mercoledì 4 marzo 2020

Step by step

A non fare si perde dimestichezza.
Tipo: secoli or sono suonavo il flauto dolce contralto e leggevo correttamente lo spartito. Oggi non ricordo più come si leggano le note, sebbene abbia scoperto di essere ancora in grado di seguirle. Non ricordo le partiture con cui suonavo un pezzo, ma le dita si muovono comunque secondo quei movimenti, in parte persi ma in parte no.
Ma non c'è dimestichezza.
E per fortuna dei vicini nemmeno il flauto.

Non parliamo del correre. Quest'anno sono dieci anni esatti che il termine "correre" è uscito dal mio dizionario personale. Ma dato che sono fortunata anche solo a camminare, faccio spallucce. Anche in giorni come questi, dove cammino sì ma a fatica. Pazienza, andrò più lenta.
 
Quanto torno qui a scrivere, dopo diverso tempo, mi rendo conto di aver perso la confidenza con il blog.
Scrivo, cancello. Poi mi dico "a chi vuoi che freghi". Mah.

Allora apro le finestre, faccio passare un po' d'aria. Tolgo un po' di polvere.
Ho bisogno di passare le dita sui mobili, di riprendere il contatto. Non è sempre così immediato. Ho bisogno di sedermi a raccogliere le idee e riprendere le fila dei pensieri.
È un periodo di ferventi cambiamenti. Lo dice pure Paolo Fox. Anno spettacolare per il Toro. In questo periodo si semina quanto si raccoglierà di strabiliante in autunno.
E per certi versi è proprio così, ci sono diversi progetti in fase di realizzo, non ne posso ancora parlare però si prospetta un periodo carico di novità.
Alcune le ho cercate, fortemente volute, per altre è stato bello farsi trovare e stupire. Se capiterete ancora qui, tra queste stanze, vi renderò partecipi.

Nel frattempo, con il cambio di stagione imminente, non ho ancora affrontato il cambio degli armadi ma valuto con ottimismo il cambio di pelle. 
Che poi non è ancora primavera, ma il sole caldo di qualche giorno fa ha risvegliato non solo i fiori di pesco ma anche i miei sensi di colpa. Per non parlare della bilancia che, destata dal suo torpore invernale, ha sentenziato con brutale freddezza un aumento esponenziale del peso. 
C'è chi sotto stress dimagrisce; ricordo ancora con una certa invidia le amiche più grandi che mi raccontavano "ah, io sotto maturità ho perso 10 kg per l'ansia" e io che aspettavo la maturità pensando che almeno il primo giorno di università sarei stata un figurino. 
E invece no. 
"Ciccia", letteralmente. 
L'altro giorno l'amica che sta divorziando mi diceva : "Ecco, LoStronzo mi ha lasciata e io ho perso 7 kg".
Il bello tra amiche è anche questo: non serve più usare un nome, si dice LoStronzo e si leggono: nome, cognome e codice fiscale dell'innominabile.

Ad ogni modo, da quel che ha detto la bilancia domenica pomeriggio, con me non funziona nemmeno l'essere brutalmente scaricata. 
Che sia l'ansia, il dolore o semplice giramento di palle, io lievito quanto le Tre Marie tutte insieme.
Sempre e comunque.
Però da sabato mi sono messa di buzzo buono. Ho piazzato i miei jeans preferiti, in cui oggi non riuscirei ad entrare nemmeno con l'ausilio della protezione civile, appesi al mobile del salotto davanti al divano. Ogni volta che mi viene voglia di sgranocchiare pure l'imbottitura dei cuscini, li guardo e già mi sento più magra per il solo effetto della buona volontà. 
Ho un obiettivo di almeno 6000 passi al giorno, ieri ampiamente superato, e un frigo dove l'equilibrio degli elementi fa concorrenza alle dispense zen.
Ho dormito così paciosa che in sogno è apparso pure David Garrett. Credo sia un omaggio dell'Universo per la mia temerarietà.

Insomma: cerco di pensare positivo, alle vacanze al mare, a ridurre per quanto possibile la produzione di cortisolo.
Quest'ultima è la parte più difficile, dovrei eliminare completamente le fonti di stress però pare sia illegale e quindi mi armo di considerevole pazienza.
Mi concentro solo esclusivamente sui miei obiettivi, che credetemi sono luminosi e intriganti, sulle novità in arrivo, sui nuovi fiori da mettere sul davanzale delle finestre. Sullo spostare, cambiare, rivedere e anche buttare.
E su quei jeans che con il tacco alto mi stavano da Zeus e che non resteranno lì, in attesa ancora a lungo.

On Air: Viva la vida - David Garrett

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