martedì 4 ottobre 2016

Ottobre

E a raccontarlo uno non ci crederebbe, ad un ottobre ancora con le maniche corte, con i sandali per chi osa e le infradito che riesco ancora a dimenticare in giro per casa. 
Eppure. 
Eppure va così, con le pause pranzo a prendere il sole, con il pomeriggio che fa ancora caldo e un cielo azzurro da fare invidia al migliore di mesi di maggio. 
Mi ritrovo a scrivere a cadenza mensile. Non perché non ci sia nulla di nuovo da dire. Direi che di cose nuove ce ne sono, nuove amicizie, nuove parole. Nuovi equilibri. Anche nuove assenze. Però c è anche un nuovo progetto, un nuovo viaggio, l idea di un nuovo sguardo da incrociare, l'amica da riabbracciare. Di cose da dire ne avrei, il punto è che alle volte mi manca la voglia. Mi manca la voglia di raccontarle perché la sensazione è un po' quella di perderli, poi, questi riverberi di luce nuova. Paura di sgualcirli, e allora li guardi un po' così, e li accarezzi come la prima pagina di un quaderno, che è quella che solitamente scrivi con la migliore delle tue calligrafie. Così passano i giorni. 
Spio il calendario e mi torna la voglia di riprendere i contatti con l'altra me. Mi sento come se fossi in attesa di qualcosa. Ma non di un qualcosa qualunque. Mi sento come se fossi al binario in attesa di qualcuno che sta arrivando, e senti il fischio del treno in distanza, lo vedi apparire oltre la curva. Ecco. L'attimo di attesa si sospende e dilata proprio in quel momento: quando ancora non c è, non è qui, ma ormai senti che è ormai imminente, e vedi solo il treno, ma ormai sorridi già. 



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