giovedì 6 settembre 2012

Grande Alex


E' il 6 di novembre del 2010, un sabato. 
Mi hanno portata a casa dall'ospedale la mattina dopo 12 giorni di ricovero e un intervento di quasi 4 ore. 

Sono confusa, ho i pensieri in ovatta. Non sono nemmeno a casa mia, sono uscita per andare al lavoro e non ci sono più tornata. Non ho ancora capito bene come funziona, ma ho capito che qualcosa è cambiato per sempre. Stavolta sì, lo posso dire. Per sempre. Ho la gamba chiusa nel tutore, sotto una cicatrice di trenta centimetri che ancora non ho avuto il coraggio di guardare, e un altra di una decina sull'anca. Per salvarmi la gamba un pezzo di osso hanno dovuto riciclarlo da lì. 
Ho una paura fottuta. Non posso camminare, sono così debilitata da non riuscire a restare seduta per più di dieci minuti senza sentirmi sfinita, mi muovo per casa su una sedia per ufficio. La sedia a rotelle arriverà dopo. Ci si deve organizzare. 
Con la pazienza che solo le mamme hanno, intorno alle 21 di quel sabato mia madre riesce a farmi alzare, mi porta in cucina e tra cuscini borsa del ghiaccio e coccole prova a farmi mangiare qualcosa. Improvvisa qualche battuta, un po' di allegria e accende la tv. E io dico: "è sabato sera e non solo non posso andare a ballare, ma non mi fanno nemmeno Ulisse!, cos è un sabato sera senza Alberto Angela?". 
Non c è Ulisse, ma accompagnato da un applauso che non finisce più entra in scena lui. Alex Zanardi. In piedi, sulle sue "nuove" gambe, con i due bastoni tra le mani. E un sorriso che ti passa da parte a parte, di chi sorride da dentro e non per semplice contrazione muscolare. 
E io inizio a piangere. 
Ecco, rispetto a lui io non mi sono fatta niente dico. Poi guardo la gamba e ripenso alla quantità di titanio che c hanno messo dentro e penso.. "beh... forse qualcosetta..." ma ancora poco rispetto a perderle entrambe. 
In quel momento l ho preso ad esempio. 
Lui si è rialzato, non solo fisicamente, ma mentalmente. E credetemi non è affatto semplice. 
Basta una frattura di quelle brutte e tutte quelle che sono le tue abitudini, le più scontate le più meccaniche, quelle che fai e non te ne rendi nemmeno conto, per te sono traguardi che raggiungi solo dopo ore di fisioterapia in cui sputi l anima. 

Ma lui si è rialzato. E alla grande. 
Dopo tre giorni devo staccarmi dal letto. Oasi rassicurante in cui nulla di male può succedermi. Salvo fatto di farmi scoppiare la pancia, perché se non c è qualcuno di buon cuore che ti aiuta, anche fare pipì è un problema. 

L autonomia. ecco. in una parola sola chiudete gli occhi e pensate di trovarvi nella totale mancanza di autonomia, per qualsiasi cosa. C è da destabilizzare anche la mente e il carattere più forte. E io di uscire da quel letto non ne avevo voglia mezza, avevo il terrore di cadere. Continuavo a dire "no, aspetto il Fratellone, che se cado lui mi prende". Ma come si fa? 
Allora rivedi l'immagine di Alex del sabato prima e ti dici "ok, ci provo".
E alla fine ce la fai. Certo, non si parla esattamente di passeggiate di salute. Ma tra un imprecazione, un crampo e un "guardaaa ci riesco" inizi a imparare a fare quei passi che un minimo di autonomia te la danno.

Alex è andato ben oltre! Guardatelo! è capace di dichiarare in un intervista "la vita mi ha dato tanto" lui! al quale la vita ha tolto le gambe. Quando normalmente ci si incazza con la vita per molto molto meno, signori miei. Guardate questa foto e ditemi se non sentite tutta la fierezza di quest uomo!
Ieri leggendo del suo oro mi sono tornate le lacrime agli occhi. E se devo dirvela tutta anche adesso a guardare quella foto lassù ho il nodo in gola. GRANDE ALEX! la tua forza continua ad essere l incipit per tante delle cose che decido di affrontare. E l'ammirazione che provo, le parole non riescono ad esprimerla. 
Ad maiora! 

