giovedì 18 giugno 2020

Pensieri a carattere sparso...


Sono giorni che mi aggiro tra queste stanze. Entro, controllo che non abbiano staccato la luce; il frigo è sempre vuoto quindi non contiene forme di vita aliene. Do un'occhiata agli appunti sparsi sul tavolo, ed esco.
Non mi vengono le parole.
In questi giorni poi, pare che chiunque abbia parole per tutto, il che mi fa fare passi indietro, prendere le distanze. Mi ritrovo a ricercare quelle pause di silenzio che sono la vibrazione tra una nota e l'altra, lontano dal chiacchiericcio monotòno e continuativo che odora di fuffa.
Tirare le somme è una cosa che faccio spesso. Non aspetto scadenze, date particolari o svolte del calendario. Mi fermo e traccio quella riga al di sotto della quale, tutto dovrebbe ritornare in un composto ordine. Cosa che non accade  praticamente mai.
L'uscita di un libro segna la chiusura di un passaggio. È una diga che tratterrà tutto quello che avresti voluto dire e non hai detto, fare e non hai fatto. La copertina sigilla la chiusura di un viaggio. Ti mette in pausa, in attesa. È come quando ti decidi a lasciare il sellino della bici, nel primo tentativo senza le rotelle, e guardi la tua bambina andare zizzagando. Cercare un equilibrio che poi sarà solo suo. E tu non puoi fare altro che guardarla andare col fiato sospeso, tagliato dalla voglia di riprenderla e dirle "aspetta che proviamo di nuovo ti tengo ancora un po'" ma non c'è più tempo. È già distante. E anche dovesse cadere, perché si cade e fa parte della vita: si sputa sulle ginocchia sbucciate e si riparte, non farai in tempo a prenderla.
Sono passati 14 mesi dall'uscita de La mossa del gatto. Quattordici mesi che sembrano due vite, quando una non basta. Nel mezzo tante di quelle cose che nemmeno provo ad elencarle. Sono cambiate le emozioni, il punto di vista, le mani che stringo.
La Musica no, quella non è cambiata. Si è arricchita di novità, è stata la mia forza in ogni singolo giorno di questo viaggio e credo che sia entrata a far parte del mio dna. Forse per quello in questo periodo mi rintano nel vibrante silenzio, perché Qualcuno mi ha insegnato che il vuoto non esiste, la fine di una nota è solo l'inizio dell'altra. E quindi, forse, ciò che cerco di mettere a fuoco oltre la riga del conteggio, è la direzione del prossimo viaggio. Ci sono ancora tante note da suonare.
E "in ogni nota c'è una vita intera" (Ezio Bosso)

Nessun commento:

Posta un commento

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...