venerdì 22 luglio 2011

sottovoce

avevo... ho, semplicemente voglia di scrivere. 
niente che fosse così particolare, niente grandi rivelazioni sull'universo. 
niente mettermi in cattedra a spiegare chissà quale teoria filosofica sui massimi sistemi, una delle mie poi che va in frantumi quando parte il timer per le uova. 
non mi veniva nulla. 
così ho gironzolato per "vecchi blog" che non sono blog vecchi, sono blog che conosco da tempo, che ho letto a fasi alterne della mia vita e che poi, per qualche ragione ho perso di vista o semplicemente io non leggo te tu non leggi me e si sa come vanno queste cose e poi si smette, si va e si torna.
io ho smesso e ricominciato, chiuso e aperto un sacco di volte. 
solo chi sapeva usare bene wikipedia non mi ha mai persa. 
mi sono ritrovata tra le pagine di lei.
lei che ho conosciuto anche ad una cena, timida e delicata più di quanto non diresti a leggerla. lei che in qualche modo conoscevo già, grande amica di un amico, lei che c ha la mia età, stesso mese stesso anno. 
so cosa leggerò, perché la notizia mi è arrivata in tempo reale quando è successo. sono passata di lì, ma mi assale il pudore. quando un insieme di pagine virtuali diventano troppo intime per rispondere, per dire anche solo ciao capisco come ti puoi sentire
e invece no. 
c è da arrendersi all evidenza che non puoi capire sempre come si può sentire quell altra persona. non puoi. e allora sarebbe il caso di prendere la retorica, le tue belle idee e tutte quelle frasi consolatorie fatte su misura e metterle da parte.
un sano silenzio è meglio. 
perché non posso sapere come si senta lei, ad aver perso lui. l'Amore della sua vita. e non perso perché lui se n è andato con un altra. 
lui se n è andato e basta. combattuto e vinto da una malattia e di anni ne aveva solo 37, non ha fatto nemmeno in tempo a compierli. e dovevano sposarsi a settembre, e avevano già messo su casa pezzo dopo pezzo e avevano già riempito scaffali e cassetti di sogni di poesie e di idee per viverselo al meglio questo viaggio insieme. 
e invece niente. 
il vuoto che lui lascia ora riempie ogni centimetro cubo di aria presente in quell'appartamento, nei polmoni di lei, nella città che amo di più al mondo dopo la mia. 
il cd che ascoltavo si è fermato, e non me ne sono nemmeno accorta. non ho nemmeno voglia di farlo ripartire. guardo i miei cassetti, dove cerco di riporre le miei teorie, la mia filosofia. quella delle grandi risposte che mi fanno sentire tranquilla. vicino a quelli delle intuizioni, che lo so è una dote che mi appartiene, mi basta un cambio di voce una domanda elusa e tac, capisco la situazione scopro l intreccio. perché certe cose è così che funzionano, perché se ci pensi bene vedrai che ho ragione, uno più uno fa sempre due. anche quando inverti le cifre, usi l ipotenusa come scrivolo o ti dondoli su un trapezio. è palese. 
o no?
E mi risuona nella testa Amleto, con la sua disperazione malinconica: "ci sono più cose tra il cielo e la terra di quante ce ne siano nella tua filosofia, mio buon Orazio". non puoi spiegare tutto. non puoi pensare di capire tutto. 
non puoi sempre avere la frase giusta da dire per tutto. 
allora leggo. sto zitta. e provo a capire, provo a pensare. ho dodici anni di precariato alle spalle, ma precario non è il lavoro, non ti rende precario l affitto da pagare. precaria è la vita stessa. che vivi e non sai come andrà a finire. ed è una grazia di Dio non sapere come andrà a fine. perché significa che puoi inventartela, un pezzo per volta ogni giorno. e cambiare quando qualcosa non va, correggere quando sbagli. 
finché respiri, hai tempo per correggere i tuoi errori. questo penso. 
finché respiri, hai tempo per migliorare le cose che non ami. perché non sempre le cose vanno come vorresti. non ci si pensa mai. 
una mattina ti alzi, prendi il motorino e cadi. qualcuno ha lanciato la moneta, e fortuna tua è caduta dalla parte giusta. 
ho distrutto un ginocchio, ma questo fatto mi ha portato a conoscere delle persone che oggi fanno parte della mia vita. se oggi mi dicessero "io te l aggiusto come prima la gamba, ti levo dalla memoria tutto il dolore la sofferenza tutto quello che è stato ma così perdi anche loro" direi di no. 
se è così che doveva andare, ne è valsa la pena. ne varrà sempre la pena. 
perché leggendo lei, oggi, ho capito che buttiamo, butto via, un sacco di tempo e di energie a fare cose, spiegarmi cose, a cercare di capire e dare un senso ma poi è davvero così imporante?
è vero, dovresti vivere ogni giorno come se fosse l ultimo. è una bella frase, è vero. la scrivevamo nei diari quando andavamo a scuola, lo scriviamo con il glitter nei nostri diari virtuali oggi. scriviamo tante cose. a quante di queste ci crediamo, ci crediamo davvero. le applichiamo e non le mettiamo lì solo per fare dire oooh a chi ci legge?
quante volte ci diciamo "dovrei fare dovrei dire" ci facciamo dire "bravi " nei commenti e poi continuiamo con le nostre schiavitù mentali. 
almeno fino a quando non ci arriva la stoccata  a fuoco, quella che ci ribalta e ci costringe a prendere davvero in mano la nostra vita, a rimetterla in piedi, anche quando ci appare sradicata, cose che non pensi di saper fare, che non penseresti mai di fare, se non ti sentissi "costretto" a fare. come avessimo bisogno di una giustificazione da presentare al mondo, per le scelte che facciamo se decidiamo di andare controcorrente. 
ma forse sto divagando. 
sto lasciando andare le dita e il pensiero che torna ad un immagine: la chiave che si infila nella serratura, una porta che si apre e lascia entrare la luce del vano scala nella stanza vuota. nessuna musica, nessuna voce che ti grida dalla cucina "amore sei arrivata?". 
a me non è mai successo, ma lei sa cosa vuol dire non sentirlo più. 
io sono fortunata. 
sono fortunata perché mi guardo tra le mani e ho ancora la possibilità di imparare. 
imparare che esistono tante sfumature di una parola chiama Amore che nemmeno posso immaginare. che ci sono milioni di modi di vivere, sentire, provare Amore in tutte le lingue. Anche quelle silenziose, quelle fatte di sguardi che parlano di amori sentiti e non vissuti. perché i motivi li conoscono solo quegli occhi. ma non per questo non sono meno imporanti, che la persona che guardi è così come la vedi anche perché è passato attraverso quelle braccia che non tocca più. 
che le persone che ami le ami anche se vanno a vivere nelle cayman e faranno sempre un po' parte di te. e non tolgono nulla a chi ti cammina accanto, perché il cuore è un muscolo che si dilata e abbraccia e supera le distanze. 
imparare che le difficoltà che alle volte mi fanno sentire stanca, sono risolvibili. anche se mi sembrano montagne insommortabili, sono tutte cose risolvibili. basta volerlo. basta saper cercare. e non è detto che sia facile ma cosa lo è, allora giù la testa e si fa, perché che ci piaccia o no, questi sono i giorni nostri. questi abbiamo da vivere e sprecarli in cazzate* è un delitto. ogni giorno in cui mi tormento per delle paranoie è un giorno sprecato. 
questo sì vale la pena di dirselo, ogni qual volta ti prende la paturnia alle spalle. tempo e vita sprecati. 
Dovere è solo morire. 
Tutto il resto è una libera scelta.