12 commenti:

  1. Diamo per scontate molte cose, ma in realtà basta una sciocchezza per far saltare tutta la nostra routine. Anche solo un semplice problema, un piccolo infortunio, ed ecco che inizi a dipendere da tutti.
    Ci vuole coraggio e forza.
    Un mega applauso a te e ad Alex.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Slog.
      è vero tutto ciò che scrivi. alle volte basta un niente. la cosa importante una volta fuori dal tunnel è ricordarti per dove sei passato. apprezzi molto di più ogni singolo passo che fai.

      Elimina
  2. Alex è davvero un Grande! Dovremmo tutti prendere esempio da persone come lui, anche nelle piccole cose...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Da persone come lui, e tantissime altre che non vivono sotto i riflettori ma che affrontano con la stessa grinta sfide come queste.
      ce ne sono tante.

      Elimina
  3. Lo so. Anch'io, come te, ci sono passato. Anche per me è stata brutta e lunga e ricordo tutto ma proprio tuttotutto, gli sguardi di mia figlia rivolti alla mia gamba, le stampelle, e qualcosa da adesso in poi non sarà mai più come prima l'ho pensato anch'io.

    Però ogni cosa, le ricadute, la rabbia, la gente che ti deve scarrozzare in macchina, il girare nei cantieri con la tuta per nascondere il tutore, l'imparare nuovamente come si fa a camminare la fisioterapia e tutte le altre difficoltà mi appaiono così lontane, adesso, ogni volta che allaccio le scarpette da running o che mi preparo a qualche movimento nuovo in parete, guardando sù.
    Lo so. E lo sapevo anche per te, quel giorno, quando ti è capitato e ne hai scritto.
    Lo sapevo che sarebbe stata così dura che avresti avuto paura ed esitazioni, rabbia e lacrime, forza e determinazione. Lo sapevo e te l'avevo scritto, in uno dei primi commenti qui.
    Sei cambiata da allora. In meglio. E grazie solamente a te.

    Grande Alex, sì certo.
    Ma Sys, nel suo piccolo (:-)) non è certamente da meno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. mi ricordo quei tuoi primi commenti (di là!) mi ricordo che mi avevi scritto che le stampelle sono le cose più cretine che abbiamo inventato, capaci solo di cadere per terra in mille modi diverse nei momenti meno propizi! :)
      imparare a camminare quando sei piccolo è una cosa... da adulto è così complicato (non c è nemmeno il pannolone ad ammortizzare le cadute! :P )

      è vero, sono cambiata. certe cose ti cambiano per forza, e sai, sono contenta di come sono diventata. insomma, la mia autostima un po' si stiracchia.
      ma ti correggo solo una cosa: non è solamente grazie a me, ma anche a chi mi ha davvero sostenuta: la mia famiglia in primis, Stefano che mi ha torturata ma ancora mi corregge e posso dire che gli ho consegnato un "rosegotto" e mi ha dato una gamba quasi come nuova.
      E chi mi ha preso per mano, davanti una scala e mi ha detto "forza, la facciamo insieme, vedrai che ce la fai". senza queste Persone, non sarebbe stata la stessa cosa.

      e Grazie, per quello che mi hai scritto.

