martedì 17 maggio 2011

Respiro

Alle volte mi manca. 
Si ferma lì, incastrato sotto lo sterno, aggrappato, appeso, ancorato al diaframma e sembra tirarlo verso il basso. E respirare diventa una fatica. 
Mi ritrovo ad aprire la bocca, chiudere gli occhi cercando di prendere più aria che posso e mi sembra sempre di raccoglierne la metà di ciò che ho bisogno. 
Succede quando sono più debole, quando mi permetto di tornare a momenti difficili, passati e che sì, appartengono alla categoria zavorra che dovresti imparare a lasciarti alle spalle e sì, alle volte ti sembra di riuscirci, ma c è sempre qualcosa che resta, uno strascico, un ricordo che non se ne vuole andare e diventa paura, ansia, timore che fa ancora troppo rima con dolore. Succede quando temo di allungare la mano e non trovare più una spalla.


E' successo l'altra mattina quando ho visto uno scooter su un fianco e una ragazza per terra che piangeva. La sua borsa lì, vicino a lei. Ma per fortuna non era sola. Succede quando sento le sirene che mi passano accanto, vicine e non ho un abitacolo, un muro dietro quale proteggermi e ancora le spalle si alzano fino alle orecchie. E la gola mi si stringe. 
E non respiro. 
Poi scrollo la testa, e ricomincio a camminare e ad ogni passo mi rieduco a respirare, prima piano e a fondo e poi con la normalità di chi lo fa, senza troppo pensarci. E vado avanti.
A volte accellera.
Quando è un'emozione inaspettata a piovermi addosso. Come un raggio di sole che non ti aspetti e ti fermi a guardarlo, lì in mezzo al cielo nero, con il naso all'insù. E allora fa a gara con il cuore, partono insieme come due bambini che giocano a chi arriva prima. Strizzano gli occhi e pugni e si mettono a correre più che possono finché i polmoni bruciano e sembrano scoppiare, ma al traguardo se la sono già scordata la fatica. Quando arrivano con il braccio e un pugno alzato, si guardano e insieme dicono "ho vinto io!" e chi li mette più d'accordo poi?
Succede.
Quando arrivo dove non pensavo sarei mai arrivata. Quando mi scappa un sogno su un mondo che non conoscevo. Quando mi sveglio con la voglia di fare, di creare, di vivere, di scoprire davvero di essere un po' speciale e di crederci fino in fondo. 
E in quei momenti mi sembra che se mi mettessi a correre potrei farcela di nuovo.

In altri momenti semplicemente resta lì. 
In ascolto di altri momenti, di altri respiri, si muove ad un ritmo solo suo, così lento da non farsi sentire da non disturbare. Si muove lento e tranquillo, come un fiume che attraversa una città in un giorno di mezza estate che a guardarlo ti rasserena, e già senti un po' più fresco sulla pelle. Lui si lascia guardare, cerca il mare e resta lì, a farti alzare gli occhi e guardare lontano. 

On Air: Magia Rosana

5 commenti:

  1. Ma tu SEI un po'speciale. E per quel che vale, ci sono almeno un paio di spalle (a testa) che puoi trovare. Un po'lontane, ma ci sono.

    Thunder

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  2. ...è la solita strategia del bastone e la carota, discola :P
    (scale, falsi piani e discese scoscese. Ho un repertorio illimitato)
    Thunder

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  3. bastone? carota?
    ma non s era parlato di salame e bruschetta e chianti?
    c amarezza... :(

    le discese arditeeee e le risaliteeeee... suonala ancora Sam...
    (ok... vado eh... vado)

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  4. "Si ferma lì, incastrato sotto lo sterno, aggrappato, appeso, ancorato al diaframma e sembra tirarlo verso il basso. E respirare diventa una fatica.
    Mi ritrovo ad aprire la bocca, chiudere gli occhi cercando di prendere più aria che posso e mi sembra sempre di raccoglierne la metà di ciò che ho bisogno". E' esattamente quello che mi è successo oggi... Bellissimo post

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