lunedì 4 settembre 2017

Era ora...


 

Sarà che sto invecchiando. Ma quest'anno ho avuto la conferma che agosto è quel mese in cui fai milleedue progetti, perché è state, perché il sole, la luce, il tempo, la mattina puoi dormire, le vacanze, e ne porti a termine forse meno di un quarto. Perché il sole ustiona, perché il caldo ti rende simile ad un'ameba incrociata con un bradipo, perché le zanze, e ti manca la forza, le ore sono più libere ma decisamente appiccicose, e la voglia di far del bene si piazza davanti al condizionatore e non la smuovi più.
E poi la vacanza vera, quella con valigia e partenza, il biglietto aereo in tasca.  Quest'anno la meta tanto attesa, era Parigi. Finalmente Parigi, a riprendermi la "mia Parigi" quella che mi sono persa, che non ho visto bene, che avrei voluto vedere meglio e non mi ero goduta l'altra volta. Parti da dalla Terra degli Hobbit che ci sono 40 gradi con un tasso di umidità del 208% e arrivi lì tra un temporale e un vento che te lo racconto e ci sono 15 gradi. Forse. Ma te ne freghi, sei a Parigi, apri la finestra della tua stanza e c è Notre Dame a dirti buongiorno. Salvo poi passare sotto secchiate d'acqua e trovarti con il collo bloccato e un dolore lancinante per 4 giorni (sui 6 di vacanza previsti) e anche se poi il vero emblema del linguaggio universale non te lo dà la parola amore ma ibuprufene, non ne esci che solo dopo il rientro a casa, dopo notti bianche tra dolore e pianti.
E poi ci pensi, che se fosse una tua amica a raccontartelo diresti "minchia che sfiga" ma non sei sicura di volerti appiccicare addosso l etichetta di "sfigata". Non ci stai proprio, e allora ti racconti che se proprio devi stare male, meglio a Parigi che nelle favelas brasiliane.
Insomma, alla fine agosto è un mese in cui non combino nulla di che. A parte adottare 3 palline di pelo pestifere e smiagolanti, da un gattile di periferia. E queste sono soddisfazioni.
Ma come sempre mi accade quando le cose vanno cosìcosì, mi interrogo su cosa potrei fare la prossima volta per migliorare la cosa. E nel contempo combatto tra l'idea di un'eccessiva pianificazione (mica potrò già pensare alle prossime vacanze) e la necessità di avere un obiettivo all'orizzonte. Non solo. Partita per la Francia con il mio bagaglio del "io funziono solitamente così" mi sono resa conto che anche le mie abitudini sono cambiate, insieme alle mie necessità. E alle mie voglie. Tutto da rifare.
Per fortuna siamo a settembre, che significa copertina sul letto, aria respirabile, e nella giacca che tiri fuori dall'armadio ritrovi la voglia di fare che davi per dispersa. E qualcosa lo senti nell'aria, che sta per cambiare.
L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere, perché vivere è  cominciare sempre, ad ogni istante. (Cesare Pavese)



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