martedì 17 gennaio 2012

Penso dunque Sono

"Ricordarsi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai incontrato per fare le grandi scelte della vita. Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutti i timori di essere imbarazzati o di fallire – semplicemente svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante. 
Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere. 
Siete già nudi. 
Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore."
Steve Jobs

Sono qui che penso da stamattina a questa frase (non solo, sto cercando di togliere il corsivo da per lo meno 6 minuti ma lui ritorna fuori e quindi mo vi cuccate un post in pendenza). Dicevo... Son qui che penso a questa frase, che non puoi leggerla e liquidarla così, all'acqua di rose dicendo "Uh che bella!" perché di cose ne dice, e ne dice tante... 
Per imparare a vivere dobbiamo ricordarci che dovremmo morire. Non è una frase così leggera da digerire. Perché? Mi chiedo, perché per capire che dobbiamo muoverci dobbiamo sempre vedere la terra che frana sotto i nostri piedi?
Siamo abitudinari, siamo arroccati, siamo cementati al sicuro dentro in fondo, alle nostre sicurezze. Alle volte ci stanno pure strette, sono sbagliate fin che vuoi, ma sono sicurezze. Sono sicurezze nell'errore, sono sicurezze che non ci fanno viver bene, ma sempre sicurezze e quindi ce le teniamo strette e se qualcuno ci propone pure una via alternativa lo guardiamo come se fosse un cretino. Perché antitesi della sicurezza è la precarietà, è l incertezza e l ignoto e l ignoto ci spaventa assai. Siamo capaci di gestire lo stress, la gastrite che ci stronca a metà giornata se siamo un poco più tesi, ma l idea di cambiare e correre il rischio di stare meglio no. Oggi so che sto male, domani so che starò male. Sempre meglio che non sapere come starò...No?
Già, e se poi sbaglio? fallisco? faccio danni? sto peggio. Peggio di così? E se invece capitasse che stai meglio? Non puoi sapere in anticipo cosa accadrà, ma non puoi stare così, tra color che sono sospesi, nella voglia di cambiare qualcosa perché qualcosa senti che si può cambiare e della rassicurante sicurezza della mediocrità, della disillusione, dell'accontentarsi inizi davvero ad averne abbastanza. 
Chi si accontenta gode. 
Dicono. 
Davvero? Non so. Alle volte mi trovo a pensare che si sia alla ricerca di una giustificazione, di una motivazione che non parta da noi anche per decidere di stare meglio. Se è vero che, come in fisica esistono causa ed effetto, noi si preferisce gestire l effetto piuttosto che dare una spinta alla causa. Ma perché? Per paura delle responsabilità? Perché ci vuole coraggio anche per decidere di essere felici?
Ecco perché, forse, quando abbiamo una condanna a morte sulla testa è "più facile" decidere di agire. Perché, forse, ci sentiamo giustificati. "E' vero, ha deciso di fare quella cosa, è da pazzi ma gli vorrai lasciare un po' di soddisfazione? poverino...". 
Persino io mi sono sentita dire "massì parti, vai via qualche giorno, hai fatto tre mesi sulla sedia a rotelle, un anno a casa hai diritto di svagarti un po'" perché uno che lavora normalmente invece no? deve solo pagar bollette? non ha il diritto di prendersi un po' di tempo per sé?

