martedì 7 giugno 2016

Armi & Bagagli

Ieri sera ho fatto il "cambio borsa". Ho ragionato per giorni sull'idea di acquistare una borsa da viaggio per la Sardegna, una di quelle che posso tenere a tracolla e metterci dentro dall'asciugamano alla macchina fotografica. Alla fine, complice il rinnovo della patente e il suo costo da salasso, ho optato per rispolverare una vecchia borsa, acquistata qualche anno fa. Così l ho ripescata dal fondo dell'armadio e l ho "riarmata" per vedere l effetto che fa. Il cambio della borsa per una donna è un rito, è un passaggio mistico quasi quanto l'armadio di Narnia. Oggi valutavo che ho sistemato le cose con eccessivo ordine... e non mi piace. Il troppo ordine non fa per me. Di riflesso ho pensato ai biglietti del treno, freschi di stampa e appesi alla bacheca della cucina da stamattina. Tra 24 giorni torno nella mia Torino. Vado a riprendermela, a riprendermi il mio umore sereno e a dimenticare la città da cui sono scappata mesi fa. E poi ho pensato, che la mente di una donna è un po' come la sua borsa: un groviglio caotico di tutto il suo mondo, che ultimamente viaggiavo con il trolley. Elegante e grigio, con dentro quello che si chiamerebbero le "armi di seduzione" niente di particolare eh, solo quei capi di abbigliamento su cui si ragionava per giorni con le amiche, provando stile ed accostamenti, per voler dare il meglio. Il trolley mi ha abbandonata (anche lui) proprio quel giorno a Torino, e così stamattina ho pensato di rispolverare anche il mio vecchio Invicta, quello comprato appena tornata single e che pensavo mi avrebbe accompagnata nei miei viaggi in solitaria. Quelli che piacciono a  me, dove ti fermi a mangiare una macedonia seduta sotto la statua di Giordano Bruno. E così ho pensato che anche il contenuto si sarebbe adeguato al contenitore. Pensavo alle infradito e non ai tacchi, pensavo alla maglietta leggera e non alla camicia aderente. Pensavo. Pensavo che forse non si ha bisogno di armi, nei propri bagagli. Si ha più bisogno di speranze. Pensavo che piacere e piacersi e poi giocare fa bene, è stimolante. Ma anche sentirsi sé stessi senza combattere con le vesciche e altri dolori di varia origine e natura, non è male. Pensavo che ho voglia di muovermi e consumare quello zaino che sì, è stato usato ma appare ancora nuovo, e che se è pur vero che soldi non ce ne sono molti, posso sempre inventarmi delle valide alternative. Pensavo che sto imparando a viaggiare leggera. Anche rispetto alle persone. Che sto prendendo le distanze da chi assorbe energia senza regalartene a sua volta, che mi tengo stretta le mie scelte, anche quando sono discutibili, e mi sento in pace con me stessa. 
Assomiglio sempre più alla mia borsa caotica, alla mia agenda con tutte le graffette colorate a trattenere mille bigliettini, al mio zaino che ha voglia di ripartire, alla macchina fotografica che vuole scoprire la sensazione di una memory card piena, ai miei piedi finalmente scalzi, e ai miei capelli, che ogni volta che mi mancano e penso "adesso li faccio ricrescere" incontro chi mi dice "ma che bene che stai, hai tagliato via 10 anni". Insomma, forse sto iniziando ad assomigliare a me stessa.

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