martedì 5 marzo 2019

Avanti marsch!

Quei giorni che quando passano ti lasciano disorientata. 
Ti basta un solo messaggio alle volte: "è arrivata una raccomandata, c'è da spostare papà", a farti perdere l'equilibrio e cedere le ginocchia. 
Un messaggio nemmeno tanto scioccante, si sa che funziona così: a trent'anni dalla morte si estrae il feretro dal loculo, si controllano i resti e si trasloca nell'ossario.
È la prassi. 
Però basta quel "c'è da spostare" per evocare tutte le immagini correlate al momento in cui quel feretro ha trovato posto la prima volta. 
Sono scoppiata a piangere come una deficiente. 
Tre minuti, perché poi coordino il respiro, rimetto le briglie a dolore e immagini, le ricaccio giù da qualche parte nello stomaco e reagisco. Ci sono documenti da presentare, uffici da chiamare. Il giorno dopo avevo già risolto la questione. Tutto sotto controllo, perfetta sindrome da segretaria: alta capacità organizzativa e problem solving sono parte integrante del curriculum vitae.
"Per fortuna che ste cose capitano a te che sei forte". E non sai se prenderlo per un complimento o disseminare testate. Come se la forza ti arrivasse così, tipo colombella dello Spirito Santo che si puggia in testa e fa il nido tra i capelli. 
Non so voi ma la forza di reagire me la sfilo dai polsi a forza.
Sono più le volte in cui vorrei ci fossero due braccia a stringermi mentre una voce fuori campo mi dice "tranquilla, ora risolviamo tutto", anziché guardarmi allo specchio e dirmi "tranquilla, risolvi tutto pure 'sta volta".
Ma va da sé che funziona così, ci si adegua e si va avanti. 
Guardo a questi giorni di sole latitante ma carichi di speranze e aspettative. C'è la mia novità in arrivo, conto i giorni che mi sembrano sempre troppi e che so già inizieranno a scorrere con una velocità tale da farmi chiedere se siano esistiti davvero o li abbia sognati.
Sfioro i biglietti dei treni già prenotati, le date fissate, gli orari da rispettare e la sento quella punta d'ansia che torna a bussare: "Giancarlo, ma tu credi sia all'altezza di fare sta cosa?" 
"Be' nel caso ti mettiamo in piedi sullo sgabello" risponde con la calma di un Santo il mio editore.  
"Smettila e non dire cazzate" mi risponde Simona. E lei che è ruvida quanto me, ed è per questo che andiamo tanto d'accordo, mi rassena più dei fiori di Bach. 
Mi ripeto che se così tante persone stanno investendo tempo ed energie evidentemente un buon motivo per farlo l'hanno visto.
Ho quasi la sensazione di vederlo anch'io e di iniziare a crederci davvero.
Che se gestisco al meglio quella che è la ferita più grande che la vita mi abbia inflitto, non vedo perché dovrei fare casini nel momento in cui porto in giro quello che, forse, so fare bene e con più passione. E che ad oggi è la cosa che mi regala più gioia.
Forse ha ragione Paola, si tratta di trovare la giusta corazza e marciare senza paura. 
E io di corazze me ne intendo, magari in armadio ne trovo una che mi stia bene con i tacchi.

2 commenti:

  1. "E lei che è ruvida quanto me, ed è per questo che andiamo tanto d'accordo, mi rassena più dei fiori di Bach." … anche a distanza!!!!
    ;)

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    Risposte
    1. Che se fossimo un filo più vicine gireresti con la mazza da baseball in macchina... :D

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