Cosa c è di così tremendo nel voler vivere bene? Nel provare ad essere sereni se non proprio felici? Perché si ha la tendenza a passare per egoisti, sconsiderati, pazzi quando ci si trova a dire a voce alta "voglio cambiare questa cosa perché questa cosa non mi fa più vivere bene ho diritto delle mie emozioni"?
Soffro oggi e mi guadagno un posto in Paradiso domani... ma chi l ha detto? cioè, no, so Chi l ha detto ma non sono proprio sicura che si intendesse questo, secondo me qualcosa è stato sbagliato nelle traduzioni. 
Mi ritrovo a pensare che il più delle volte si resti intrappolati in situazioni che non si accettano e non si vogliono pensando che il proprio sacrificio faccia bene a qualcun altro, e che alla fine si rischi di rovinare non solo se stessi ma proprio chi si cerca di proteggere.
"Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore che io conosca per evitare di cadere nella trappola di chi pensa che avete qualcosa da perdere
Siete già nudi. 
Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore" 
Se muoio perdo tutto. 
Se vivo male, spreco ogni sacrosanto giorno della mia vita fingendo che tutto vada bene e curandomi il mal di stomaco/testa/ansia... e cosa trasmetto a chi mi sta accanto? cosa insegno ai miei figli? che una volta che hai deciso non puoi cambiare idea e che se hai commesso un errore di valutazione devi pagare per tutta la vita, scontando i tuoi peccati con l infelicità. Perché non hai nessun diritto se non il sacrificio. 
Se azzardo seguendo il mio cuore, che non significa solo una rima con amore, ma anche assonanza con l'ispirazione, inseguire un mio sogno, un desiderio sì, può andarmi male. O può andarmi bene. E chi mi sta accanto avrà modo di capire che ci sono cose nella vita che funzionano, altre che non funzionano. Ma quando si cade si ha il dovere  verso se stessi di ricominciare, di riprovare.  Perché si deve pretendere una vita migliore per se stessi e chi si ama, non ci si può limitare a sognarla. 
C è da crederci. Magari sbaglio ma la vedo così.
Ci sono una serie innumerevole di occasioni nella vita per dimostrare di essere qualcuno anche senza necessariamente diventare Steve Jobs, o Paperon De Paperoni e mi piacerebbe pensare, che ho la capacità di decidere quando è arrivato il momento di cambiare non perché mi ricordo che prima o poi dovrò morire, ma semplicemente perché vale, ogni giorno, la pena di vivere. 
mah... intanto sono qui che penso...  

26 commenti:

  1. Oddio, hai ragione!!! Siamo telepatiche!!! Ho letto e riletto il tuo scritto prima di risponderti e ora...eccomi qua.Non ho LA risposta, ho tante risposte e forse nessuna giusta ma ti posso confessare che secondo me hai pienamente ragione: la matrice cattolico-cristiana (sensi di colpa, espiazione, dolore, sacrificio) che la chiesa ha imposto nei millenni, la banale psicologia istintiva di noi esseri umani-animali che si devono proteggere dai pericoli, la codardia della nostra era che ci insegna a celarci dietro regole, doveri, leggi ma cosi ci evita anche di dover scegliere, esse unici e rischiare.Tutto questo e molto altro fanno di noi cio' che siamo oggi, non proprio degli eroi.Poi c'e' anche il fatto che la societa' ripudia moralmente che e' diverso (guarda solo gli extracomunitari, i gay) poiche' le masse sono piu' facili da governare se sono dei caproni...insomma, non e' facile, immersi come siamo nei pregiudizi, condizionamenti e paure pero' , come diceva Jobs, ma come pensiamo in fondo pure tu ed io "considerato che da qui non se ne uscira' vivi perche' non provare?!". E' una bella responsabilita' anche solo mettere in considerazione di vivere la vita che si vuole, che si sogna e per assurdo io per esempio sto facendo iconti con paure ancestrali, assurde per questi tempi tipo la paura di morire di fame, di finire sotto ad un ponte.E a poco vale la razionalita' che mi rassicura sul fatto che oggigiorno non si muore piu di fame e che con il tessuto familiare ed amicale che quasi tutti abbiamo non dormiremo quasi sicuramente sotto ad un ponte ma tant e'. Io penso che la mia decisione in cuor mio l' ho gia' presa, sto solo cercando il coraggio e la coerenza dentro di me.Perche' voglio essere orgolgiosa di me stessa e voglio poter dire allo specchio o alle persone che non ho aspettato di morire per provare a vivere la mia vita

