Quando ero piccola i dolci erano "i pasticcini della domenica". E nemmeno di tutte le domeniche. Uscivo da Messa e tornavo a casa, Madre mi dava cinque mila lire e mi mandava a prendere quattro pastine o un vassoietto di mignon.
Giornata speciale.
Associai così bene "i pasticcini" alle giornate speciali, che quando i miei compagni di scuola portavano i dolci o le paste per i compleanni, io ne conservavo sempre una parte per Luca.
Se c'erano due fette di torta, una la mangiavo e l'altra l'arrotolavo nel tovagliolo di carta e poi la portavo a casa tra le mani così non si sarebbe rotta in cartella. Se erano pasticcini lo stesso. Dividevo a metà. Nella mia testa non era giusto che io avessi una cosa così speciale e mio fratello no. Un giorno feci ridere mamma perché trovò una di quelle pastine alla frutta con la crema pasticcera intero e uno spezzato a metà. Avevo messo l'acino di uva nella parte per Luca e avevo tenuto per me la fragola. Madre mi guarda e io le rispondo alla domanda non fatta: «La maestra ha detto che ne potevamo prendere tre a testa...».
Sono passati molti anni da quel dì, ma la mia mentalità è la stessa. Se ho qualcosa o mi capita qualcosa di bello tendo a condividerlo, rendere partecipe chi mi sta accanto, che a festeggiare da soli mette 'na gran tristezza.
Ieri parlavo con un'amica sul fatto che, in ambito editoriale, ci siano realtà che assomigliano a vasche di piranha, altre di squali ma, per fortuna, ci siano anche tantissime mani tese. Come sempre fanno più rumore i piranha quando banchettano che le mani quando si stringono, ma mi piace pensare che, come diceva il buon Leo (Tostoj): "la felicità è reale solo quando condivisa".
Ma allora cos'è per me il "successo"?
In linea di massima è arrivare a fine giornata pensando di essere riuscita a schivare la maggior parte dei pattoni che la Vita riserva. Cosa nient'affatto scontata.
E poi? Se penso ai libri scritti, da scrivere e da pubblicare?
E poi è difficile, perché non riesco a ricondurre il concetto a una mera questione di denaro, e mentre ancora mi arrovello, stamattina Facebook mi ricorda le parole di Ezio Bosso, di qualche anno fa:
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