lunedì 28 maggio 2012

Pensieri & Parole


“Sto perdendo le parole” mi hai detto giovedì sera, mentre ti accompagnavo a casa, e attraversavi una città elettrizzata dalle aspettative di musica e di altre emozioni. E io pensavo che non stai perdendo le parole, che forse è solo vuoto. Vuoto di pensieri, forse, quello che avevo sentito dire in un film un po’ cretino tempo fa “un vuoto di senso”. Che cacchio significherà poi. E ancora ho capito che il vuoto di senso non ti appartiene, non sei vuoto. I tuoi sensi non lo sono. Non lo sono mai stati. Sì, c è chi prova a spegnerteli ogni giorno. Ma resistono, sono tenaci i tuoi sensi.
Le parole che cerchi non le hai perse, le hai chiuse in un angolo, nella cantina dove ogni tanto ti tocca scendere e senti l umidità. Sono chiuse lì in fondo che se anche ci provano a urlare puoi sempre mettere le cuffie o accennare una corsa e smetti di sentirle, di ascoltarle, che non è la stessa cosa.
Sono giorni che non riesco a scrivere, che non riesco a mettermi lì ad aprire le pagine ed affrontare quell ultima bianca. Thunder è comprensivo ma non tirare troppo la corda. Eppure io sono lì a guardarla la pagina bianca e poi scatta quel momento in cui ti dici “no, questa cosa non posso scriverla, non posso pensarla, non posso”. Anch io ho la mia cantina. E niente Barolo all interno.

Imporsi di non provare di non sentire di non potere. Ecco qual è la chiave della cantina: quella che tieni ben chiusa sotto il diaframma, anche quando le parole sbattono i pugni e provano a prenderla a spallate e ti fanno sentire quella fitta al petto e il respiro spezzato. Sarà il cuore? Certo che è il cuore! Il cuore ha voglia di battere forte, è nato per questo.
E le parole? Le parole hanno bisogno di aria, di spazio. Sono come le rose e le piante che curi: hanno bisogno di avere spazio sufficiente per le radici e sole per scaldarsi e di acqua. Ma non basta. Hanno bisogno di essere ripulite dai parassiti, quegli animaletti appiccicosi che si attaccano su e ne succhiano la linfa lasciandole aride e appassite.
Io credo che le tue parole siano lì sotto, strette nella morsa dei pensieri costretti, delle imposizioni. Perché così è quello che si ha da fare. Che è più giusto fare che ci si aspetta che tu faccia. I parassiti delle parole sono le nostre stesse gabbie. Quelle dentro ci andiamo a chiudere perché ci sono le mentalità con cui siamo cresciuti. C è il giudizio della gente, ci sono i sensi di colpa. Perché ci si abitua a dirsi che non ne vale la pena, ormai le cose sono così, i giochi sono fatti. Amen e così sia.
E si china la testa.
Non stai perdendo le parole. Sono ancora lì, tutte in fila, tutte le tue quelle con cui sai giocare, quelle con cui sei capace di farmi ridere fino alle lacrime quando esco dal dentista che mi ha torturata senza anestesia. E tu ridi con me come non si rideva da mesi. Sono quelle con cui sai far emozionare, quelle che ritrovo nella collezione di mail, nella segreteria telefonica, nelle lettere spedite le cartoline rubate. Sono le parole che ti fanno dire “non sono capace di mentirti, è andata così:…”
Sono quelle che escono dai tuoi occhi, silenziose e lente, quando mi stringi o mi guardi e aspettiamo di entrare al ristorante, quelle che ti fanno fare sempre più tardi e ti incazzi a dover andare.
Sono quelle con cui scrivi insieme a me e poi alzi le mani dicendo “era solo tanto per…” 

Non stai perdendo le parole.
E non stai perdendo nemmeno me. 


9 commenti:

  1. E non potrei aggiungere altro, dopo averti letta, soprattutto dopo l'ultime parole o pensieri.

    Ciao!

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  2. Silver Silvan28/05/12, 16:31

    Quell'uomo canta che é uno strazio. Vedo che non é migliorato manco un po'.

    Le parole. Quelle che non vengono dette, si vede che non devono essere dette. Altrimenti le si direbbe. O no?

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    1. Mah. non sono così convinta.
      sono tante le cose che non si dicono pensando di fare bene e tante cose che si dicono e si potrebbe fare a meno...
      non è sempre tutto così lineare.

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    2. Silver Silvan29/05/12, 15:54

      Alibi. A posteriori. Basta saperlo. La verità é che ciò che si dice é proprio quello che ti va di dire. Altrimenti diresti altro. A meno che uno non si faccia condizionare da qualcuno che non é lui. Ovvero dal proprio genitore interiore.

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    3. eh.
      in parole più o meno diverse ma non è molto diverso da ciò che ho detto...

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  3. comunque qui è tremata ancora la terra.
    cavoli che stecca...

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  4. Ho perso la pazienza... Ho provato all'ufficio oggetti smariti, ma non mi hanno potuto aiutare...

    heavenonearth

    P.S. Scusami se il mio commento non è pertinente

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    1. quegli uffici secondo me funzionavano una volta. oggi chi trova qualcosa se la tiene e se la mette in saccoccia...
      ordinarne di nuova su ebay?

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