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    1. Hai ragione. Ciò che è stato inculcato per secoli è ancora qui, al lato pratico negli atteggiamenti che abbiamo tutti i giorni, dalle favole per bambini alla religione, prima di vivere felice e contento devi passare per le fiamme dell inferno.
      Sono convinta che nulla venga servito su un piatto d argento e che le cose te le devi guadagnare. E in fondo il bello delle sfide e dell evolversi è pure quello. Certo, finché sei lì che sputi lacrime e sangue non è bello. Ma quando riesci a riprendere l equilibrio e rialzarti in piedi, molto, molto spesso ti accorgi che ne è valsa la pena.
      Mi ricordo quando ho lasciato il mio ex convivente: nonostante fosse un cretino c ho sofferto molto, e per alcuni tempi m è mancato pure. Ma poi, alla fine mi sono ritrovata a pensare che se avessimo avuto l onestà di ammettere prima che era finita, avremmo risparmiato del tempo. Lasciandoci abbiamo semplicemente permesso l uno all altra di trovare un modo di vivere meglio.

      E penso anche che ci sia una bella differenza dal voler cambiare e migliorare la propria vita a fare delle scelte incoscienti.
      Sai, a proposito del lavoro: lavoravo per un commercialista molesto. sarebbe stato da denunciare. ho resistito sei mesi fino a quando sono sbottata e lui mi fa "beh io lavoro così, se non le va bene se ne può andare" e io "ok me ne vado. rassegno le mie dimissioni. adesso".
      la frase è uscita prima che me ne rendessi conto. Mio fratello mi ha dato dell incosciente. Mia madre che mi vedeva dar di stomaco quasi ogni giorno mi ha detto hai fatto bene. sono rimasta a casa "disoccupata" per 10 giorni e poi ho trovato un altro lavoro migliore in un ambiente completamente diverso.
      forse sì, è stato un azzardo e ho rischiato grosso. ma quella volta è andata bene. e tutto sommato, sarò arrogante ma non è stata solo fortuna (assunte in 2 ragazze con una selezione di partenza di 86 persone).
      Per quel poco che ho letto di te non mi sembri una persona superficiale o incosciente, e se davvero la decisione è presa fai un bel respiro e inizia a dare le carte. inoltre, sempre secondo me eh, hai già dei buoni motivi per essere orgogliosa di te stessa.

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  2. è vero...tu e patty siete telepatiche...ho letto i vostri post quasi contemporaneamente...e io adoro il vostro modo di scrivere

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    1. ...attenzione, mi sto sciogliendo in un brodo di giuggiole........

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  3. Patty ha scritto un bel post simile, e una delle frasi che ha scritto che mi ha colpita maggiormente è stata:

    “E se magari scoprissimo che soldi ,lavoro , sicurezze sono gli alibi per vivere vite piccole”?

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  4. Ci hanno inculcato l'etica del sacrificio e la paura di qualsiasi cosa, e questi due elementi bastano a renderci controllabili come burattini. Anche io vorrei liberarmene, ed è tremendamente difficile!

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    1. hai ragione... dovresti essere sempre lì con gli occhi sulla palla e quando ti accorgi di caredere in quel frangente correggerti ma sono secoli di "inculcamento"... magari un pezzo per volta? che sia fattibile?

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  5. Qualche volta giova pensare che nella tradizione giudaico-cristiana, quella che nel bene e nel male pervade la storia della nostra civiltà da due millenni, l'Uomo è stato creato per vivere nel Paradiso...
    P.S. anche il tuo gatto è un gran figaTTone

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    1. Dici?
      Mi viene in mente Woody Allen quando gli chiesero se credeva nella vita nell'aldilà e lui rispose "mi basterebbe averne una nell aldiquà" ;)

      la mia pelosa lì è una figaTTona! :D

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  6. Dipende se si porta sulle spalle la responsabilità di qualcun altro oppure no.
    Nel primo caso, si tende a scegliere quanta più sicurezza possibile.
    Nel secondo caso, occorre tenere conto che l'antitesi alla sicurezza è, spesso, il rischio. E la gestione dei rischi è un'attività che pochi hanno la volontà/capacità di insegnare.
    Riuscire a minimizzare i rischi non è cosa facile.
    P.S.: prima l'apostrofo, ora il corsivo. A quando un post che compaia mfuori dallo schermo del pc?

