venerdì 27 gennaio 2017

Ricordi...


È una sera di gennaio del 2001, è venerdì e sono passate le otto di sera. Me lo ricordo perché nell’agenzia immobiliare dove lavoro siamo rimasti solo io e G. Suona il telefono.
È un tale sig. Pertini, che vuole vedere un app.to vuoto che abbiamo in vendita, di cui però non ho le chiavi. E lo vuole vedere sabato mattina. L’occhio mi va in automatico all’agenda ma, lo so già che non posso, perché l’indomani ho due appuntamenti e so già che sono due vendite sicure. Me lo dice l’istinto, la pancia.
E comunque non ho le chiavi e non le posso recuperare così velocemente. Il sig. Pertini è arrogante, insiste, alza la voce e dice che vuole comprare assolutamente e lo vuole fare il giorno dopo. Per un venditore significa provvigione. Ma c è qualcosa nella sua voce che mi infastidisce e, non ero farina da fare ostie nemmeno 20 anni fa, al terzo “sono spiacente” non recepito cambio tono e gliele do corte: “guardi, io la richiamo lunedì, se lei domani mattina compra l app.to della vita, buon per lei”. E chiudo. Non ci sono soldi che valgano una tale rottura di palle.
Guardo il foglio che ho in mano, con il nome, un numero di cellulare tim e niente, l’istinto, la pancia, mi dicono NO.  Appallottolo il foglio e lo butto via, con un sonoro “fottiti stronzo”.
L’indomani ho venduto due appartamenti, io e G. visto il bel sole, abbiamo pranzato veloci e poi siamo partiti per un w.e fuori porta. In radio davano “Il cuoco di salò” di De Gregori, era appena uscito l’album. Alzo il volume e canticchio mentre lascio la città allontanarsi dagli specchietti.
Il lunedì mattina ci sono grandi titoli sui giornali. Un agente immobiliare trovato morto domenica mattina, in un app.to a 500 mt circa dalla mia agenzia. Ucciso. Giustiziato da tre colpi.
Padova si sveglia con la paura e l ombra di un “serial killer”, non c è abituata a finire al tg nazionale.
 Il fatto viene collegato ad un altro omicidio di pochi giorni prima, un tassista.
Fortunatamente non passano molti giorni che il “mostro di Padova” viene catturato. Si chiamava Michele Profeta, e “in arte” sig. Pertini.
Forse l’istinto mi ha salvata la vita. Forse mio Padre in quel momento ha messo entrambe le mani sulla mia testa. Però forse è vero che una sensazione, è già una parte di verità.
O più semplicemente, come dice il Cuoco di Salò: “in una bella giornata di sole, dalla parte sbagliata, si muore”.

mercoledì 11 gennaio 2017

Ricordi

 
Ho conosciuto D. poco dopo la separazione.
Qualcuno mi disse che le storie nate subito dopo essere state piantate funzionano, sono più una sorta di riscatto, un modo per dimostrare in primis a sé stesse e poi al mondo che non saremmo certo noi a restare sole. Ma non mi interessava.
D. era bello come il sole, faceva il Vigile del Fuoco a Cinecittà, ed era simpatico come solo i romani sanno essere. E io avevo solo voglia di ridere.
Riuscivamo a vederci solo ogni due settimane..., si viveva appesi al telefono, al pc con le chat, e al binario 1 della stazione. Ma quel fine settimana di maggio Trenitalia piazza uno sciopero proprio nel "nostro" sabato.
Non ricordo di averci pensato troppo, rubo la smart aziendale e alle sette del mattino prendo l'autostrada. Intorno alle due del pomeriggio sono fuori dalla sua caserma che lo aspetto. Tempo di un bacio e di mettere la borsa in macchina, e ripartiamo verso Padova, guida lui, mi tiene la mano e mi dice "tu sei matta piccolé".
Poi aveva ragione quel "qualcuno", la storia non è durata ancora molto. Ma questo è uno di quei ricordi che mi tengo stretti e che mi fanno sorridere. Perché io sono fatta così, perché l'amore è così. Che sia quello "giusto" o no (ne esiste davvero uno sbagliato?) è quello che ti sovverte tutte le priorità. E' quella forza che ti fa macinare mille chilometri in una giornata pur di passare con l'altra persona una manciata d'ore. E' quella cosa che ti fa tremare di paura ma dici chissenefrega, voglio viverla. E, Dio se ti senti vivo.

"Il tuo modo di amare somiglia a una di quelle coperte calde e morbide che si tengono sul divano, non mi ero reso conto di quanto freddo avessi fino a quando non me l'hai appoggiata addosso". è stato uno dei suoi ultimi messaggi. E credo sia ancora una delle cose più belle che mi abbiano mai scritto.

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...