lunedì 20 gennaio 2014

Punti di vista

Da quanto tempo stai scrivendo? 
Mi sono svegliata e ti cercavo tra le lenzuola.
E invece eccoti qui, nello studio. Sempre davanti a quel computer. Ma ti sembra una domenica sera questa?
Tu mi ignori.
E io odio quando mi ignori.
Ti passo vicino e non mi vedi.
Ti sfioro appena, ti cerco con gli occhi e non mi guardi nemmeno, sei troppo preso da quel dannato aggeggio.
Tu mi trascuri.
E io non me ne starò certo qui ad aspettare che mi degni di considerazione.
Preferisco fartela pagare.
Mi avvicino al tuo pianoforte.
Lo so. Odi che io lo faccia.
Ne sei così dannatamente geloso, vuoi che nessuno si avvicini, che te lo tocchino.
Mi domando poi di cosa avrai tanta paura.
Che cosa temi? Che te lo graffi?
Uhm.. lo sai che le unghie le uso solo quando lo ritengo necessario. E poi è troppo bello, non oserei mai.
Mi siedo sullo sgabello. Liscio, di pelle nera. Quante sere ho passato seduta qui vicino ad ascoltarti? Adoro la tua musica.
C’è da perdersi.
Tu, seduto su questo sgabello e le dita che scorrono veloci sui tasti. Suoni per ore, rincorrendo chissà quali pensieri. La testa china da un lato e i capelli che si scompigliano leggeri. Di tanto in tanto apri gli occhi e mi sorridi.
Io sono lì solo per te.
Resto lì a guardarti e non mi sembri nemmeno vero.
Fuori dalla finestra, un mondo anonimo è preso dalle sue sterili corse. E le note dell’anima non le ascolta più.  Ma tu sei diverso. Tu vuoi essere diverso. Così ti ho incontrato. Tu non correvi dietro all’inutile.
Le tue note sanno come scaldarmi.
C’è da perdersi.
Ma adesso tu mi ignori. E io non lo tollero.
Preferisci quei tasti anonimi e freddi alla musica e, peggio ancora, preferisci quella tastiera a me. Non una carezza in tutto il pomeriggio. Mi hai rivolto appena una parola.
Picchio il primo tasto.
Il secondo.
Il quarto e il quinto li picchio insieme.  Mi giro a guardare la porta. Arriverai, oh sì.. arriverai subito. Lo so.
Eccoti.
Il dito proteso in aria, come se avessi a che fare con una bambina.
E quello sguardo incazzato?
Ma a chi vuoi darla a bere.
Tu non ci riesci proprio ad incazzarti con me. Non ne sei capace. Scommettiamo?
Mi basta così poco a farti cambiare espressione.
“Morgana, quante volte ti ho detto...”
“Meeewwwooo… miao.. frrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr”
Ti ammicco.
Mi alzo lenta e inarco la schiena.
La coda alta quasi a riccio e le orecchie in avanti.
Ammicco di nuovo.
Sospiri.
Sorridi.
“Sei proprio una strega… Dai, vieni qui fatti prendere”
Finalmente. Adoro quanto mi prendi in braccio. Adoro le tue mani, il tuo modo di accarezzarmi, così lento. Soprattutto quando mi stringi vicino al cuore.
Senza maglietta.
Sai di muschio e di tabacco.
Mi piace sai, guardarti. Con quelle tue spalle larghe e la pelle abbronzata. E il tuo viso… E quella barba che non fai da almeno 3 giorni. Finalmente sei tutto per me. Sei mio.
“Ehi.. che fai, mi mordi il mento adesso?”  giochi con un mio orecchio.
“frrrrrrrr…” scusami amore, non ho resistito.
Dove mi porti? Davanti al computer? Uffa, no, ancora? Ma almeno adesso mi tieni un po’ con te?
“Meeooowww frrrrrrr”  mi aggrappo alle tue spalle, non voglio lasciarti.
“Buona.. buona.. dai.. va bene, fammi un po’ di compagnia, devo finire questo capitolo e non sono per nulla contento... magari tu mi ispiri un po’? eh.. gattaccia…”
Uhm.. beh,  se me lo chiedi così, con queste grattatine sotto il mento, mi sa che ti accontento. Basta che mi lasci qui. Seduta sulle tue gambe.
Resto qui, buona buona promesso, e ti cullo con le mie fusa.
Ma tu, ogni tanto, fammi una carezza.

Lo sai che odio essere ignorata.

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