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  7. ok Aquila.
    allora io ti chiedo: la sicurezza cos è?
    non è una domanda con trabocchetto eh... sto davvero cercando di capire.

    allora, il dramma del corsivo. non so cosa sia avvenuto. ma "fando" copiaincolla della frase di Jobs con la firma in corsivo, m ha piazzato il corsivo ovunque. selezionatutto e toglilo e lui slamp, lo ripiazza. e mo io che c ho pure la tendenza a voler viver serena, alla terza volta ho pensato "benechissenefrega".
    per il post proiettato e 3D sto lavorando con il Gatto con gli stivali. ti saprò dire.

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  8. Cos'è la sicurezza?
    Forse sapere che, se lanci un grido d'aiuto, ci sarà qualcuno che lo raccoglierà, pronto a darti una mano. Che poi magari ti rialzi ugualmente da solo...
    P.S.: incasinarsi proprio su un post che parla di Jobs..............

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    1. Beh.
      Sapere che se lanci un grido ci sarà qualcuno che ti raccoglie è già un pensiero positivo, e sì, dà un margine di sicurezza.
      in un momento di cinismo mi sono immaginata uno che ti tende la mano e quando sei in piedi malconcio inizia a dirti "TELAVEVODETTOIOCHENONDOVEVIMATUNONMIASCOLTIMAIECCERTOPERCHéDOVRESTIASCOLTARMICHESTOQUIAFARECOSAIOEH?"

      ps. ma questo post non parla di Jobs! ;)

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  9. Ok, allora ve la volete.Commento filosofico-biografico: la sicurezza.Io penso, anche se ancora non riesco a vivere coerentemente a cio' che credo, penso dicevo che tutto cio' di cui dobbiamo essere sicuri e' che noi siamo molto di piu di quello che pensiamo e di quello che la ns societa' ci fa credere.Noi non siamo lavoratori-consumatori-abitanti di una societa' e facenti parte di una famiglia...Tutto questo serve a controllare le masse, a gestirci perche' purtroppo l'essere umano non puo' vivere senza strutture gerarchiche e a darci sicurezza perche' abbiamo deciso che senza tutto il contorno non siamo niente.Ecco il perche' di molti malesseri, non riusciamo ad accettare che siamo esseri pieni di amore, divini, con capacita' che vanno ben oltre quello che facciamo tutti i giorni, nel ns profondo sappiamo benissimo che siamo nati per uno scopo, per evolverci, per capire il vero senso del Tutto, ma siamo terrorizzati di perdere quel poco (rispetto al molto che l' Universo ci offre) che riteniamo di possedere.Ditemi quali sono le cose importanti che ricordate della vs vita? Un luogo? un sentimento? una persona? cose imparate? tempo usato per voi stessi? per la vs cultura? per la creativita'?niente che si possa perdere, niente che si possa comprare, no?! Se solo imparassimo ad accettare, accogliere la vita con fiducia, con accettazione!Il mondo, la vita e' piena di ricchezza, di doni che vengono elargiti a piene mani, ogni giorno, inaspettatamente ...se solo ci allenassimo a vedere, ad accettare a non avere paura.Ecco, finita l'omelia!

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    1. Dio Ti Ringrazio.
      Allora non sono la sola a vederla proprio così. Grazie Patty.

