È una sera di gennaio del 2001, è venerdì e sono passate le
otto di sera. Me lo ricordo perché nell’agenzia immobiliare dove lavoro siamo
rimasti solo io e G. Suona il telefono.
È un tale sig. Pertini, che vuole vedere un app.to vuoto che
abbiamo in vendita, di cui però non ho le chiavi. E lo vuole vedere sabato
mattina. L’occhio mi va in automatico all’agenda ma, lo so già che non posso,
perché l’indomani ho due appuntamenti e so già che sono due vendite sicure. Me lo
dice l’istinto, la pancia.
E comunque non ho le chiavi e non le posso recuperare così velocemente. Il sig. Pertini è arrogante, insiste, alza la voce e dice che vuole comprare assolutamente e lo vuole fare il giorno dopo. Per un venditore significa provvigione. Ma c è qualcosa nella sua voce che mi infastidisce e, non ero farina da fare ostie nemmeno 20 anni fa, al terzo “sono spiacente” non recepito cambio tono e gliele do corte: “guardi, io la richiamo lunedì, se lei domani mattina compra l app.to della vita, buon per lei”. E chiudo. Non ci sono soldi che valgano una tale rottura di palle.
E comunque non ho le chiavi e non le posso recuperare così velocemente. Il sig. Pertini è arrogante, insiste, alza la voce e dice che vuole comprare assolutamente e lo vuole fare il giorno dopo. Per un venditore significa provvigione. Ma c è qualcosa nella sua voce che mi infastidisce e, non ero farina da fare ostie nemmeno 20 anni fa, al terzo “sono spiacente” non recepito cambio tono e gliele do corte: “guardi, io la richiamo lunedì, se lei domani mattina compra l app.to della vita, buon per lei”. E chiudo. Non ci sono soldi che valgano una tale rottura di palle.
Guardo il foglio che ho in mano, con il nome, un numero di
cellulare tim e niente, l’istinto, la pancia, mi dicono NO. Appallottolo il foglio e lo butto via, con un
sonoro “fottiti stronzo”.
L’indomani ho venduto due appartamenti, io e G. visto il bel
sole, abbiamo pranzato veloci e poi siamo partiti per un w.e fuori porta. In
radio davano “Il cuoco di salò” di De Gregori, era appena uscito l’album. Alzo
il volume e canticchio mentre lascio la città allontanarsi dagli specchietti.
Il lunedì mattina ci sono grandi titoli sui giornali. Un
agente immobiliare trovato morto domenica mattina, in un app.to a 500 mt circa
dalla mia agenzia. Ucciso. Giustiziato da tre colpi.
Padova si sveglia con la paura e l ombra di un “serial killer”, non c è abituata a finire al tg nazionale. Il fatto viene collegato ad un altro omicidio di pochi giorni prima, un tassista.
Fortunatamente non passano molti giorni che il “mostro di Padova” viene catturato. Si chiamava Michele Profeta, e “in arte” sig. Pertini.
Padova si sveglia con la paura e l ombra di un “serial killer”, non c è abituata a finire al tg nazionale. Il fatto viene collegato ad un altro omicidio di pochi giorni prima, un tassista.
Fortunatamente non passano molti giorni che il “mostro di Padova” viene catturato. Si chiamava Michele Profeta, e “in arte” sig. Pertini.
Forse l’istinto mi ha salvata la vita. Forse mio Padre in
quel momento ha messo entrambe le mani sulla mia testa. Però forse è vero che
una sensazione, è già una parte di verità.
O più semplicemente, come dice il Cuoco di Salò: “in una
bella giornata di sole, dalla parte sbagliata, si muore”.