo un po' e correvo verso la borsa, lasciando cadere quella poca che restava nell'incavo delle mani, addosso alla malcapitata. Che guizzava. Prima di fermarsi di nuovo, e così rifacevo il percorso centinaia di volte, in sacro silenzio per non spaventarla più del dovuto, ovvio. I miei spruzzi di acqua erano piccole boccate di ossigeno, alla fine in qualche modo riuscivo a riempire abbastanza la borsa perché il pesce si rianimasse, con mio nonno che si incazzava e mio Padre che rideva. 

Sono giorni in cui mi sento Trota. 
Mi dibatto tra il mio dire ed il mio fare, tra lo scazzo e la poca pazienza. Prendo boccate di ossigeno da spruzzi di energia che hanno la parvenza di cambiamento, e pare che invece no. 
Alle volte mi piacerebbe stupirmi. 
Davvero.
Vorrei rimanere sorpresa da un qualcosa, da un evento, così tanto da restare a bocca aperta. Da sentirmi mancare il fiato per l'emozione mentre il cuore corre come Furia Cavallo del West attraversando la prateria dei miei sogni. 
Ed invece, a volerla proprio dire tutta, sono anni che ciò non avviene. 
Anni. 

lunedì 27 aprile 2015

venerdì 24 aprile 2015

Tempo

Ho chiuso l'account di facebook. 
Non so se sia una cosa definitiva o meno, al momento non me ne curo, e onestamente nemmeno mi manca. 
Ma questa cosa apparentemente banale mi ha fatto riflettere: le primissime reazioni sono state amici che mi hanno cercata per chiedermi se stessi male. Se qualcuno mi avesse fatta incazzare, o ferita, o in qualche modo offesa. O se, peggio, la mia salute fosse sotto minaccia. 
Dimostrazioni di indiscusso affetto, sicuramente, ma suona strano solo a me il fatto che, lo scegliere di non appartenere ad un social venga di primo acchito preso come una segnalazione di disagio più o meno profondi? 
Sto bene. Ho solo voglia di tempi di versi, di cose diverse, di aria diversa. Soprattutto aria vera. Quella che respiri uscendo a fare quattro passi e mantenendo la testa in posizione eretta. Ho voglia di incrociare dita, ma dita di qualcun altro e non le mie che si attorcigliano sullo schermo di uno smartphone. Ma soprattutto sono stanca delle cornacchie starnazzanti che approfittano di ogni occasione utile per urlare la loro insana rabbia repressa. Dell'acido, dello squallore e della mancanza di un dialogo condiviso in un luogo che, dovrebbe trattandosi di un social, promuovere proprio il contatto, la condivisione e il dialogo. Rimpiango i tempi in cui ci si trovava nel bar del quartiere, con coca cola e chiacchiere. O ai giardini pubblici e quando litigavi, ti guardavi negli occhi. 
Sì, lo so, sono di mentalità vintage. 
Ho voglia di (ri)scoprire un altro respiro, uno più lento, più semplice. Come la pasta che ho osservato lievitare domenica scorsa, quando per fare un dolce ho impiegato circa sei ore. 
Come regalo di compleanno, vorrei regalarmi un altro ritmo di vita. Ecco. Forse ho identificato il primo pensiero "oscuro" che mi volava sopra la testa qualche giorno fa. 
Cambiare Ritmo. 
Smettere di appartenere a qualcosa che, di fatto, sento non mi rappresenta più, e dettarmi le mie regole. 


giovedì 23 aprile 2015

Dono della sintesi parte II

L'unica gioia al mondo è cominciare.
E' bello vivere perché vivere è cominciare, sempre ad ogni istante.
Cesare Pavese

Non possiamo pretendere che le cose cambino,
se continuiamo a fare le stesse cose
Albert Einstein

Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell'illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco.
Giordano Bruno




mercoledì 22 aprile 2015

martedì 14 aprile 2015

boh.

Cambiare ritmo. 
Cambiare ritmo dei pensieri, dei gesti. 
Cambiare metodo di investire. 
Investire il tempo, le energie, le parole. 
Cambiare. 
Come se le cose così come sono non ti piacessero, in realtà l esigenza non nasce dall'insoddisfazione. Strano da spiegarsi. 
E' follia fare sempre la stessa cosa e aspettarsi risultati diversi, diceva Einstein. 

Fatico. 
Fatico sempre a chiudere la Giornata Attesa. Quella dove aspetti qualcosa, o qualcuno in particolare. Quella che vorresti rallentasse quanto più possibile, girasse più lenta e invece sembra più vorticosa delle altre. Prendere i due bicchieri di vino e riporli, finalmente, nella lavastoviglie. Come dire: è andata, è finita e chissà se. E quando il se si avvera chiedersi che fare. 
Dopo l'incidente avevo paura di tutto. Poi, superato il trauma non avevo paura più di nulla. 
Ora di nuovo mi ritrovo con i pensieri legati alla caviglia sotto il peso di ma e di se
C'è ancora qualcosa che mi sfugge. 

giovedì 9 aprile 2015

Chi vuol esser lieto sia, di doman non v'è certezza...

