martedì 17 ottobre 2017

Ma come ottobre?


Ma...? ma come ottobre? di già? e l'ultimo mese dov'è finito? e poi, già che ci siete, datemi le coordinate dell'ultimo anno.
Non c'è verso di fermarsi, anzi, è tutto un rincorrere un tempo che non basta mai. Tra esami del sangue, una certa tensione di sottofondo, i dolori e il contorno che facile non è ma ci si prova sempre. Insomma, alzo gli occhi sul calendario e taaacccc... siamo lì eh... l'autunno è già iniziato da un pezzo, lo capisco dalla trapuntina sul letto che non sempre basta, e i Kiss che crescono a vista d'occhio. Hanno già compiuto 4 mesi e si vedono tutti, loro che si muovono per casa con le loro panciotte, tipo wustel con le zampe.
Le cose mi cambiano ad una velocità che fatico a gestire, io che da buon toro avrei bisogno del mio tempo per metabolizzare i cambiamenti, e invece niente. Non ho tempo, non metabolizzo, rincorro. Come il fatto di essere di nuovo, a distanza di 6 anni, alle prese con il problema delle scarpe. Eh già, perché le scarpe per noi donne sono uno di quegli snodi fondamentali che la teoria della relatività ci sembra un problema di prima elementare. Mi trovo a dover rinunciare di nuovo ai tacchi, alla mia viscerale e sviscerata passione per le altezze, io che mi sono sempre sentita dire "altezza mezza bellezza, tu sei mezza e basta". E pare che io riesca a sopravvivere solo con le scarpe da ginnastica. "Capirai il dramma" direte e avete ragione, rispondo. Ma come ho sempre detto, il tacco è uno stato mentale. Di conseguenza anche la scarpa da ginnastica lo è. Il punto è solo uno, che dovrei fregarmene bellamente, io sono io indipendentemente dalle altezze, dalla scarpa, dal jeans in cui vivo o dalle gonne che non metto mai. E ci riuscirei. Se solo avessi il tempo di mettermi lì, metabolizzare al cosa, farmi passare i dolori misti che mi stanno addosso da un po' di tempo, e prendere fiato. Che poi, sì, siamo tutti d'accordo che questo tipo di lagnanze sono del tutto ingiustificate, che il senso di colpa cresce in modo direttamente proporzionato al numero di parole usate. Che le persone muoiono di guerra e di fame e io sono qui a rimpinzare l etere di ansia per i dolori alle ossa. Ma questo è il mio piccolo orticello, e in questo periodo ci trovo un sacco di gramigna.
Devo trovare il modo e il tempo di farmi spazio, di cambiare la prospettiva e lo sguardo con cui osservo le cose. Devo cambiare il ritmo, perché mi sembra di essere da mesi su una pista di rock acrobatico, e fatico dannatamente a tenere il tempo.

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...