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  10. Ehm... carissime bonifici e sys, io potrei anche fare un plauso al vostro ottimismo, che spero vi accompagni per tutta la vita, ma secondo me le cose stanno un po' diversamente.
    L'uomo un essere pieno d'amore, proiettato verso il Tutto?
    Ma quando mai?
    L'uomo è un distruttore nato, di tutto quello che gli sta intorno, ad iniziare dai propri simili.
    I casi nei quali assume un aspetto "non umano" (cioè positivo) sono un'eccezione.

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  11. Ottimo.
    ok, mi sta bene anche la tua teoria. l uomo è in distruttore nato.
    allora che cazzo me lo fa fare di sbattermi per qualcosa di buono. quasi quasi divento distruttrice e pessimista pure io. comincio a vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto. ad accontantarmi di svegliarmi, andare al lavoro, mangiare (anzi no, nutrirmi ecco) tornare a casa, mettere su la lavatrice, nutrirmi di nuovo e poi a letto. e domani ricominciare da capo.
    se incontro un uomo difficile da amare lo mando per la sua strada prima ancora di aver capito se vale la pena di conoscerlo. tanto chi me lo fa fare? è un pessimista distruttore come me, se non mi rovinerà la vita sicuramente mi romperà il cazzo e allora se ne stia a casa sua.
    se ho una proposta per un lavoro forse migliore la rifiuto. tanto se qui ho dei colleghi smerigliatesticoli ce ne saranno anche lì, e allora chi me lo fa di traslocare cambiare mettermi in gioco...
    meglio stare bella fossilizzata in ciò che ho. tanto se vedo un raggio di sole è sicuramente un eccezione, qualcuno che ha lasciato la luce della cantina accesa e magari la lampadina non è nemmeno di quelle a basso consumo energetico.
    sì... vero... hai ragione... molto più pratico molti meno sbattimenti.

    no Aquila... mi spiace ma no... non ci riesco nemmeno a scriverlo per scherzo mi viene la gastrite.

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  12. ripasserò...troppe cose da leggere attentamente...

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  13. Non riesci a scriverlo nemmeno per scherzo perché tu hai tirato delle conclusioni parziali dal mio ragionamento.
    Prendere coscienza di quello che è l'uomo (e mi chiedo come possano ancora esserci dubbi, vedendo come va il mondo) non vuole assolutamente dire non cercare di migliorarsi e migliorare il mondo. Anzi, al contrario. Quelli che riescono a essere "poco umani" sono quelli che ancora riescono a rendere vivibile il mondo. Ma devono avere la consapevolezza, secondo me, che più di tanto non riusciranno a fare...

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    1. Aquila mi spiace, ma non riesco ad essere d accordo con te stavolta. e non perché colgo un parziale, ho capito cosa intendi. ma vedo le cose totalmente ribaltate rispetto a te.
      Non credo che l uomo sia un distruttore nato. credo che molti lo siano ma non tutti. e credo che i "poco umani" siano proprio quelli che remano contro. E non riesco nemmeno a partire dall idea che "più di tanto non si possa fare" perché è il tipico pensiero da perdente. Se si ragionasse tutti così saremo ancora a vivere nelle grotte.

