mercoledì 13 maggio 2015

tutto qui?

Ho sempre lo stesso vizio che mi porto dalle superiori. Forse dalle medie.
Ci sono giorni in cui l'energia scarseggia e la mia concentrazione pure. E mi ritrovo con il mento sulla mano a guardare fuori da una finestra.
Prima quella della scuola, oggi quella dell'ufficio.
Guardo fuori come se la mia vita non fosse qui, non tra queste pareti a chiedermi che prezzo dare ad una lampadina, ma lì, lì fuori. A fare...
Cosa?
Se incontrassi oggi, la ragazzina che ero. Io le suggerirei (forse) di cambiare abbigliamento, che le felpe tre taglie più grandi non le porteranno fortuna.
E lei?
Lei cosa mi direbbe? Era questa Sonia che si aspettava di diventare? Se scavo nella memoria ritrovo una persona innamorata dell'arte, e dei libri. Scriveva racconti dove lei sarebbe stata a Firenze a fare la restauratrice, e il suo amico di sempre era a Roma, a fare il giornalista.
Poi non se n è fatto nulla, per entrambi.
Sonia di oggi è ancora appassionata di arte, si perde tra le parole di Alberto Angela, ma si ritrova il sabato sera mezza addormentata sul divano, spesso sfiancata dall'emicrania del w.e. Ama ancora i libri, ma riscontra una certa difficoltà nel leggere (si lavora, si corre, si corre, si lavora) e scrive sì, ma arranca.
Non credo che sia quello che si aspettava la Sonia di allora. Non può essere solo questo. Non credo che pensasse che l'età adulta, al quale guardava pensando "farò finalmente quello che voglio" fosse questa. Questa in cui ci sono io che ripenso che forse quello era il tempo di maggiore libertà che ho avuto.
Credo che entrambe "me" si stiano chiedendo la stessa cosa: è tutto qui? ci si alza al mattino, si va al lavoro, si discute e ci si fa venire la gastrite per cose che, a vederle da fuori sono cazzate, diciamocelo pure. E poi la sera si arriva a casa, semi esausti e c è la spesa, la lavatrice, le pulizie di casa e poi è tardi si deve andare a dormire che domani si ricomincia.
Non può essere solo questo.
Non riesco a pensare ad una quieta rassegnazione nel quale ormai ogni percorso sia deciso, perché così è insegnato. La mia è ancora la generazione legata al "posto fisso", e deve fare i conti che di fisso c è solo il conto corrente in rosso. Agli sguardi di chi ti vede vivere sola e ti osserva con una certa nota di compatimento, e tu di riflesso pensi a te stessa non come una donna autonoma ma come ad una zitella acida.
Quanti di questi pensieri sono stati spinti a forza nella nostra testa, e non sono nati in noi. Forse ha ragione Giordano Bruno, mentre si vive ci si dimentica di essere Divini. Abbiamo quest illusione di essere finalmente liberi eppure siamo schiavi del profitto. Se non guadagni x euro al mese sei nessuno. Se non sei un ambizioso non sei nessuno.

Ma le vere Ambizioni nella vita, sono davvero quelle che ci hanno spacciato come tali?


5 commenti:

  1. Ciao Sonia, mi rivedo molto nelle tue parole, e alla domanda, con la quale concludi, dico, che no, non sono queste le ambizioni della vita.
    Ciò che hai scritto su te, mi ricorda molto me. Non che io sia un'appassionata d'arte, per carità, ma amo scrivere e sognavo di fare questo nella vita.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. oggi sono inciampata in un aforisma che diceva più o meno "non è mai troppo tardi per diventare ciò che sei"... chi lo sa Themoon... ci proviamo?

      Elimina
  2. La mia vera ambizione nella vita è essere felice... E' un impegno da realizzare e rinnovare giorno per giorno: qualche volta è più facile riuscirci (soprattutto con l'aiuto di chi ci vuole bene), altre volte viene vanificato da sfighe varie o da chi ci sta intorno (e non ci vuole bene) :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. se la nostra felicità dipende da chi abbiamo accanto siamo alle prese con un gran bel problema.
      che poi, eccezion fatta per i problemi di salute che, per l amor di Dio, ma le "sfighe" sono cose in cui incappiamo? ce le cerchiamo? sono davvero sfighe o sono opportunità mascherate.
      e se penso che la fortuna non esista, di conseguenza come può esistere la sfiga?
      mi sento un poco marzullo.

      Elimina
    2. Esiste il caso. Lo chiamiamo fortuna o sfortuna a seconda che ci sia propizio o contrario. Poi ovviamente l'ottimista ad oltranza riuscirà a vedere il lato positivo anche nella sfiga più nera. E per il pessimista avremo l'opposto.

      Elimina

In un mare senza blu - Francesco Paolo Oreste

  Già lo scrissi, una volta, che Francesco Paolo Oreste scrive con lo stesso gioco di luci e di ombre con cui Caravaggio dipingeva le sue te...