Se avessi un euro, per ogni volta che, dato un argomento mi sono risposta una cosa tipo "smettila di pensarci". Penso sarei ricca, vivrei di rendita, e lavorerei part time solo perché non fare nulla tutto il giorno è noioso. 
Ieri ho dato un occhiata al mio "tablet di cuoio" (il mio amato organizer di pelle) e ho visto che di biglietti del treno, prenotati e di prossimo utilizzo ne è rimasto solo uno. 
E penso alla sensazione bellissima nel momento in cui escono dalla stampante, quando hai prenotato e trovato l ultima offerta vantaggiosa e te la sei portata a casa. 
E' bellissimo. 
Come ti faccia sentire un biglietto del treno appena stampato, la sola idea di partire e di arrivare lì dove aspetti di giungere da tempo, è meravigliosa. 
Ed è come una droga. Più lo fai e più lo faresti, altro che le sale slot, tenetemi lontano dal sito di Trenitalia e quello dei voli in offerta. 
Da stamattina una delle pazze idee che mi fa compagnia, è sull'ipotetico ponte del 2 giugno. Sulla voglia di azzardare, che la vita è breve, e fragile. E le occasioni vanno colte al volo, ma non solo. Le occasioni vanno cercate, volute, si deve combattere per esse, se davvero ci tieni. Certo. Bellissime parole, ragionamento che non fa una grinza, al contrario del mio conto corrente che di grinze ma, soprattutto buchi neri, ne ha a bizzeffe. 
Ma mi riservo il diritto di immaginare, di provare anche solo a illudermi di poter pianificare un regalo di compleanno unico e diverso dal solito. 
Oggi va così. 

mercoledì 8 aprile 2015

ombre di pensieri

"Oggi è il primo giorno del tempo che ci resta
un giorno buono per ricominciare".

Vi capita mai di avere un pensiero in testa, e di non riuscire a codificarlo?
E' come stare vicino ad un aeroporto, a testa bassa a guardare il terreno. Si vedono solo le ombre degli aerei che passano sopra la testa. Se ne sente il rumore. Ma non puoi distinguerli. 
Ecco, sono giorni che mi dibatto tra le ombre di pensieri che fatico ad identificare. 
Riesco a percepire che qualcosa non mi torna, altre cose mi stanno strette. Persisto nell'avere voglia di alleggerire il carico, emotivo o fisico che sia. Ho la sensazione di muovermi ancora una volta in uno stato di inquietudine mista a insoddisfazione. Che poi in realtà insoddisfazione non è.
Ho preso una strada, ho fatto delle scelte e molte si sono rivelate più che buone. Mi guardo allo specchio e mi vado bene. Ma non è ancora la soluzione ottimale. Forse sono solo "destinata" ad essere un anima perennemente in fermento. Ma ritengo non sia quel fermento del perennemente insoddisfatto. Della persona che ottiene qualcosa e già si è stancata e punta ad altro. E' il fermento del "sì questa cosa mi va bene ma non è ancora abbastanza". Ho la sensazione che il tempo mi stia correndo e scorrendo addosso e arrivo a sera con la sensazione di aver combinato nulla e nello stesso tempo la stanchezza di aver mosso una montagna. E non mi piace. In realtà sono dell'idea di avere una gestione del mio tempo sbagliata.  Da una parte c è la mia mania del "tutto e subito" dall'altra mi rendo conto di dover dare il tempo giusto alle cose giuste. 
Mia Sorella mi ha regalato un bellissimo mantra:  "se una cosa è ti fa star bene non può essere sbagliata". Lo prendo, lo tengo stretto, lo faccio mio. E ogni volta penso che mai come in questo periodo mi è mancata la sua voce e i suoi occhi. 
Paola mi ha detto "C è bisogno di riflettersi in qualcun'altro di simile a noi, alle volte, perché ci permette di capire noi stessi e dove stiamo andando". E anche Paola è una persona che ti viene da prendere e tenere stretta. Perché è bella. E' bella quella luce che ha negli occhi, e che sa di consapevolezza. 
Mi circondo di Persone Belle. Belle perché intense, forti, complesse e complicate. Ma è quella complessità a stimolarti, a dirti che il divano blu è una meraviglia ma c è un mondo là fuori e devi prendere in mano il coraggio e la voglia e andarlo a scoprire. E non è solo una questione di spostamento fisico. Il mondo bello e vivo che c è lì fuori è lo specchio di quello che ti porti dentro. Con la sua luce, le sue ombre e i guizzi di colore intenso. 
Per il momento ci sono ombre di pensieri, che mi passano sopra la testa e che ancora non riesco ad identificare, ma sono dell'idea di essere lì per lì ad alzare la testa verso il sole. 



mercoledì 1 aprile 2015

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...