domenica 7 febbraio 2021

Mio padre rideva...

 
La mia famiglia è stata toccata da due lutti in nove giorni. 
E se uno, forse, ce lo si poteva immaginare, il secondo ha lasciato spiazzati tutti. 

Increduli e disarmati ci si ritrova a spostarsi tra una stanza e l'altra non sapendo dove toccare. È faticoso mettere le mani nei cassetti che non ti appartengono, nella quotidianità di un frigo che va necessariamente svuotato, un bagno schiuma appena iniziato, un rasoio ancora attaccato alla corrente con la promessa di un altro utilizzo. 

Mi sono state date le foto di famiglia. 
Avevo chiesto in particolare quelle di mio padre, e ora custodisco un patrimonio di storia che non avrà, certo, la S maiuscola, ma è parte della mia storia. Sfoglio pagine di foto ingiallite con volti che non sorridono più da tantissimi anni, molti da ben prima che io stessa nascessi. 
Alcuni ritratti sembrano già scattati nell'ottica di una foto funebre, tale è la posa e la serietà dei visi. Occhi che hanno visto entrambe le guerre, la fame. Se provo ad immaginarli a vivere, mi ritrovo a farlo con la stessa scenografia seppia in cui uno scatto fumoso li ha cristallizzati. 

Invece mio padre rideva. 
Nelle foto di ragazzino e poi di giovane uomo, oltre ad assomigliare vagamente a Franco Battiato, mio padre rideva. 
E faceva le facce. 
Giocava e scherzava con i commilitoni, abbracciava i fratelli, si faceva ritrarre in una posa che scopro appartenermi da sempre, e spesso con una sigaretta tra le dita. Ricordo che, nei miei sogni di bambina, spesso mi vedevo tornare a casa a trovare i miei, ero sposata e nel mio immaginario mio padre mi offriva una sigaretta e poi ci si metteva a parlare. 
Non si è avverato nulla di tutto questo. 
Nemmeno fumo. 

Ma lui rideva. 
E il suo sorriso apre una breccia in quelli che sono i miei ricordi, dove il nastro ha smesso di registrare quando avevo appena 10 anni. Ho poche immagini di lui adulto, perché era lui il fotografo della famiglia, e il suono della voce l'ho persa tanto tempo fa. Fatico a comprendere come possa io essere più vecchia di lui, oggi. 
Giro intorno a mio fratello, e quando ha voglia di raccontare faccio miei i suoi ricordi, provo a tradurli, mi sforzo di confrontarli con il poco che mi è rimasto ed è come riportare alla luce dei reperti di valore inestimabile. Alle volte mio fratello lo fa sovrappensiero: "mio padre diceva..." e io segno, prendo appunti, mi tatuo la frase sottopelle e provo a tenermela stretta. Provo, per quanto possibile, a recuperare frammenti di sonoro e immagini.
Mio padre rideva. 
E se è vero che ho perso tantissimi ricordi, e molti altri invece lo vedono sofferente, sfogliando queste pagine ho acquisito una maggiore consapevolezza di qualcosa che, probabilmente ho sempre saputo: a lui la vita piaceva.
Sempre, comunque e nonostante tutto.
Era nato nel 1946, con tutto quello che poteva significare per il Paese in quel momento. Ma lui nelle foto sorride. 
Gli piaceva ridere, sorridere e giocare. Fare le facce e l'imitazione dell'Orso Yoghi. Anche in una domenica troppo breve, trovava il modo di ridere lasciandoci guardare Asterix invece del telegiornale. Scoprire e riscoprire i suoi sorrisi, credo sia uno dei modi più belli di ricordarlo.
E dire a me stessa, di tanto in tanto, che sì può pure essere una merda alle volte, ma merita di essere vissuta fino in fondo e, potendo o volendo, ridendoci su. 

3 commenti:

  1. Un grandissimo post. BRAVA
    D&R sloggato (e in quarantena, magari è l'occasione che riesco a scrivere?)

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    Risposte
    1. e sarebbe pure ora!!! eccheaccidempolina...
      (grazie)

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  2. Che bella pagina ci hai regalato, come al solito. Il tuo papà è nato nello stesso anno della mia mamma. Ti abbraccio forte!

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