martedì 15 luglio 2025

Il successo

 

Quando ero piccola i dolci erano "i pasticcini della domenica". E nemmeno di tutte le domeniche. Uscivo da Messa e tornavo a casa, Madre mi dava cinque mila lire e mi mandava a prendere quattro pastine o un vassoietto di mignon. 
Giornata speciale. 
Associai così bene "i pasticcini" alle giornate speciali, che quando i miei compagni di scuola portavano i dolci o le paste per i compleanni, io ne conservavo sempre una parte
 per Luca. 
Se c'erano due fette di torta, una la mangiavo e l'altra l'arrotolavo nel tovagliolo di carta e poi la portavo a casa tra le mani così non si sarebbe rotta in cartella. Se erano pasticcini lo stesso. Dividevo a metà. Nella mia testa non era giusto che io avessi una cosa così speciale e mio fratello no. Un giorno feci ridere mamma perché trovò una di quelle pastine alla frutta con la crema pasticcera intero e uno spezzato a metà. Avevo messo l'acino di uva nella parte per Luca e avevo tenuto per me la fragola. Madre mi guarda e io le rispondo alla domanda non fatta: «La maestra ha detto che ne potevamo prendere tre a testa...».

Sono passati molti anni da quel dì, ma la mia mentalità è la stessa. Se ho qualcosa o mi capita qualcosa di bello tendo a condividerlo, rendere partecipe chi mi sta accanto, che a festeggiare da soli mette 'na gran tristezza.

Ieri parlavo con un'amica sul fatto che, in ambito editoriale, ci siano realtà che assomigliano a vasche di piranha, altre di squali ma, per fortuna, ci siano anche tantissime mani tese. Come sempre fanno più rumore i piranha quando banchettano che le mani quando si stringono, ma mi piace pensare che, come diceva il buon Leo (Tostoj): "la felicità è reale solo quando condivisa". 

Ma allora cos'è per me il "successo"? 
In linea di massima è arrivare a fine giornata pensando di essere riuscita a schivare la maggior parte dei pattoni che la Vita riserva. Cosa nient'affatto scontata. 
E poi? Se penso ai libri scritti, da scrivere e da pubblicare?
E poi è difficile, perché non riesco a ricondurre il concetto a una mera questione di denaro, e mentre ancora mi arrovello, stamattina Facebook mi ricorda le parole di Ezio Bosso, di qualche anno fa:

"Ogni volta che tocco quel tasto, ho raggiunto il successo. Ogni volta che ricomincio, ho raggiunto il successo.
Perché il successo è che cosa? Non lo so, non mi interessa. Mi interessa la musica; mi interessa la gratificazione più bella: vedere che qualcuno che cresce intorno a te e un po' anche grazie a ciò che fai. E questo c'è ogni volta.
Spesso si confonde il successo con la fama o con il riconoscimento, invece la musica di cui mi occupo è una musica che dice che tu non ci sei, tu sei al servizio della musica. E in questo, sapete, un po' tutto è così, anche un medico, qualsiasi mestiere intraprenderete voi sarete al servizio di qualcosa o di qualcuno.
E questo vi darà la gratificazione: vederlo felice, vederlo crescere, farlo mangiare bene. Tutto questo è la gratificazione, ed è sempre una questione umana, di rapporti. E quando ci sarà questo è una delle cose più belle: un grazie, un sorriso.
(...) Ecco, non inseguite il successo, per favore. Inseguite la passione che è anche un sacrificio, inseguite la crescita, la curiosità. Per me è quella la parte che mi ha salvato".

Ecco, credo che l'abbia spiegato molto meglio di quanto possa fare io. L'ho incontrato una sola volta e mi rammarico di non aver avuto la possibilità di salutarlo di nuovo. Secondo me, per indole, avremmo pure diviso a metà un pasticcino. 

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