giovedì 15 settembre 2011

Il Casco

"Quel casco nasconde sentimenti incomprensibili" Ayrton Senna


Il mio è poggiato sullo sgabello in camera. Non è in garage con il Poderso perché aproffittando del gran sole ho voluto lavarlo. Quella mattina è stato abbandonato per terra per non so quanto tempo, ha preso la pioggia all interno.
Puzzava di cane bagnato.
La visiera, dove c è lo snodo a sinistra, è scardinata. e anche la presa d aria che c è davanti alla bocca. Dicono che dopo un colpo violento il casco non lo puoi più riutilizzare, ma io l ho lavato lo stesso. In fin dei conti, senza esagerare, mi ha salvato la vita. Ha fatto il suo mestiere.

Ricordo esatte le parole "o cavoli... non ho sentito proprio niente, funziona". Già almeno in faccia non ho sentito proprio niente.
Ma ora è lì, lucido e profumato. Alle volte lo guardo con nostalgia. Ci stavo bene lì dentro. Certi momenti mi nascondeva i pensieri, un po' come gli occhiali da sole che uso adesso, anche quando entro in qualche posto perché c ho la scusa che hanno la lente graduata. A meno che non debba parlare con qualcuno e allora li tolgo.
Ma sono il mio muro, la mia barriera. Mi hanno sempre detto che il mio viso è un libro aperto e non so dire se la cosa mi piaccia davvero. Ho bisogno della mia barriera, di tenere il mondo, quello lì fuori un po' a distanza. E casco conteneva i miei pensieri, raccoglieva i capelli e mi nascondeva per certi versi dagli sguardi. Soprattutto nascondeva i miei. Liberi di muoversi tra gli abitacoli delle auto ferme al semaforo, sui visi di chi aspettava il momento giusto di attraversare la strada e si guardava intorno scalpitando.
Vedere non visti.
Mi piace guardare il linguaggio dei gesti, quello che non mente. Si possono dire tante cose a parole, ma la purezza di uno sguardo o del gesto di una mano quella non si finge.
Alle volte penso che ci vorrebbe un casco per l'anima. Perché alle volte le tensioni ci cozzano contro e ti lasciano un segno, un ematoma che finché non si riassorbe resta lì e ti fa un po' male quando lo sfiori. E tu magari vorresti che passasse in fretta, e invece ogni botta ha bisogno del suo tempo per guarire.

Ieri sera l ho ripreso in mano, era sera tardi, dopo la fisioterapia e quasi alla conclusione di una giornata ostica. Pensavo che se avessi dovuto risalire su due ruote in quel momento, probabilmente non ce l avrei fatta. Ho lasciato scadere l assicurazione del Poderoso perché non me la sento per ora di riprenderlo di nuovo in mano e di farlo correre, gli ultimi sogni che ho fatto non mi sono piaciuti.
Ma per il mio casco ho un progetto diverso, il sogno di un giro su delle colline che già conosco ma da cui manco da troppo tempo.
E spero che non resti solo un altro sogno da piegare, e chiudere nel cassetto.



N.d.A. mi è stata data una parola, e io dovevo costruirci una storia intorno. 
questo è il primo tentativo.


6 commenti:

  1. Ottimo tentativo, compreso il fato che il pezzo che hai scritto è molto bello e nel frattempo, ti si conosce un po' di più.

    Ciao e buona giornata. ;)

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  2. Grazie Arthur!
    ogni tanto tolgo gli occhiali scuri anche mentre scrivo... ;)

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  3. Al Divino Amore lo portiamo, il casco. Altroché!

    Thunder

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  4. Un mio amico una volta ha detto: "per me il cinema è la visiera del mio casco"
    Ti auguro di tornare presto in sella... :-)

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  5. Thunder... sono andata a vedere con google di che parlavi... dici che è una grazia ricevuta? sarà mica più comodo al Santo? così evito pure incidenti diplomatici? :P

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  6. Grazie Giulio!
    per certi versi spero io pure! vediamo... buon inizio settimana.

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