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  14. quanta carne al fuoco...sintetizzo ciò che penso.
    1. bello inseguire i nostri sogni e aspirazioni. bellissimo realizzarli. sempre.
    2. cambiare per raggiungere un obiettivo agognato -finalmente!- è più facile a 20 o 30 anni che a 40. A meno che non sei single, libero professionista di successo, ricco di tuo o campato ancora dalla famiglia
    3. noi esseri umani, mammiferi sociali, abbiamo bisogno degli altri e di fare clan. è una necessità genetica. Creata la nostra rete sociale-familiare, irrobustito il nostro tessuto di convenzioni, rituali, responsabilità codificate, è difficilissimo uscirne, a meno di creare conseguenze catastrofiche nei coprotagonosti della nostra vita sociale, appunto.
    4. Non siamo buoni, non siamo cattivi toutcourt ma -grazie, nonostante tutto, caro Sigmund - convivono slanci creativi, altruistici, "buoni" e slanci distruttivi, offensivi, nichilisti, "cattivi". La bilancia pende a seconda del grado di adesione alle regole sociali, all'educazione che t'hanno impartito, al rispetto di un certo substrato religioso e/o ideologico. In noi c'è sempre una lotta tra dare e prendere, amare e odiare, interessarsi e ignorare, distruggere e creare.
    5. La persona fortunata, nel senso che ha incontrato persone giuste e contesti aiutanti, che ha seguito un percorso di autoconoscenza, complessa, aperta e, talvolta -ma non è una regola- "colta", decide di seguire un obiettivo ottimistico e creativo, neutralizzando le spinte, chiamiamole così, distruttive. Ma se minacci pesantemente la sua meravigliosa realtà credo che lui/lei possa trasformarsi in una macchina da guerra (naturalmente dovrebbe essere libero/a da paure e da schemi sociali-religiosi-ideologici fortemente introiettati)
    6. I Santi, i guru, i missionari, le Natuzze e i Padri Pii, gli spirituali in genere, fanno storia a sè. Non ci voglio entrare. E, comunque, alla fine aderiscono ad un'ideologia forte. Sono pochi i santi veri.
    7. Nel nostro piccolo credo che sarebbe meglio esprimere le nostre doti, potenzialità e creare cose buone e belle e arrabbiarci e rivoluzionare, distruggere ciò che offende la nostra autostima e la nostra vita. Insegnare, apprendere, relazionarsi, condividere, amare. Ma senza dimenticare che siamo fatti anche di rabbia, odio, aggressività, lo siamo geneticamente. E spesso la rabbia, lo slancio aggressivo crea non solo distrugge...Siamo umani, troppo incoerentemente, magnificamente, schifosamente umani...

    Concludendo (la prossima volta Sonia, un post su quant'è buona la polenta con gli osei no?? ;)) forse la mia risposta ti deluderà ma così sinceramente la penso.
    Un abbraccio.
    Bruno

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    1. Dimenticavo...se sapessi di morire tra poco non farei nulla di eccezionale, starei con i miei cari e li abbraccerei ogni giorno, piangendo. Forse sarebbe questa la mia "grande scelta" Non sono Steve Jobs, purtroppo

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  15. Bruno, non sono affatto delusa! perché dovrei? anzi, trovo equilibrato e sensato quello che scrivi, hai dato un punto di vista che prende in consierazione l individuo da diversi punti di vista e di questo ti ringrazio.
    anzi, mi hai fatto pensare ad una cosa: mio padre lo sapeva che aveva poco tempo ed ha voluto passarlo con noi. ha voluto fare un viaggio da solo con mia madre, è venuto a scuola per festeggiare il mio compleanno portando la torta in classe... è voluto tornare con noi nel posto il cui mare l aveva fatto innamorare.
    e quindi penso che nella tua "grande scelta" non avresti nulla da imparare da nessuno.

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  16. Ok, riassumendo Bruno te l'appoggio, sopratutto la 4 e la 7...Si obbiettava ad Aquila il fatto che non nasciamo cattivi di per sè e quindi non c'è possibilità di redenzione, ma abbiamo buone probabilità di diventare persone degne, non fenomeni ma brava gente.Poi c'è la vita di mezzo con tutte le sue bellezze e brutture però molto, moltiissimo secondo me gioca la percezione delle cose che non significa che sia la realtà.Finchè vedamo tg , leggiamo quotidiani e diamo retta ai mass media ci infarciamo di sole notizie brutte che, purtroppo esistono, ma ci sono anche tanti piccoli eroi quotidiani, tanta brava gente, gentile, generosa, umile e che purtroppo non fa la differenza perchè questo è un mondo tosto, per i furbi e gli smaliziati ma io (e non sono per niente ottimista!) ho deciso che ad ogni notizia brutta mi voglio guardare intorno e vedere una piccola notizia belle.Perchè c'è, cacchio se c'è !

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