domenica 21 gennaio 2018

Torino Obiettivo Finale - Rocco Ballacchino

Doverosa premessa: questa non è una recensione, non nel senso più tecnico della definizione. Per un motivo molto semplice: non sono un critico letterario. Sono solo una persona che legge, non quanto vorrebbe, a cui piace discorrere di libri, sopratutto quelli che le sono piaciuti. Se leggo libri che non mi conquistano glisso, per due motivi altrettanto semplici: la bellezza sta negli occhi di chi legge. Banale forse, ma tant'è. Non detengo certo la verità universale. Inoltre,  un libro porta con sé una storia sotterranea di energie investite, tempo rubato alla famiglia, agli hobby o al cazzeggio. Quindi merita rispetto, a prescindere. 
Quello che vi apprestate a leggere sono impressioni, sensazioni, che il libro mi suscita. Per le recensioni più tecniche vi rimando agli esperti del ramo. 

Bon! 
Ho comprato questo libro al Salone del libro di Torino. Perché? Ma l'avete vista la copertina? Chi mi conosce sa che in un colpo solo ci sono due simboli cittadini che adoro, la Mole e la Tour Eiffel. Insieme, una complementare all'altra. L'ho vista è ho pensato solo: "mio". 
Il commissario Sergio Crema, spinto dal critico cinematografico Mario Bernardini, si trova a dover affrontare l'oggetto del suo desiderio, il magistrato Giulia Bonamico, per riaprire un'indagine per omicidio gestita da dei suoi colleghi, forse con eccessiva superficialità. Un fatto di cronaca cittadina, che si rivela essere la punta di un iceberg di un intrigo più intrigato del previsto, e le indagini apriranno un vaso di Pandora del tutto imprevisto.
Sullo sfondo il cuore di Parigi spezzato dagli attentati del 2015, in primo piano il timore e il rischio che anche Torino possa diventare vittima a sua volta. 
Ma Crema e Bernardini, i due personaggi creati dalla penna di Rocco Ballacchino, sono vecchie conoscenze. Dello stesso autore avevo già letto Scena del Crimine (in copertina c'era Piazza Vittorio!). Iniziare la lettura è come ritrovare due conoscenti con cui passi volentieri del tempo, che si siedono al tavolino del bar accanto a te, e ti raccontano "quella volta che...", senza tralasciare suspance e colpi di scena. Ma anche quei momenti di ironia e umorismo che stemperano la tensione. Gli ingredienti ci sono tutti: il burbero: Mario Bernardini, con le sue battutine in punta di bisturi (che il fioretto è troppo delicato), anche se in questo capito lo troviamo sottotono, ma sta combattendo una battaglia e intende farlo a modo suo.
Sergio Crema, acuto commissario una persona "normale" che, diciamocelo, di normalità c'è bisogno. Sempre in lotta con il suo peso, con i suoi dubbi, e le fantasie per l'affascinante magistrato Bonamico. La squadra di polizia che l'appoggia e lo segue non come un capo ma come un leader, con Marco Quadrini in testa. Ispettore e grande amico di Crema, capace di fargli da grillo parlante quando serve. 
Il commissario si fa accompagnare dal lettore nell'indagine, ma non gli permette mai di superarlo, perché nel momento in cui ti pare di avere intuito qualcosa, tac! è capace di smentirti e riportari un passo indietro. E questa è una cosa per me fondamentale in un noir. Più di una volta mi è capitato di scoprire dettagli quattro pagine prima dell'investigatore e dal nervoso l'avrei spedito a dirigere il traffico. 
Il libro si fa leggere bene, scorre veloce e i suoi protagnisti sono capaci di tenerti compagnia un pomeriggio intero senza mai annoiarti. Proprio come i buoni amici. E quando il racconto finisce, li saluti con un po' di rammarico e nostalgia, sperando di poterli incontrare quanto prima. 
E bravo Rocco!

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