                                                               *lo so... ho scritto una parolaccia.... avanzi un succo di pompelmo.

7 commenti:

  1. La mia ex compagna ha perso il marito che aveva 33 anni e la figlia che ne aveva 22. Il marito non l’ho conosciuto, ma la figlia sì e la sua perdita è stata dura da sopportare e tuttora lo è ancora. Ma da lei, dalla mia ex compagna, ho imparato una cosa importante, che tu in qualche modo hai appena detto, e cioè che “abbiamo due giorni da stare al mondo” (sue parole…) e che tutto il resto non conta per nulla. Da lei ho imparato a sorridere, a sorridere alla vita, perché se anche ti mette davanti a prove insormontabili, vale sempre la pena di viverla. E quindi perché piangersi addosso? No, il dolore resterà sempre lì, ma la vita deve continuare.

    Può darsi che per la tua amica il silenzio sia la cosa migliore, ma sapere che ci sei lo è ancora di più. Uno sguardo, anche una parola così giusto per dire, può fare la differenza.

    Mi è piaciuto molto ciò che hai scritto e non è una frase di circostanza.
    Ciao e buona serata.

    Arthur (www.ilmondodiarthur.wordpress.com)

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  2. Caro Arthur, il tuo non è un commento, bensì una testimonianza. e ti ringrazio per averla lasciata qui.
    lei sono anni che non la sento, ma le ho scritto un messaggio dopo aver scritto qui.

    buonaserata anche a te.
    e grazie.

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  3. Concordo con Arthur: una parola è importante, è terapeutica, a volte fa la differenza tra il nulla e tutto il resto.
    E' utopia pensare di poter vivere come se fosse sempre l'ultimo giorno di permanenza su questa terra, però prendere gli avvenimenti con un po' più di leggerezza, questo sì.
    Hai scritto belle cose, che dimostrano che sei una bella persona (a parte il ginocchio...).
    Cià

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  4. in effetti il mio ginocchio ha un espressione molto simile a quella di una polpetta ultimamente...
    grazie di essere passato di qui Aquila.

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  5. Luoghi indimenticabili della memoria ... questo, a mio parere errante, sono quei blog non più letti da tempo ...
    E ripercorrerli improvvisamente nel tempo, qualunque sia stata la ragione per cui li abbandonammo, non è mai vano !
    Bellissimo poi, cara @Sys, se ti ispirano parole come quelle che hai scritto nel tuo post ...
    Un abbraccio ...
    @Bruno

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  6. Ciao Bruno! era un po' che non ti vedevo errare. tutto bene?
    un abbraccio a te.

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  7. Ahhhhhhhhhhh dio quanto mi manca leggere un commento, scrivere a caso delle cose e sapere che tu leggeresti tra quelle righe quello che volevo dire.
    E' un po' quello che sarà successo alla persona a cui hai mandato il messaggio. Lei sa, anche se per tempo non vi siete sentite, sa.

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