      Elimina
  4. Ciao SyS,
    le persone che mi colpiscono , alla fine hanno qualcosa che va al di là di un'apparente allegria.
    la sorpresa sta nello scoprire qualcosa che non sapevo, ma che alla fine mi conferma la persona che immaginavo tu fossi.
    Non credo di poterti dire nulla di nuovo...Zanardi l'ho visto anch'io ed ho voluto che lo vedesse anche mia figlia.
    perchè?perchè l'ho sentita tante volte maledire il giorno in cui è nata ,maledire quel decimo di vista che ha, preferendo essere cieca , almeno la gente capiva bene il concetto. fa un male terribile anche per chi vive accanto a chi ha bisogno d'aiuto.
    Mia figlia è autonoma.Un decimo le è sufficiente a vivere e a intregarsi con gli altri. E' rura, tanto dura ma insieme ce l'abbiamo quasi fatta. Oggi riesce ad essere più serena, riesce in una quasi accettazione del problema. lavora e viaggia con il pc che è una bellezza. E' faticoso ma il carattere forte la contraddistingue, come la sua estrema sensibilità.
    E' un percorso con tanti ostacoli questa vita. Lei ti avrebbe risposto che almeno tu li vedi. A me feriva l'anima. Mi trapassava questa sua freddezza apparente. Oggi ha una consapevolezza diversa, è cresciuta, ha maturato tanto dolore e sconfitte ...ma c'è. Questo è importante.
    Tra i mali peggiori puntiamo sempre l'attenzione su quello minore , alla fine è la miglior soluzione.
    Ti abbraccio forte
    vento

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Posso in un certo senso capire quello che mi racconti. Non te lo dico con presunzione, ma perché il mio più caro amico è non vedente praticamente dalla nascita. Ha passato i primi 7 anni di vita in ospedale, non so più quanti interventi ha fatto ma senza risultato. L ho visto passare attraverso momenti di dolore e disperazione nei quali ti senti del tutto inutile. Ciò nonostante ha trovato la forza di reagire, si è laureato, si sta diplomando al conservatorio, ha scritto due libri insomma, Vive. Appieno. È bello perché quando usciamo insieme lui ride dicendo che siamo il Gatto e la Volpe, io gli indico la strada, lui mi sostiene quando la gamba cede. Il più delle volte ti dirò non capisco più chi sostiene di più l altro.
      Sono contenta di leggere che tua Figlia ha trovato un suo equilibrio e serenità. Credo che il tempo, la pazienza ma soprattutto "quella pazienza e quel cuore che solo le mamme hanno" siano stati fondamentali.
      Grazie per questo tuo commento, per aver condiviso con me questo tuo prezioso pezzo di vita.
      Ti abbraccio
      Sonia

      Elimina
  5. E' vero, bravo Zanardi. Ma anche brava tu, che il tuo personale ostacolo l'hai affrontato e superato con la stessa forza.

    RispondiElimina
  6. Quando le mie amiche superviziate dalla loro bella vita comoda comoda si lamentano di quello che non hanno (in realtà hanno già tutto, ma non se ne accorgono, e vivono con il muso dalla mattina alla sera), rispondo loro di andare una volta in ospedale (nel reparto oncologico oppure in quello dei bimbi leucemici o comunque malati di patologie gravi), oppure di fare una visitina agli istituti per donne in difficoltà (quasi tutte italiane del Sud, che in cerca di lavoro al Nord, hanno lasciato tutto, famiglia, amici, origini, a volte anche dei mariti e dei figli, per avere uno stupendio a fine mese; qualche separata del Nord che non ha più una casa; qualche ucraina o moldava o indiana o africana che se ne è andata dal proprio paese per pura sopravvivenza e un futuro migliore), oppure ancora di andare una volta in un carcere femminile o di girare la notte per strada o di guardare semplicemente a Zanardi, Pistorius, la Minetti, Cinzia-non-mi-ricordo-chi ...
    Insomma, quello che voglio dire è che chi ha tutto non si accorge di quello che ha se non quando lo perde e chi, invece, non ha nulla va avanti con forza e coraggio tutti i santi giorni, stringendo i denti, cercando di non lamentarsi e pesare sugli altri, vivendo con entusiasmo, e, come nei casi sopracitati, persino infondendo agli altri il proprio coraggio e il sorriso alla vita.

    RispondiElimina
  7. Complimenti anche a te!
    Sei stata coraggiosa e forte anche tu!
    Un bacione

    RispondiElimina

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...